Lunga
nemmeno 100 chilometri e larga circa 65, la Valle d’Aosta può
essere paragonata a un’isola circondata da montagne. Il senso di
isolamento lo si prova, in particolare, provenendo dalla pianura,
quando all’altezza del forte di Bard due opposti speroni rocciosi
incombono sul fondovalle quasi a disegnare una porta naturale. Poi la
valle si apre e invita a procedere verso le Alpi che si palesano
dapprima timide ai lati della strada poi imponenti quando lo
spettacolo del massiccio del Monte Bianco invade il campo visivo una
volta giunti a Morgex. Subito dopo la strettoia di Bard iniziano ad
apparire i segni distintivi dell’antropizzazione della regione: i
numerosi sobri campanili di epoca romanica segnano la presenza dei
villaggi, i castelli si ergono come sentinelle all’imbocco delle
valli laterali, le torri di segnalazione utilizzate per comunicare nel
Medioevo svettano sui promontori ammantati di vigneti. A lato della
provinciale, oltre la Dora Baltea, correva la strada costruita dai
Romani della quale restano intatte alcune porzioni.
Dopo
Roma difficile trovare un altro luogo dove la romanità abbia lasciato
tracce più evidenti. Oltre che nei resti della Strada delle Gallie,
del teatro, dell’arco onorario dedicato all’imperatore Augusto e
dell’imponente porta di Aosta - per i Romani Augusta Praetoria - e
del ponte-acquedotto di Pondel, anche nei toponimi si avverte la
presenza dei primi coloni: per esempio il comune sparso della Bassa
Valle di Montjovet porta un nome che viene da Mons lovis e il
villaggio di Quart deriva il proprio nome dalla pietra miliare della
strada consolare.
Anche
la storia medioevale della valle è ricca di importanti avvenimenti,
per esempio la fondazione da parte di Bernardo di Aosta degli Ospizi
ai valichi con la Francia e la Svizzera, che accoglievano i pellegrini
in viaggio sulla Via Francigena, oppure la costruzione di imponenti
dimore e castelli da parte delle famiglie aristocratiche. Proprio tra
gli accadimenti di quei secoli vanno inoltre ricercate le motivazioni
del fatto che dal 1948, con l’entrata in vigore della Costituzione
italiana, la regione Valle d’Aosta è stata dichiarata a statuto
speciale. Il primo atto che segnò l’imporsi dell’autonomia risale
proprio al Medioevo e fu la concessione delle franchigie, prima da
parte di Umberto Biancamano, capostipite di Casa Savoia, e poi di
Tommaso I di Savoia che nel 1191 con la Carta delle franchigie confermò
l’autonomia politica e amministrativa della città di Aosta. Nei
secoli successivi, nonostante i ripetuti tentativi dei Savoia di
imporre anche in Valle d’Aosta la legislazione in corso nei propri
territori, la nobiltà valdostana riuscì sempre a fare riconoscere
alle autorità civili e religiose il particolarismo del territorio
che, anche per la posizione geografica, rimaneva indipendente. Il
problema assunse una connotazione ancor più significativa
nell’Ottocento con la realizzazione dell’unità d’Italia e il
passaggio della Savoia alla Francia. Fu allora che la questione
linguistica divenne un ulteriore aspetto del particolarismo valdostano
che manteneva il francese come lingua ufficiale delle élite oltre
all’italiano. I successivi tentativi del regime fascista di
italianizzare toponimi e cognomi portò a rafforzare nei valdostani il
desiderio di autodeterminazione e di autonomia dallo Stato italiano,
ottenuta nel 1948.
Territorio
di confine, in molti hanno calpestato il suolo di questa regione e le
loro storie si intrecciano. A partire dal presunto passaggio di
Annibaie nel 218 a.C. a quello certo di Napoleone Bonaparte nel maggio
del 1800. Già da mezzo secolo prima la moda dei viaggi aveva
interessato la Valle circondata dai giganti delle Alpi che scatenarono
il desiderio di conquista dei primi alpinisti. A partire dal 1850
Vittorio Emanuele II rimase incantato dal Gran Paradiso e ne fece la
propria riserva di caccia; qualche anno dopo sua nuora, la regina
Margherita, trascorreva le sue estati a Gressoney. Da lì nel 1857 era
passato anche Lev Tolstoj il quale era rimasto stupito che nella valle
si parlasse tedesco. Un particolare che denuncia un altro passaggio,
quello dei Walser giunti dal Canton Vailese nel Medioevo.
 
 
Castelli
della Valle d'Aosta
 
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