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La
storia del paese è ancora avvolta da un
velo di incertezza, vista la mancanza di
ritrovamenti o di documenti che permettano
di datare i primi insediamenti stabili. Si
pensa tuttavia che i primi abitanti presenti
sul territorio siano stati i Romani, vista
la loro presenza in tutto il resto della
valle Imagna e della valle Brembana.
È
comunque in epoca medievale che il paese
comincia ad assumere una fisionomia ben
precisa, con le numerose contrade unite in
un'unica entità amministrativa. Fu comunque
un periodo molto travagliato, visto che
nella zona imperversarono scontri cruenti,
molto più che nelle altre zone della
provincia bergamasca, tra guelfi e
ghibellini.
Questo
per il fatto che la valle Imagna,
prevalentemente guelfa, era in netta
contrapposizione con l'attigua valle
Brembilla, schierata con i ghibellini. In
tutta la zona sorsero numerose
fortificazioni, e Capizzone si dotò di
alcune costruzioni a scopo difensivo.
I
primi scontri videro prevalere i guelfi,
tanto che i ghibellini chiesero aiuto ai
Visconti, signori di Milano. Questi
riuscirono a sconfiggere gli avversari e ad
estendere il proprio dominio sulle valli
della zona. Il modo con cui infierirono
sugli avversari portò i guelfi a cercare più
volte la vendetta con ulteriori uccisioni.
Dopo
continui ribaltamenti di fronte il dominio
dei Visconti e dei ghibellini fu definitivo,
anche se il rancore guelfo dava spesso
seguito a rivolte popolari, avvenute anche a
Capizzone tra il 1363, ed il 1407, e
soffocate con le armi.
La
situazione si rovesciò quando la zona passò
sotto il controllo della repubblica di
Venezia che, in contrapposizione con i
Visconti, sosteneva lo schieramento guelfo.
Seguirono distruzioni nei confronti dei
possedimenti ghibellini, mentre i paesi
guelfi, tra cui Capizzone, ebbero un
trattamento di favore.

Le
cronache ci raccontano inoltre che la
contrapposizione di Capizzone con il vicino
borgo di Brembilla non era dovuta soltanto
ai sopraccitati motivi, ma anche al
predominio su un territorio posto alla
sinistra orografica del torrente Imagna.
Anche
in questo caso le lotte furono molto
cruente, con incursioni di entrambi i
contendenti nei territori dell'altra comunità.
In una di queste spedizioni, effettuata dai
brembillesi in territorio di Capizzone, si
verificò addirittura la distruzione della
chiesa parrocchiale, della quale resta
ancora la torre campanaria, discosta
dall'attuale edificio sacro ricostruito
successivamente. La disputa ebbe termine nel
XVI secolo grazie al diretto intervento di
Carlo Borromeo, che restituì a Capizzone il
territorio in questione.
Gli
abitanti del borgo comunque si
contraddistinsero anche nei secoli
successivi per la loro animosità, che
spesso fu motivo di contrasto tra le
numerose contrade che compongono il
territorio comunale. Inoltre Capizzone ha
avuto un suo illustre cittadino: si tratta
di Giacomo Pellegrini, noto poeta dialettale
bergamasco.
I
secoli successivi videro pochi fatti di
rilievo coinvolgere la piccola comunità
che, forte del proprio isolamento, seguì le
vicende del resto della provincia senza
parteciparvi in modo diretto.

Nel
centro storico fa bella mostra di sé la
torre campanaria che, risalente al XII
secolo, era prima preposta a scopi
difensivi e poi inglobata nel complesso
della chiesa parrocchiale, poi distrutta al
termine dell'epoca medievale.
Poco
distante si trova la nuova chiesa
parrocchiale di San Lorenzo. Il corpo
principale dell'edificio presenta un'unica
navata a pianta rettangolare con l'aggiunta,
in un secondo momento, della facciata in
stile neogotico. All'interno sono conservate
opere pittoriche eseguite da artisti locali.
Molto
interessante è inoltre la chiesa di Santa
Maria Elisabetta, posta in un punto molto
panoramico nella località Mortesina.
Risalente al XII
secolo e recentemente
ristrutturata, venne utilizzata, nel XVII
secolo, per seppellire i morti a
seguito della violenta ondata di peste di
manzoniana memoria.
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