La Mecca e il Santuario della Kaaba - Medina e la Moschea del Profeta

 

La Mecca è una città dell'attuale Arabia Saudita occidentale, situata nella regione dell'Hegiaz. Capoluogo della provincia omonima, è per antonomasia la città santa (prima ancora di Medina e Gerusalemme) per i musulmani. È la città in cui, per la tradizione musulmana, è nato Mao, ricordato come profeta e fondatore dell'Islam. Contiene la più grande moschea del mondo, il Masjid al-Haram. Ai non musulmani è vietato entrare in città.

La Mecca si trova al centro di sette colli: Jabal Abū Siba', Jabal Safa, Jabal Marwa, Jabal Abū Milhah, Jabal Abū Ma'aya, Jabal Abū Hulaya e Jabal Abū Ghuzlan. Di essa non si sa molto prima dell'Islam. Secondo alcuni Claudio Tolomeo la ricorderebbe col nome di Macoraba, ponendola alla latitudine di 22 gradi nord, sebbene non sia certo che si riferisse alla Mecca attuale. Il Corano la cita nella Sūra XLVIII:24. La tradizione islamica la descrive come centro di importanti scambi commerciali e di raduno spirituale: la Mecca sarebbe stata dominata dalla tribù dei Banu Quraysh che l'avevano strappata ai Banū Khuzā'a originari dello Yemen, a loro volta diventati signori del centro urbano ai danni dei B. Jurhum e dei Qatūrā. La rilevanza commerciale sarebbe dipesa dal fatto che - secondo il Corano - i Quraysh organizzavano ogni anno almeno due gigantesche carovane che univano il meridione arabo (oasi di Najrān) al settentrione siro-palestinese (centro di Gaza). Queste carovane, che avrebbero raggiunto a volte la consistenza di quasi 2.000 dromedari e un numero imprecisato di asini, percorrevano l'intera tratta lungo la cosiddetta "via del Hijāz" in poco più di 60 giorni e sostavano lì dove era possibile far abbeverare bestie e uomini. Una di queste soste era appunto la città della Mecca, nella spianata che ospitava il santuario preislamico della Ka'ba.

Importanza spirituale era leggermente collegabile proprio a questo edificio sacro. Inizialmente esso custodiva il simulacro della divinità tribale urbana di Hubal ma presto, per agevolare la sosta dei carovanieri e dei pellegrini, nella Kaʿba furono accolti numerosissimi altri idoli, venerati dalla maggior parte delle popolazioni arabe peninsulari, che furono distrutti nel 630 dal profeta Maometto subito dopo aver conquistato la sua città natale. Secondo la tradizione islamica il santuario avrebbe avuto fondazione abramitica, ma di questo fatto non vi è riscontro né nella tradizione ebraica, né in quella araba preislamica, che mai fa riferimento a un'origine ismaelita per la propria nazione.

Già nel VI secolo a.C. La Mecca era un'oasi e un mercato lungo le strade carovaniere dirette in Siria, Mesopotamia e nell'Arabia meridionale, e tale sarebbe rimasta se nel 570 d.C. non avesse dato i natali a Maometto, futuro profeta dell'Islam. Dapprima amministratore delle carovane della moglie, all'età di 40 anni Maometto ebbe in sogno la prima visione dell'Arcangelo Gabriele, che gli ordinò di seguire la parola di Dio. Dopo molte altre visioni e un periodo di predicazioni non gradite ai ricchi mercanti della Mecca, che lo costrinsero a fuggire a Medina (622), egli raccolse tutti i precetti religiosi nel Corano, il cui messaggio in sintesi afferma l'esistenza di un solo dio, Allah, prescrive di abbattere tutti i simulacri degli dei pagani e impone ai fedeli una condotta di vita esemplare, bandendo vizi ed egoismo.

Il problema principale del collocamento della città santa coranica nella Mecca attuale è la totale assenza di evidenze archeologiche o ambientali, in aggiunta alla sostanziale assenza di una città che si vorrebbe antichissima nella letteratura preislamica. Dan Gibson ha contestato in maniera piuttosto convincente le tradizioni da un punto di vista archeologico. Diversi altri storici non musulmani, fra i quali Patricia Crone, Tom Holland o Edouard Marie Gallez hanno messo in dubbio la versione tradizionale islamica che vede la Mecca come la culla dell'Islam. Le tradizioni musulmane che descrivono in modo estremamente dettagliato la vita di Maometto alla Mecca sono infatti di molto posteriori, circa due secoli dopo la presunta data della sua morte.

La città inoltre non è nominata dalle fonti coeve, e ciò fa sorgere molti dubbi sul fatto che essa potesse in effetti essere un importante centro carovaniero e di pellegrinaggio quale è considerata nella tradizione islamica. Inoltre le descrizioni ambientali presenti nel Corano, come nella sura VI "Il bestiame", parlano di un paesaggio con bestiame e vegetazione mediterranea (ulivi, vigne, melograni) che non corrisponde affatto al clima desertico, e talmente carente d'acqua da permettere solo assai limitatamente l'allevamento di ovini, caprini, cavalli, asini e dromedari, nonché la crescita di piante mediterranee. Anche il contenuto del Corano, ricco di polemiche religiose derivate da temi e personaggi biblici, ha fatto pensare che il testo sacro dei musulmani fosse rivolto a un pubblico giudaico e cristiano in grado di cogliere i riferimenti alla tradizione biblica. Invece la posteriore, ed ormai unanime, tradizione musulmana sostiene che gli abitanti della Mecca fossero politeisti e pagani.

Secondo queste moderne ipotesi storiografiche storico-critiche, il Corano e lo sviluppo dell'Islam sarebbero avvenuti altrove, più a nord, ai confini meridionali dell'Impero romano, tra la Siria e la Giordania attuali. La localizzazione della Mecca come primo luogo della rivelazione di Allah sarebbe avvenuta solo successivamente, già quando esisteva il Califfato arabo nel VII e VIII secolo, e il fine sarebbe stato quello di distinguere la nuova religione dall'ebraismo e dal cristianesimo da cui l'islam sarebbe derivato, e la sua collocazione nel lontano deserto arabico sarebbe avvenuta per preservare la purezza e l'originalità della nuova rivelazione.

IL PELLEGRINAGGIO ALLA MECCA - La Mecca è meta annuale di visite da parte di pellegrini musulmani. Secondo quanto prescritto dal Corano, tutti coloro che se lo possono permettere fisicamente ed economicamente sono tenuti a visitarla almeno una volta nella vita per il pellegrinaggio canonico detto hajj.

La sua sacralità comporta che in essa (e nel territorio circostante, come avviene a Medina) sia categoricamente interdetto l'ingresso a chi non è musulmano. Il primo occidentale a entrarvi clandestinamente fu l'italiano Ludovico de Varthema nel 1503. L'esploratore britannico Richard Francis Burton, travestito e autodichiarandosi un Pashtun afghano seguace del sufismo, fu il secondo non musulmano a penetrare nella città sante di Mecca e Medina, visitandone i principali luoghi sacri nel 1853.

Solo i musulmani possono entrare alla Mecca. I due milioni di pellegrini che nell'ultimo mese dell'anno islamico raggiungono la città santa seguono per cinque giorni i precisi rituali prescritti dalla cerimonia dell'hajj. Indossati due drappi bianchi privi di cuciture in segno di eguaglianza davanti ad Allah, i fedeli per l'intero periodo non potranno più tagliarsi unghie e capelli, uccidere animali non nocivi e avere rapporti sessuali. Il primo giorno i fedeli compiono la processione rituale del tawaf, girando per sette volte attorno alla Kaaba. Poiché è praticamente impossibile baciare la Pietra Nera, è sufficiente un cenno quando l'immenso corteo passa davanti all'angolo che la contiene. Segue il tragitto di corsa - sempre per sette volte - fra le vicine colline di al-Safwa e di al-Marwa, all'interno di un corridoio coperto, a ricordo del vagare nel deserto di Agar e Ismaele. Quindi una marcia di otto chilometri conduce alla città di Mina. 

Il giorno successivo si effettua un'altra marcia di 16 chilometri per raggiungere la pianura di Arafat, nella quale nel 632 Maometto, poco prima della morte, pronunciò davanti a 30 000 seguaci il suo ultimo discorso, dichiarando sacro il territorio della Mecca. È il momento della meditazione e della raccolta di 49 piccole pietre che serviranno il giorno seguente, quando, dopo una sosta a Muzdalifah e giunti a Mina (24 km), i fedeli le lanceranno contro tre pilastri, simbolo della "lapidazione dei demoni" che tentarono tre volte Ismaele per indurlo a disobbedire a Dio. 

L'ultimo giorno è previsto il ritorno alla Mecca per partecipare alla festa finale con il sacrificio di una capra o di una pecora (a ricordo dell'obbedienza di Abramo) e per compiere gli ultimi sette giri attorno alla Kaaba.

I NUMERI DELL'ISLAM - Il numero sette ricorre nelle cerimonie attorno alla Kaaba, ma anche il numero cinque riveste notevole importanza tradizionale. Infatti il pellegrinaggio si svolge durante cinque giorni, ma anche i precetti fondamentali della religione sono cinque (professione di fede, preghiera, elemosina, digiuno, pellegrinaggio); e cinque sono i momenti della preghiera cui ogni musulmano è chiamato ogni giorno, ovunque si trovi e qualunque attività stia compiendo, rivolto in direzione della Mecca (alba, mezzogiorno, metà pomeriggio, tramonto, calar della notte). I numeri dispari 5 e 7 assumono pertanto un significato simbolico e propiziatorio, assai comune nel mondo antico.  

LA KA'BA - La Ka'ba (derivante dal sostantivo ka'b, 'dado' o 'cubo' è un'antica costruzione situata all'interno della Sacra Moschea; rappresenta l'edificio più sacro dell'Islam.

In età preislamica il termine ka'ba era attribuito a varie costruzioni simili.

Basti pensare che più avanti, nel XIV secolo, a un edificio cubico di fattura araba, sito a Naqš-e Rostam (vicino a Persepoli), sarà dato il nome di Kaʿba-ye Zardošt ('La Kaʿba di Zoroastro'): costruzione del tutto paragonabile alla Zendān-e Solaymān (parimenti araba), situata a Pasargadae.

La ka'ba preislamica della Mecca (nel VII secolo, un edificio più piccolo dell'attuale) era dedicata al culto della divinità maschile di Hubal; solo in seguito verrà identificata dall'Islam come il primo tempio dedicato al culto monoteistico fatto discendere da Dio direttamente dal Paradiso.

La tradizione islamica ricorda come l'edificio originario fosse stato distrutto dal diluvio universale, non prima che se ne fosse messo in salvo un pezzo, la Pietra Nera: nascosta nelle viscere di una montagna presso La Mecca ed estratta per la sua opera di riedificazione di Ibrāhīm (l'Abramo biblico), aiutato dal figlio Ismāʿīl (l'Ismaele biblico); la collocheranno all'altezza di circa un metro e mezzo dal suolo, nell'angolo di sud-est dell'edificio, dove rimarrà fin dopo la sua ricostruzione (necessaria per riparare i profondi danni subiti in un incendio successivo).

Secondo le medesime tradizioni (le uniche a non parlare dell'edificio solo di sfuggita) in realtà i Banū Quraysh della Mecca avrebbero aperto le porte del santuario a un gran numero di altre divinità venerate in tutta l'Arabia, così da promuovere la sosta dei mercanti e richiamare altri pellegrini, traendone i relativi guadagni.

Maometto, che avrebbe partecipato da giovane a uno dei restauri della Kaʿba, conquistata la Mecca distrusse ogni idolo presente in essa; nel 630, poi, sancirà con un pellegrinaggio il rituale da seguire in futuro per l'hajj (avente proprio alla Mecca uno dei punti di preghiera collettiva più imponenti, e qualificati).

Danneggiamenti e ricostruzioni dopo Maometto - La Kaʿba aveva subito diversi danneggiamenti e restauri già nel corso dei secoli preislamici, in cui la povertà dei materiali e delle malte portava sovente al diroccamento della struttura in occasione degli improvvisi per quanto rari rovesci di pioggia: questi gonfiavano i letti dei torrenti (uadi), scaricando poi le loro acque impetuose nell'avvallamento in cui sorgeva il santuario.

Dopo la morte di Maometto la struttura è stata danneggiata da incendi per tre volte: la prima volta, il 31 ottobre 683, l'incendio fu responsabilità delle truppe dell'anti-califfo Abd Allah ibn al-Zubayr che erano assediate a La Mecca nel corso della Seconda Fitna che si opponevano al califfo omayyade Abd al-Malik ibn Marwan.

Ibn al-Zubayr provvide alla riparazione, che non fu meramente conservativa ma ne modificò l'aspetto, così da includere il hatīm. Agì in tal modo sulla base di tradizioni secondo cui il hatīm era un residuo della fondazione della Kaʿba abramitica e che Maometto stesso aveva desiderato restaurare il tempio così da includerlo.

La Ka'ba fu bombardata con pietre nel secondo assedio della Mecca del 692, quando l'esercito califfale omayyade era comandato da al-Hajjāj b. Yūsuf, governatore di Kufa. La caduta della città e la morte di Ibn al-Zubayr permisero finalmente agli Omayyadi di riunificare il califfato al termine di un lungo confronto civile in cui era entrato anche al-Mukhtār. Nel 693,'ʿAbd al-Malik b. Marwān rase al suolo ciò che rimaneva della Ka'ba di 'Abd Allāh b. al-Zubayr, e la riedificò sulle fondamenta tracciate dai Quraysh. La Ka'ba tornò alla sua dimensione cubica che aveva al tempo di Maometto, anche se non tutti gli studiosi concordano su ciò.

Durante il Hajj del 930 i Carmati attaccarono Mecca, riempirono il pozzo di Zemzem con i cadaveri dei pellegrini uccisi da loro e rubarono la Pietra Nera, portandola nella regione arabica orientale di al-Hasa, in cui essa rimase finché gli Abbasidi non la riscattarono nel 952. La struttura della Kaʿba non è cambiata da allora.

Dopo forti precipitazioni e inondazioni del 1629, le mura della Ka'ba crollarono e il Masjid fu danneggiato. Lo stesso anno, durante il regno del Sultano ottomano Murad IV, la Ka'ba fu ricostruita con massi di granito grigio-verde della regione stessa della Mecca e il Masjid fu restaurato. L'aspetto e i massi costruttivi della Ka'ba, da allora, non sono più mutati.

Caratteristiche - Schema della Kaʿba

1) Pietra Nera

2) porta della Kaʿba

3) mizāb, gronda per l'acqua piovana 

4) base della Kaʿba

5) al-Hatīm

6) al-Multazam, muro posto tra l'ingresso alla Kaʿba e la Pietra Ner; 

7) Maqām Ibrāhīm, ossia la Stazione di Abramo

8) angolo della Pietra Nera

9) angolo dello Yemen

10) angolo della Siria

11) angolo dell'Iraq

12) Kiswa, telo che copre la Kaʿba

13) striscia di marmo che segna l'inizio e la fine dei giri intorno all'edificio 

14) La stazione di Gabriele

Dimensioni - Misura 11,30 × 12,86 metri di lato, per un'altezza di 13,10 metri. Prima dell'avvento dell'Islam era di misure assai più contenute, con un ingresso sopraelevato e senza tetto.

Esterno - Detta anche sommariamente "scatola nera", a causa del colore della kiswa che normalmente la ricopre, sul lato nord-est vi è la porta di accesso, difesa da inservienti e dalla speciale polizia incaricata di sovrintendere alla tranquillità dei riti religiosi impedendo l'ingresso ai fedeli più eccitati. A breve distanza dal lato nord-occidentale corre un basso muretto (hatīm) che delimita un'area interdetta al calpestìo e che si crede sia stato il luogo di sepoltura di Ismaele e della madre Hāgar. Tutta l'area circostante l'edificio (matāf) sarebbe stato il luogo di inumazione di un altissimo numero di profeti che avrebbero preceduto Maometto.

Nell'angolo est della Ka'ba è incastonata a circa un metro e mezzo di altezza la Pietra Nera, un blocco minerale nero rotondo di probabile origine meteoritica.

Il mizāb della Ka'ba è il canaletto di gronda dorato presente a circa metà del lato nord-occidentale, che sporge perpendicolarmente al muro. Permette alle acque piovane di defluire dal tetto ed è dotato di un gocciolatoio chiamato "barba del mizāb".

La kiswa - La kiswa è il tessuto di broccato di seta nera, intessuto da lamine d'oro che riproducono versetti coranici e che normalmente copre la Ka'ba.

L'origine di quello che viene chiamato dagli autori classici musulmani "vestito della Ka'ba", è antichissima e, forse, sudarabica. Sappiamo infatti che un tubba' himyarita - Abū Karīb - giunse una volta in armi per garantirsi il privilegio di porre sull'edificio - già all'epoca considerato sacro, perché ospitante il vasto pantheon preislamico - tale panno, di cui peraltro non conosciamo l'ornamentazione.

Normalmente la kiswa è di color nero ma questo non costituisce un obbligo. In passato infatti che ve ne furono di colore azzurro, rosso e persino bianco.

Ogni anno viene predisposta una nuova kiswa e i brandelli della vecchia vengono dati ai pellegrini dai discendenti del clan meccano dei Banū Shayba, in cambio di laute offerte "volontarie", dal momento che si crede che essa sia carica di virtù straordinarie e ricca di benedizioni divine (baraka).

La vecchia kiswa (normalmente sollevata a metà altezza della Ka'ba per evitare atti troppo devoti di fervore che porterebbero alla sua lacerazione parziale o totale), viene tolta dopo l'avvio delle cerimonie del hajj, quando i pellegrini sono già lontani, in marcia alla volta di Mina, Muzdalifa e della piana di 'Arafa(t).

In tale occasione l'interno della Ka'ba viene lavato con l'acqua della fonte sacra di Zemzem e viene collocata sull'edificio la nuova kiswa, della cui fabbricazione sono incaricate oggi per lo più manifatture pakistane o turche.

Se oggi il costo (assai elevato) della kiswa è coperto in toto dalla famiglia reale saudita, per tutto il periodo che va dal XIII secolo al XX secolo la sua fabbricazione e il suo inoltro alla Mecca fu esclusivo privilegio dei Mamelucchi, degli Ottomani e poi dei chedivè discendenti da Mehmet Ali che, dopo averla fatta intessere nella Moschea di al-Husayn, la facevano trasportare con una sfarzosa carovana, ben protetta da forze armate, che impiegava 35 giorni per giungere dal Cairo alla Mecca. Tale usanza si è interrotta quando la famiglia saudita ha preso alla fine degli anni Trenta il totale controllo delle Città Sante di Mecca e Medina, del Najd, ovviamente, del Hijaz e di altre dipendenze ex-ottomane.

Interno - All'interno, normalmente accessibile solo agli inservienti e alle personalità più illustri che ne hanno la custodia (attualmente la famiglia reale saudita), la Ka'ba ospita un pozzo, ormai essiccato, che in antico era chiamato al-Akhsaf o al-Akhshaf, un tempo (prima dell'arrivo dell'Islam) destinato a raccogliere il sangue delle vittime sacrificali e a conservare il tesoro della divinità, mentre 3 colonne interne, equidistanti tra loro, allineate in direzione della maggior lunghezza, sorreggono il peso del tetto.

Direzione della Ka'ba - Con il termine qibla si indica la direzione in cui si trova il santuario della Kaʿba a cui deve rivolgere il proprio viso il devoto musulmano quando sia impegnato nella Salāt (preghiera). Il punto esatto, detto Qibla assoluta, verso cui andrebbe diretto il viso, è quello mediano tra la mizāb e l'angolo nord. Questo è importante pregando idealmente, o da distanza ravvicinata.

LA PIETRA NERA - Se i geologi non hanno dubbi nel ritenere la Pietra Nera un meteorite di modeste dimensioni (30 cm di larghezza e 40 di altezza), una tradizione millenaria l'ha circondata di credenze religiose. Prima di Maometto le processioni  alla Kaaba si concludevano con il bacio della Pietra Nera, tramite il quale il fedele ne avrebbe assorbito i poteri magici. Quando Maometto, nel 630, conquistò La Mecca a capo di un esercito, ripulì la Kaaba degli idoli pagani e introdusse la fede in Allah. Conservò tuttavia il culto della Pietra Nera, che sollevò verso il cielo per purificarla; chiusa in una montatura d'argento, venne collocata nell'angolo sud-orientale del santuario.

Secondo alcuni la Pietra sarebbe caduta dall'Eden affinché Adamo potesse purificarsi dopo la cacciata dal Paradiso Terrestre: in origine essa era di colore bianco, e diventò nera dopo avere assorbito il peccato originale. Secondo altri fu affidata dall'Arcangelo Gabriele ad Abramo perché, in occasione della costruzione della Kaaba, la usasse quale pietra angolare; si dice inoltre che sulla sua superficie vi sarebbe incisa l'impronta del piede dell'arcangelo. Maometto non soppresse neppure la tradizione del pellegrinaggio annuale alla Kaaba, che trasformò in un dovere: ogni musulmano in buone condizioni economiche e di salute deve recarsi alla Mecca almeno una volta nella vita.  

LA GRANDE MOSCHEA E IL POZZO DI ZEMZEN - La Sacra Moschea della Mecca (Al-Masjid al-Harām, chiamata anche "la Grande Moschea") è la più grande moschea del mondo.

La struttura si estende su una superficie di 356.800 metri quadrati, tra cui gli spazi di preghiera all'aperto e al coperto, diventando così uno dei più grandi edifici religiosi al mondo per superficie. L'enorme costruzione ha forma quadrilatera, con quattro coppie di minareti agli angoli e un vasto cortile rettangolare centrale, delimitato da due ordini di arcate aperte da 19 porte. Nel mezzo si erge, su una piattaforma, il santuario della Kaaba, edificio di forma cubica (12 m per 10; altezza 15 m) in blocchi di pietra grigia e marmo, fasciato da un drappo di broccato nero ornato da versetti del Corano in oro e argento. I suoi lati sono orientati grosso modo verso i quattro punti cardinali. Secondo la tradizione, la Kaaba fu innalzata da Abramo e dal figlio Ismaele al vero Dio; la forma cubica venne conferita dal califfo omayyade Abd al-Malik, mentre l'aspetto porticato del grande cortile è opera di Solimano I il Magnifico e di Selim II. 

Presso la Kaaba, il cortile accoglie una cupola poggiante su pilastri di legno che protegge la mitica fonte del pozzo di Zemzem (zem inghiottire a piccoli sorsi), con le cui acque il santuario viene ripulito tre volte all'anno, e che un tempo era l'unica fonte della Mecca e serviva per le abluzioni del fedeli. 

Il Pozzo racchiude una fonte millenaria di acqua potabile che si trova di fronte alla Kaaba, a 35 metri di profondità e 16 metri a nord della Moschea. E’ noto anche come “Pozzo di Ismaele” in riferimento alla leggenda secondo la quale acqua era sgorgata miracolosamente in quel posto desertico per consentire ad Agar, moglie di Abramo, di dissetare il suo piccolo figlio Ismaele. La KAABA (“Al Kaa -ba al- Musharrafa” la benedetta, conosciuta anche come “Il Cubo” o “il Dado”) per l’Islam rappresenta in terra il Trono di Dio. 

Secondo la tradizione coranica, fu costruita da Adamo dopo la sua cacciata dal Paradiso. Distrutta durante il Diluvio Universale (3.400 a.C. secondo la Bibbia alessandrina dei 70) venne ricostruita da Abramo su ordine di Dio nel secondo Millennio a.C. Distrutta e ricostruita successivamente più volte (692, 682 a.C., 930 d.C.), nel 1629, a seguito della grandiosa inondazione che distrusse anche la Grande Moschea, fu ricostruita da Murad IV. Da allora non subì più alcuna devastazione. Situata al centro della “Haram Sharif”, è un edificio in pietra grigia, di forma cubica, lungo 12 metri, largo 11 e alto 13. I suoi angoli prendono nome dai luoghi verso cui sono orientati: angolo Yemen quello volto a nord- ovest, angolo Siria quello volto a sud-ovest, angolo Iraq quello volto a sud-est e angolo “della Pietra Nera” quello volto a nord-est.

Le sue origini si fanno risalire, come è narrato nella Genesi (20, 9-19), alla vicenda della schiava egiziana Agar, madre di Ismaele, primogenito di Abramo, fatti abbandonare nel deserto da sua moglie Sara. Dopo aver vagato a lungo, per volere divino trovarono una fonte che scaturiva in mezzo alla sabbia. Alla vista dell'acqua della salvezza, Agar avrebbe gridato al figlio: Zem!Zem! ("fermati! fermati!"), da cui il nome dato al pozzo.  

MEDINA, SECONDA CITTA SANTA - Medina ("La città illuminatissima") è una città dell'attuale regione saudita del Hijāz, nella penisola araba. Sorge in un'oasi ed è nota fin dai tempi più antichi in quanto ricordata col nome di Yathrib negli Annali di epoca assira.

Ai non musulmani è permesso l'ingresso in città, ma non è consentito l'ingresso nelle moschee e nei luoghi di culto.  

Medina nel VII secolo d. C. si chiamava ancora Yathrib e tale toponimo compare già nelle Cronache assire del IX secolo a.C. e come Yatrippa esso figura nelle opere geografiche romane, specialmente redatte dopo la spedizione nella penisola araba condotta all'epoca dell'imperatore Augusto dal prefetto Elio Gallo, che riuscì a penetrare (senza però poterli assoggettare) nel regno degli Homerites (Himyariti) che governavano le ambite regioni meridionali da dove giungeva il prezioso incenso.

La città-oasi fu, con ogni probabilità, a lungo dominata da tribù ebraiche (secondo alcuni, ebraizzate). Entrata in contatto fecondo con il regno dei Lakhmidi di al-Hira, Yathrib mantenne una precisa vocazione agricola anche se non le mancava un fiorente artigianato incentrato sulle complesse tecniche metallurgiche di cui erano depositari proprio gli Ebrei locali, che si dedicavano con successo anche a lavori di gioielleria e alla produzione di armi e armature. Le tre tribù ebraiche dovettero con l'andar del tempo cedere spazio politico all'elemento arabo che, inurbandosi, aveva lentamente modificato a proprio vantaggio gli equilibri demografici di Yathrib. Le tribù israelitiche furono perciò costrette a confederarsi con le due tribù arabe dei Banū Khazraj e dei Banū Aws, di recente immigrazione ma di crescente peso numerico.  

L'eterogeneità etnica e religiosa di Yathrib si espresse in crescenti tensioni che raggiunsero l'acme nel 620 nella cosiddetta "giornata di Bu'āth", uno scontro che portò alla chiamata in città, in veste di arbitro della sanguinosa contesa, di Maometto, che incontrava notevoli difficoltà e crescenti ostilità coi suoi concittadini. Il trasferimento di Maometto e dei suoi fedeli a Yathrib si realizzò a partire dal 16 luglio 622, data ricordata dai musulmani come inizio dell'"Egira" e i musulmani presero in breve a chiamare Yathrib, Madīnat al-Nabī, "la città del Profeta": Medina, appunto.

Qui si costituì, con un patto che coinvolse anche pagani e israeliti, la prima comunità musulmana (Umma) e qui si presero tutte le decisioni politiche più importanti fino all'epoca del quarto successore (califfo) di Maometto, il cugino e genero 'Alī ibn Abī Tālib. Per questo Medina è considerata unanimemente la seconda città santa dell'Islam, dopo la sola La Mecca e, al pari di essa, è vietato l'ingresso a chi non è di fede islamica.

Malgrado l'ostilità delle autorità saudite, Medina è ancor oggi oggetto di pie visite, con la cosiddetta ziyāra, da parte di pellegrini che vogliono rendere omaggio alla tomba del Profeta e a quella dei suoi due successori, inumati in quella che è da tempo chiamata la Moschea del Profeta. La visita avviene nel corso della 'umra, il pellegrinaggio islamico non obbligatorio che si può compiere in tutti i mesi lunari non riservati al pellegrinaggio canonico (hajj).

Maometto è sepolto a Medina; oltre alla sua tomba, vi è anche quella di sua figlia Fatima. La casa in cui visse e morì (632) il Profeta, nell'VIII secolo venne trasformata in moschea dal califfo al-Walid I. Tomba e casa sono meta di pellegrinaggio, di solito abbinato a quello alla Mecca.

La moschea del Profeta è la seconda moschea più sacra per l'Islam. Questa sorge sul luogo in cui, fin dal 622, Maometto fece edificare un locale destinato alla preghiera, attiguo alla stessa abitazione costruitagli non appena giunto a Medina (allora Yathrib).  

musulmani, morto il loro Profeta, lo seppellirono all'interno della stanza di sua moglie 'Ā'isha (tra le cui braccia egli era deceduto) e il fatto che accanto alla sua sepoltura fossero più tardi inumati il primo califfo Abū Bakr e il secondo capo dei credenti, 'Umar b. al-Khattāb rese il sito talmente sacro da indurre presto a lavori di ampliamento e di abbellimento dell'attigua moschea. L'elemento architettonico più importante della moschea del Profeta è la Cupola Verde che sovrasta il centro della moschea e le sottostanti tombe del profeta e dei suoi primi due successori. Non si sa indicare con certezza la data della sua edificazione, ma manoscritti dei primi del XII secolo parlano e descrivono con precisione la cupola, che è nota come cupola del Profeta o cupola Verde.

La costruzione originale era invece senza tetto mentre per il minbar sappiamo che fu usato il legno del bosco di tamerici della vicina località di Ghāba. La pianta di origine della struttura (30×35 m all'incirca), con la sua musallā (oratorio) rettangolare, servì comunque come riferimento per le successive moschee. Fu usato legno di palma, mentre i muri erano di fango. A essa si accedeva attraverso tre porte: la porta della Misericordia (Bāb al-Rahma) a sud, la porta di Gabriele (Bāb Jibrīl) a ovest e la porta delle Donne (Bāb al-Nisā') a est.

La moschea servì anche alla comunità come luogo di convegno per discutere le più rilevanti questioni e come luogo di insegnamento ed era presente un piano leggermente rialzato che serviva a coloro che si accostava allo studio del Corano.

All'interno della moschea, verso sud, Maometto creò una zona ombreggiata, chiamata suffa, allineata verso la qibla per potere assolvere l'obbligo della preghiera obbligatoria, dal momento che fino a una certa data l'orientamento era verso Gerusalemme e, quindi, verso nord. Quando la qibla fu cambiata verso la Ka'ba di La Mecca, la moschea fu opportunamente riorientata verso sud. Già sette anni dopo la morte di Maometto, la moschea dovette essere raddoppiata per accogliere l'accresciuto numero di nuovi fedeli musulmani.

I successivi governanti continuarono nei secoli l'opera di ampliamento e di abbellimento della moschea. Nel 707 il califfo omayyade al-Walīd ibn 'Abd al-Malik (705-715) sostituì la struttura originaria, edificata con materiale assai povero e facilmente deperibile, con una nuova struttura, che incorporò la tomba di Maometto e dei due primi califfi. La moschea era allora di 84×100 metri, con pietre di fondamento e un tetto ligneo sostenuto da colonne di pietra. I muri della moschea furono decorati da mosaici messi in opera da maestranze copte e greche, e simili a quelli che si possono liberamente ammirare nella coeva Moschea degli Omayyadi di Damasco (costruita dallo stesso al-Walīd I) e nella Moschea della Roccia di Gerusalemme (costruita da 'Abd al-Malik ibn Marwān). Il cortile antistante la musalla era circondato sui quattro lati da logge, con quattro minareti agli angoli. Un mihrāb sovrastato da una piccola cupola, fu edificato nel muro della qibla.

Il califfo abbaside al-Mahdī (775-785) sostituì la sezione settentrionale della moschea di al-Walīd I tra il 778 e il 781 per consentire un ulteriore ampliamento. Aggiunse anche venti porte di accesso alla moschea: otto per la parte orientale e occidentale e quattro per il muro rivolto a settentrione.

Durante il regno del sultano mamelucco Qalawun fu eretta una cupola al di sopra della tomba del Profeta e una fontana per abluzioni fu costruita al di fuori della Bāb al-Salām. Il sultano al-Nasir Muhammad ricostruì il quarto minareto che era andato distrutto qualche tempo prima. Dopo che un fulmine aveva danneggiato gran parte della moschea nel 1481, il sultano Qaytbay riedificò i muri orientale, occidentale e quello della qibla.

sultani ottomani che ebbero il controllo di Medina dal 1517 (anno della loro vittoria sui mamelucchi) fino al termine della prima guerra mondiale, fecero la loro parte. Il sultano Solimano il Magnifico (1520-1566) ricostruì i muri occidentale e orientale della moschea ed edificò il minareto di nord-est, che sarà conosciuto da allora con il nome di al-Sulaymāniyya. Aggiunse un nuovo mihrāb (al-Ahnāf) vicino al mihrāb del Profeta (al-Shāfi'iyya) e collocò una nuova cupola coperta di lastre di piombo, dipinta di verde, al di sopra dell'abitazione e della tomba di Maometto.

Durante il regno del sultano ottomano Abdul Mejid I (1839-1861), la moschea fu interamente ristrutturata, con la sola eccezione della tomba di Maometto, dei tre mihrāb, del minbar e del minareto al-Sulaymāniyya. L'area sacra fu allargata per includervi la zona per le abluzioni a nord. La sala di preghiera (musallā) a sud fu raddoppiata in larghezza e fu coperta da numerose cupolette di identica misura, salvo per le cupole che coprivano la superficie del mihrāb, la Bāb al-Salām e la tomba di Maometto. Le cupole furono decorate con versetti del Corano e con versi della notissima poesia della Qasīdat al-Burda (Poema del Mantello), del poeta arabo del XIII secolo al-Būsīrī. Il muro della qibla fu coperto con tessere vitree che riproducevano con eleganti stili calligrafici versetti coranici. I pavimenti della musallā e i cortili furono pavimentati con il marmo e pietre rosse, mentre un quinto minareto (al-Majīdiyya), fu eretto a ovest del recinto sacro. Dopo la creazione del regno dell'Arabia Saudita nel 1932, la moschea del Profeta subì massicci (e talora criticati) rifacimenti. 

Nel 1951 il re Abd al-Aziz ibn Sa'ud (1932-1953) ordinò di demolire ciò che circondava la moschea per fare spazio a nuovi settori a est e a ovest della musalla, facendo erigere colonne in cemento armato con archi a sesto acuto. Le colonne più antiche furono rinforzate con calcestruzzo e furono fortificate con anelli di rame. I minareti al-Sulaymāniyya e al-Majīdiyya furono sostituiti da due minareti in stile mamelucco. Due ulteriori minareti furono eretti a nord-est e a nord-ovest della moschea. Una biblioteca fu costruita lungo il muro occidentale per ospitare corani storici e altri testi di interesse religioso.

Nel 1973 il re saudita Faysal dell'Arabia Saudita ordinò la costruzione di ripari temporanei per alloggiare a occidente della moschea il crescente numero di operai e artigiani. La vecchia moschea fu circondata da nuove aree idonee alla preghiera, quintuplicando complessivamente gli spazi precedentemente esistenti.

Le ultime modifiche hanno avuto luogo durante il regno del re Fahd e hanno notevolmente incrementato l'ampiezza della moschea, consentendo l'afflusso di un gran numero di devoti e pellegrini, consentendo loro comodità moderne come l'aria condizionata. Fahd fece anche installare ventisette cupolette mobili sul tetto della moschea del Profeta.

Oggi la moschea del Profeta ha una pianta rettangolare su due piani, con la musalla ottomana che si allunga verso sud. La sala principale di preghiera occupa l'intero primo piano. Il perimetro della moschea è cento volte maggiore della prima moschea fatta costruire da Maometto e può accogliere oltre mezzo milione di devoti.

La moschea del Profeta ha un piano sovrastato da ventiquattro cupolette dalla base quadrata. Aperture sono praticate alla base di ogni cupola, illuminata al suo interno. Il piano è usato per la preghiera durante i periodi di maggiore affluenza (il mese di Dhu l-Hijja), allorché le 24 cupolette scivolano sui loro binari per ombreggiare le sottostanti aree, fornendo fonti di luce per la sala per la preghiera. In queste occasioni, il cortile della moschea ottomana è anche ombreggiato con appositi tendaggi che sono collegati alle colonne, lasciando del tutto sgombero il sottostante pavimento. Al piano si accede tramite scale e ascensori. L'area pavimentata attorno alla moschea è parimenti usata per la preghiera ed è equipaggiata anch'essa da tendaggi che forniscono all'occorrenza l'ombra.

MoscheProfeta5.jpg (501019 byte)La facciata settentrionale ha tre ampi portici di dimensioni identiche, mentre la facciata orientale, occidentale e meridionale ne hanno due. I muri ospitano una serie di finestrature sovrastate da archi a sesto acuto, con conci rastremati bianchi e neri. Vi sono sei minareti perimetrali annessi alla nuova estensione della moschea, e quattro altri che fanno parte della struttura di età ottomana. Tutti hanno un'altezza superiore ai cento metri, con un massimo di centocinque metri. La moschea è decorata generosamente con marmi e pietre policromi. Le colonne sono di marmo bianco con capitelli di ottone che sostengono sottili archi a sesto acuto, per i quali sono stati utilizzati marmi e pietre di color nero e bianco. La base delle colonne ha una griglia di ventilazione che consente di regolare la temperatura all'interno della sala di preghiera.

Questa rilucente moschea del Profeta ingloba l'antica al suo interno. Le due sezioni possono essere agevolmente distinte: la più antica ha molte decorazioni colorate e numerosi piccoli pilastri; la nuova sezione è invece in marmo bianco scintillante ed è completamente climatizzata.

Il cuore degli ambienti che costituiscono la moschea è costituito dalla specialissima piccola area chiamata al-Rawda al-Nabawiyya (Il giardino del Profeta), che si estende dalla tomba di Maometto al suo minbar. I pellegrini che accedono alla Moschea con quella che è chiamata ziyāra (visita) - che il pensiero wahhabita, ufficiale nel regno saudita, non apprezza a causa del timore che una venerazione eccessiva per un uomo possa indebolire quella dovuta ad Allah) tendono a pregare nella al-Rawda, dal momento che una tradizione (che non ha alcuna ufficialità) afferma che le suppliche elevate a Dio da quel luogo non rimarranno inascoltate. 

Entrare nella al-Rawda non è sempre possibile (specialmente nel mese del Hajj), anche a causa della limitatezza di spazio che consente l'ingresso a pochissime centinaia di devoti. L'al-Rawda ha due piccoli accessi, presidiati da ufficiali della speciale polizia saudita che sovrintende regolarmente a tutti i riti religiosi a causa della appassionata devozione dei pellegrini che potrebbe facilmente tracimare in forme di eccessivo e rischioso eccitamento religioso. L'attuale pulpito marmoreo è stato costruito in età ottomana. L'al-Rawda al-Nabawiyya viene considerato diffusamente come una parte del Janna (paradiso).

La moschea originale non era molto grande, mentre oggi ha dimensioni davvero ragguardevoli. Dal 1925, dopo che Medina si arrese ai sauditi, la moschea è stata gradualmente ingrandita fino al 1955, quando furono avviati lavori estensivi e notevolmente innovatori. Le ultime modifiche sono state realizzate all'epoca del re Fahd e hanno consentito alla moschea di diventare un manufatto di particolare imponenza.

La moschea è sita in quello che tradizionalmente è sempre stato il centro della città di Medina, ed è ora attorniata da alberghi e centri di attività commerciale.

La moschea di As-Sabaq, si trova a sud della moschea del Profeta, e vicino all'omonima fermata del SAPTCO. Ai tempi del Profeta il posto era destinato alle corse dei cavalli.  

La moschea di Qubā', situata a Qubā', è la più antica moschea del mondo. La prima pietra venne posta dal profeta islamico Maometto nel corso della sua egira dalla Mecca a Medina. Essa venne poi completata dai suoi compagni. Maometto passò più di venti notti in questa moschea (dopo la migrazione), recitando una breve preghiera (chiamata qasr) mentre attendeva 'Alī, la cui casa era di fronte alla moschea.

Secondo la tradizione islamica, offrire due rak 'āt nafl nella moschea Qubā' equivale a una 'umra. La moschea di Qubā' è la prima moschea costruita nella storia dell'Islam e venne eretta appena Maometto giunse a Medina a seguito dell'egira (Hijra).

Maometto vi andava tutti i sabati, a cavallo o a piedi, a recitare due rak'āt. Egli consigliava agli altri di fare altrettanto, dicendo: "Chiunque faccia delle abluzioni a casa e vada poi a pregare nella moschea di Qubā', avrà una ricompensa come se avesse recitato una 'umra'". Questo 'ahādīth viene riportato da Ahmad ibn Hanbal, al-Nasa'i, Ibn Majah e Hakim al-Nishaburi.

Quando l'architetto Abdel-Wahed El-Wakil ricevette l'incarico, nel XX secolo, della costruzione di una moschea più grande che sostituisse la vecchia, intendeva incorporare quest'ultima nel nuovo edificio religioso. Ma la vecchia moschea venne demolita e sostituita dalla nuova, come spesso gradiscono gli Wahhabiti dell'Arabia Saudita, estremamente ostili a ogni traccia di oggetti antichi che potrebbero diventare oggetti di blasfema venerazione.

La nuova moschea è costituita da una sala delle preghiere di forma rettangolare sollevata su una piattaforma superiore. La sala delle preghiere, collegata al chiostro, comprende: uffici, aree residenziali, fontana per le abluzioni, negozi, biblioteca.

Sei ingressi aggiuntivi sono dislocati sulle facciate nord, est e ovest. Quattro minareti segnano gli angoli della sala delle preghiere. I minareti poggiano su basi quadrate, hanno sezione ottagonale che assume una forma cilindrica verso la cima.

La sala delle preghiere è organizzata attorno a un cortile centrale, caratterizzato da sei grandi cupole poggianti su colonne affiancate. Un portico, a due campate in profondità, costeggia il cortile a est e ovest, mentre un portico a una campata si trova sul lato nord, e separa dalla zona di preghiera delle donne.

Quest'ultima, che è contornata da uno schermo, è suddivisa in due parti da un passaggio che congiunge l'entrata nord con il cortile.

Quando la moschea di Qubāʾ venne ricostruita nel 1986, è stata mantenuta l'architettura classica di Medina - cupole bianche con nervature e facciata di basalto all'esterno - qualità che ricordano la semplicità di Medina. Il cortile, è contrassegnato da marmo nero, rosso e bianco. Esso è protetto da una tettoia che lo preserva dal caldo torrido del giorno. Tralicci arabescati filtrano la luce del palmeto esterno.

La moschea al-Qiblatayn, o "moschea delle due Qibla", è una moschea di Medina storicamente importante per i Musulmani, in quanto è il luogo dove secondo la tradizione il profeta Maometto ha ricevuto l'ordine da Allah di cambiare la Qibla da Gerusalemme a La Mecca.

La moschea conteneva due maharib. Recentemente, la moschea è stata ristrutturata, eliminando il vecchio mihrāb rivolto a Gerusalemme e lasciando quello rivolto verso la Mecca.

La moschea al-Qiblatayn è tra le tre moschee più antiche nella storia dell'Islam, insieme alla moschea Quba e alla Masjid al-Nabawi (moschea del Profeta).  

Il nome della moschea risale agli inizi dell'Islam e gli fu dato dai Compagni del Profeta a seguito di un evento. Mentre il profeta stava guidando la preghiera, ricevette una rivelazione da Allah con l'indicazione di cambiare la qibla verso la Ka'ba, che può essere letta nel versetto n. 144 della Sūra n. 2 del Corano: «Ti abbiamo visto volgere il viso, al cielo. Ebbene, ti daremo un orientamento che ti piacerà. Volgiti dunque verso la Sacra Moschea. Ovunque siate, rivolgete il volto nella sua direzione. Certo, coloro a cui è stato dato il Libro, sanno che questa è la verità che viene dal loro Signore. Allah non è incurante di quello che fate.»

Secondo le testimonianze, il Profeta che era orientato verso Gerusalemme, quando ha ricevuto questo Versetto si è immediatamente voltato verso la Ka'ba e quelli che erano dietro di lui hanno fatto lo stesso. Dopo questo fatto, la moschea in cui ciò è avvenuto è stata chiamata “Masjid al-Qiblatayn”. Molti pellegrini che si recano alla Mecca per il Hajj visitano Medina ed alcuni di loro visitano la moschea al-Qiblatayn a causa del suo grande significato storico. 

La moschea è stata inizialmente gestita dal Califfo ‘Umar ibn al-Khattāb. Con l'ascesa dell'Impero ottomano, la moschea fu restaurata dal Sultano Solimano il Magnifico.  

La sala di preghiera principale adotta una rigida geometria ortogonale e la simmetria si accentua con l'uso di cupole e minareti gemelli. Vi sono alloggi per l'imam, il muezzin, e il custode che stanno in un blocco ad ovest della struttura principale. La differenza di livello nell'angolo sud-est è stata sfruttata per ricavare un livello seminterrato per l'abluzione dei fedeli. A nord, dove il livello del suolo è inferiore, la sala di preghiera è rialzata. Si può accedere alla sala di preghiera dal cortile a nord, che può essere raggiunto tramite scale e rampe. 

La sala di preghiera è composta da una serie di archi, che sostengono le volte, che sono parallele per il muro della Qibla. Queste volte sono interrotte da due cupole che stabiliscono un asse in direzione della Mecca. La cupola principale a sud è sollevata per permettere alla luce di filtrare verso l'interno direttamente sopra il mihrāb. La seconda è collegata alla prima da una piccola volta a crociera per simboleggiare il passaggio da una Qibla all'altra. Sotto, una replica del mihrāb trovato nella camera bassa della moschea della Roccia a Gerusalemme, che ricorda il più antico mihrāb dell'islam. Esternamente, il vocabolario architettonico è ispirato da elementi tradizionali, per offrire un'immagine autentica di un sito storico.

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