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La
Mecca è una città dell'attuale Arabia Saudita occidentale,
situata nella regione dell'Hegiaz. Capoluogo della provincia omonima, è
per antonomasia la città santa (prima ancora di Medina e Gerusalemme)
per i musulmani. È la città in cui, per la tradizione musulmana, è
nato Mao, ricordato come profeta e fondatore dell'Islam.
Contiene la più grande moschea del mondo, il Masjid al-Haram. Ai non
musulmani è vietato entrare in città.
La
Mecca si trova al centro di sette colli: Jabal Abū Siba', Jabal
Safa, Jabal Marwa, Jabal Abū Milhah, Jabal Abū Ma'aya, Jabal
Abū Hulaya e Jabal Abū Ghuzlan. Di essa non si sa molto prima
dell'Islam. Secondo alcuni Claudio Tolomeo la ricorderebbe col
nome di Macoraba, ponendola alla latitudine di 22 gradi nord,
sebbene non sia certo che si riferisse alla Mecca attuale. Il Corano la
cita nella Sūra XLVIII:24. La tradizione islamica la
descrive come centro di importanti scambi commerciali e di raduno
spirituale: la Mecca sarebbe stata dominata dalla tribù dei Banu
Quraysh che l'avevano strappata ai Banū Khuzā'a
originari dello Yemen, a loro volta diventati signori del centro
urbano ai danni dei B. Jurhum e dei Qatūrā. La
rilevanza commerciale sarebbe dipesa dal fatto che - secondo il Corano -
i Quraysh organizzavano ogni anno almeno due gigantesche carovane che
univano il meridione arabo (oasi di Najrān) al settentrione siro-palestinese (centro
di Gaza). Queste carovane, che avrebbero raggiunto a volte la
consistenza di quasi 2.000 dromedari e un numero imprecisato
di asini, percorrevano l'intera tratta lungo la cosiddetta
"via del Hijāz" in poco più di 60 giorni e sostavano lì
dove era possibile far abbeverare bestie e uomini. Una di queste soste
era appunto la città della Mecca, nella spianata che ospitava il
santuario preislamico della Ka'ba.
Importanza
spirituale era leggermente collegabile proprio a questo edificio sacro.
Inizialmente esso custodiva il simulacro della divinità tribale urbana
di Hubal ma presto, per agevolare la sosta dei carovanieri e
dei pellegrini, nella Kaʿba furono accolti numerosissimi altri
idoli, venerati dalla maggior parte delle popolazioni arabe peninsulari,
che furono distrutti nel 630 dal
profeta Maometto subito dopo aver conquistato la sua città natale.
Secondo la tradizione islamica il santuario avrebbe avuto fondazione
abramitica, ma di questo fatto non vi è riscontro né nella tradizione
ebraica, né in quella araba preislamica, che mai fa riferimento a
un'origine ismaelita per la propria nazione.
Già
nel VI secolo a.C. La Mecca era un'oasi e un mercato lungo le strade
carovaniere dirette in Siria, Mesopotamia e nell'Arabia meridionale, e
tale sarebbe rimasta se nel 570 d.C. non avesse dato i natali a
Maometto, futuro profeta dell'Islam. Dapprima amministratore delle
carovane della moglie, all'età di 40 anni Maometto ebbe in sogno la
prima visione dell'Arcangelo Gabriele, che gli ordinò di seguire la
parola di Dio. Dopo molte altre visioni e un periodo di predicazioni non
gradite ai ricchi mercanti della Mecca, che lo costrinsero a fuggire a
Medina (622), egli raccolse tutti i precetti religiosi nel Corano, il
cui messaggio in sintesi afferma l'esistenza di un solo dio, Allah,
prescrive di abbattere tutti i simulacri degli dei pagani e impone ai
fedeli una condotta di vita esemplare, bandendo vizi ed egoismo.

Il
problema principale del collocamento della città santa coranica nella
Mecca attuale è la totale assenza di evidenze archeologiche o
ambientali, in aggiunta alla sostanziale assenza di una città che si
vorrebbe antichissima nella letteratura preislamica. Dan Gibson ha
contestato in maniera piuttosto convincente le tradizioni da un punto di
vista archeologico. Diversi altri storici non musulmani, fra i
quali Patricia Crone, Tom Holland o Edouard Marie Gallez
hanno messo in dubbio la versione tradizionale islamica che vede la
Mecca come la culla dell'Islam. Le tradizioni musulmane che descrivono
in modo estremamente dettagliato la vita di Maometto alla Mecca sono
infatti di molto posteriori, circa due secoli dopo la presunta data
della sua morte.
La
città inoltre non è nominata dalle fonti coeve, e ciò fa sorgere
molti dubbi sul fatto che essa potesse in effetti essere un importante
centro carovaniero e di pellegrinaggio quale è considerata nella
tradizione islamica. Inoltre le descrizioni ambientali presenti nel
Corano, come nella sura VI "Il bestiame", parlano di un
paesaggio con bestiame e vegetazione mediterranea (ulivi, vigne, melograni)
che non corrisponde affatto al clima desertico, e talmente carente
d'acqua da permettere solo assai limitatamente l'allevamento di ovini,
caprini, cavalli, asini e dromedari,
nonché la crescita di piante mediterranee. Anche il contenuto del
Corano, ricco di polemiche religiose derivate da temi e personaggi
biblici, ha fatto pensare che il testo sacro dei musulmani fosse rivolto
a un pubblico giudaico e cristiano in grado di cogliere i riferimenti
alla tradizione biblica. Invece la posteriore, ed ormai unanime,
tradizione musulmana sostiene che gli abitanti della Mecca fossero
politeisti e pagani.
Secondo
queste moderne ipotesi storiografiche storico-critiche, il Corano e lo
sviluppo dell'Islam sarebbero avvenuti altrove, più a nord, ai confini
meridionali dell'Impero romano, tra la Siria e la Giordania attuali. La
localizzazione della Mecca come primo luogo della rivelazione di Allah
sarebbe avvenuta solo successivamente, già quando esisteva il Califfato
arabo nel VII e VIII secolo, e il fine sarebbe stato quello di
distinguere la nuova religione dall'ebraismo e dal cristianesimo da cui
l'islam sarebbe derivato, e la sua collocazione nel lontano deserto
arabico sarebbe avvenuta per preservare la purezza e l'originalità
della nuova rivelazione.

IL
PELLEGRINAGGIO ALLA MECCA - La
Mecca è meta annuale di visite da parte di pellegrini musulmani.
Secondo quanto prescritto dal Corano, tutti coloro che se lo possono
permettere fisicamente ed economicamente sono tenuti a visitarla almeno
una volta nella vita per il pellegrinaggio canonico detto hajj.
La
sua sacralità comporta che in essa (e nel territorio circostante, come
avviene a Medina) sia categoricamente interdetto
l'ingresso a chi non è musulmano. Il primo occidentale a entrarvi
clandestinamente fu l'italiano Ludovico de
Varthema nel 1503. L'esploratore britannico Richard
Francis Burton, travestito e autodichiarandosi
un Pashtun afghano seguace del sufismo, fu il
secondo non musulmano a penetrare nella città sante di Mecca
e Medina, visitandone i principali luoghi sacri nel 1853.
Solo
i musulmani possono entrare alla Mecca. I due milioni di pellegrini che
nell'ultimo mese dell'anno islamico raggiungono la città santa seguono
per cinque giorni i precisi rituali prescritti dalla cerimonia
dell'hajj. Indossati due drappi bianchi privi di cuciture in segno di
eguaglianza davanti ad Allah, i fedeli per l'intero periodo non potranno
più tagliarsi unghie e capelli, uccidere animali non nocivi e avere
rapporti sessuali. Il primo giorno i fedeli compiono la processione
rituale del tawaf, girando per sette volte attorno alla Kaaba. Poiché
è praticamente impossibile baciare la Pietra Nera, è sufficiente un
cenno quando l'immenso corteo passa davanti all'angolo che la contiene.
Segue il tragitto di corsa - sempre per sette volte - fra le vicine
colline di al-Safwa e di al-Marwa, all'interno di un corridoio coperto,
a ricordo del vagare nel deserto di Agar e Ismaele. Quindi una marcia di
otto
chilometri conduce alla città di Mina.
Il
giorno successivo si effettua un'altra marcia di 16 chilometri per
raggiungere la pianura di Arafat, nella quale nel 632 Maometto, poco
prima della morte, pronunciò davanti a 30 000 seguaci il suo ultimo
discorso, dichiarando sacro il territorio della Mecca. È il momento
della meditazione e della raccolta di 49 piccole pietre che serviranno
il giorno seguente, quando, dopo una
sosta a Muzdalifah e giunti a Mina (24 km), i fedeli le lanceranno
contro tre pilastri, simbolo della "lapidazione dei demoni"
che tentarono tre volte Ismaele per indurlo a disobbedire a Dio.
L'ultimo
giorno è previsto il ritorno alla Mecca per partecipare alla festa
finale con il sacrificio di una capra o di una pecora (a ricordo
dell'obbedienza di Abramo) e per compiere gli ultimi sette giri attorno
alla
Kaaba.
I
NUMERI DELL'ISLAM - Il
numero sette ricorre nelle cerimonie attorno alla Kaaba, ma anche il
numero cinque riveste notevole importanza tradizionale. Infatti il
pellegrinaggio si svolge durante cinque giorni, ma anche
i precetti fondamentali della religione sono cinque (professione di
fede, preghiera, elemosina, digiuno, pellegrinaggio); e cinque sono i
momenti della preghiera cui ogni musulmano è chiamato ogni giorno,
ovunque si trovi e qualunque attività stia compiendo, rivolto in
direzione della Mecca (alba, mezzogiorno, metà pomeriggio, tramonto,
calar della notte). I numeri dispari 5 e 7 assumono pertanto un
significato simbolico e propiziatorio, assai comune nel mondo antico.
LA
KA'BA - La Ka'ba (derivante dal sostantivo ka'b, 'dado' o
'cubo' è un'antica costruzione situata all'interno della Sacra
Moschea; rappresenta l'edificio più sacro dell'Islam.
In
età preislamica il termine ka'ba era attribuito a
varie costruzioni simili.
Basti
pensare che più avanti, nel XIV secolo, a un edificio cubico di fattura
araba, sito a Naqš-e Rostam (vicino a Persepoli), sarà dato il
nome di Kaʿba-ye Zardošt ('La Kaʿba di Zoroastro'):
costruzione del tutto paragonabile alla Zendān-e Solaymān
(parimenti araba), situata a Pasargadae.
La
ka'ba preislamica della Mecca (nel VII secolo, un edificio più piccolo
dell'attuale) era dedicata al culto della divinità maschile
di Hubal; solo in seguito verrà identificata dall'Islam come il
primo tempio dedicato al culto monoteistico fatto discendere da Dio direttamente
dal Paradiso.
La
tradizione islamica ricorda come l'edificio originario fosse stato
distrutto dal diluvio universale, non prima che se ne fosse messo
in salvo un pezzo, la Pietra Nera: nascosta nelle viscere di una
montagna presso La Mecca ed estratta per la sua opera di riedificazione
di Ibrāhīm (l'Abramo biblico), aiutato dal figlio Ismāʿīl (l'Ismaele
biblico); la collocheranno all'altezza di circa un metro e mezzo dal
suolo, nell'angolo di sud-est dell'edificio, dove rimarrà fin dopo la
sua ricostruzione (necessaria per riparare i profondi danni subiti in un
incendio successivo).
Secondo
le medesime tradizioni (le uniche a non parlare dell'edificio solo di
sfuggita) in realtà i Banū Quraysh della Mecca avrebbero
aperto le porte del santuario a un gran numero di altre divinità
venerate in tutta l'Arabia, così da promuovere la sosta dei mercanti e
richiamare altri pellegrini, traendone i relativi guadagni.
Maometto,
che avrebbe partecipato da giovane a uno dei restauri della Kaʿba,
conquistata la Mecca distrusse ogni idolo presente in essa; nel 630,
poi, sancirà con un
pellegrinaggio il rituale da seguire in futuro per l'hajj (avente
proprio alla Mecca uno dei punti di preghiera collettiva più imponenti,
e qualificati).

Danneggiamenti
e ricostruzioni dopo Maometto - La Kaʿba aveva subito diversi
danneggiamenti e restauri già nel
corso dei secoli preislamici, in cui la povertà
dei materiali e delle malte portava sovente al diroccamento della
struttura in occasione degli improvvisi per quanto rari rovesci di
pioggia: questi gonfiavano i letti dei torrenti (uadi), scaricando poi
le loro acque impetuose nell'avvallamento in cui sorgeva il santuario.
Dopo
la morte di Maometto la struttura è stata danneggiata da incendi per
tre volte: la prima volta, il 31 ottobre 683, l'incendio fu
responsabilità delle truppe dell'anti-califfo Abd Allah ibn
al-Zubayr che erano assediate a La Mecca nel
corso della Seconda Fitna che si opponevano al califfo omayyade Abd
al-Malik ibn Marwan.
Ibn
al-Zubayr provvide alla riparazione, che non fu meramente conservativa
ma ne modificò l'aspetto, così da includere il hatīm. Agì
in tal modo sulla base di tradizioni secondo cui il hatīm era
un residuo della fondazione della Kaʿba abramitica e che Maometto
stesso aveva desiderato restaurare il tempio così da
includerlo.
La
Ka'ba fu bombardata con pietre nel secondo assedio della Mecca del
692, quando l'esercito califfale omayyade era comandato da al-Hajjāj
b. Yūsuf, governatore di Kufa. La caduta della città e la
morte di Ibn al-Zubayr permisero finalmente agli Omayyadi di riunificare
il califfato al termine di un lungo confronto civile in cui era entrato
anche al-Mukhtār. Nel 693,'ʿAbd al-Malik b. Marwān rase al suolo ciò che rimaneva
della Ka'ba di 'Abd Allāh b.
al-Zubayr, e la riedificò sulle fondamenta tracciate dai Quraysh. La Ka'ba tornò alla sua dimensione cubica che aveva al tempo di Maometto,
anche se non tutti gli studiosi concordano su ciò.
Durante
il Hajj del 930 i Carmati attaccarono Mecca,
riempirono il pozzo di Zemzem con i cadaveri dei pellegrini
uccisi da loro e rubarono la Pietra Nera, portandola nella regione arabica orientale
di al-Hasa, in cui essa rimase finché gli Abbasidi non
la riscattarono nel 952. La struttura della Kaʿba non è cambiata da allora.
Dopo
forti precipitazioni e inondazioni del 1629, le mura della Ka'ba
crollarono e il Masjid fu danneggiato. Lo stesso anno, durante il regno
del Sultano ottomano Murad IV, la Ka'ba fu ricostruita con
massi di granito grigio-verde della regione
stessa della Mecca e il Masjid fu restaurato. L'aspetto e i massi
costruttivi della Ka'ba, da allora, non sono più mutati.
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Caratteristiche
- Schema della Kaʿba
1)
Pietra Nera
2)
porta della Kaʿba
3) mizāb, gronda per l'acqua
piovana
4)
base della Kaʿba
5) al-Hatīm
6) al-Multazam,
muro posto tra l'ingresso alla Kaʿba e la Pietra Ner;
7) Maqām Ibrāhīm, ossia la
Stazione di Abramo
8)
angolo della Pietra Nera
9)
angolo dello Yemen
10)
angolo della Siria
11)
angolo dell'Iraq
12) Kiswa,
telo che copre la Kaʿba
13)
striscia di marmo che segna l'inizio e la fine dei giri intorno
all'edificio
14)
La stazione di Gabriele |
Dimensioni
- Misura 11,30 × 12,86 metri di lato, per un'altezza di 13,10
metri. Prima dell'avvento dell'Islam era di misure assai più contenute,
con un ingresso sopraelevato e senza tetto.
Esterno
- Detta anche sommariamente "scatola nera", a causa del
colore della kiswa che normalmente la ricopre, sul lato
nord-est vi è la porta di accesso, difesa da inservienti e dalla
speciale polizia incaricata di sovrintendere alla tranquillità dei riti
religiosi impedendo l'ingresso ai fedeli più eccitati. A breve distanza
dal lato nord-occidentale corre un basso muretto (hatīm) che
delimita un'area interdetta al calpestìo e che si crede sia stato il
luogo di sepoltura di Ismaele e della madre Hāgar. Tutta
l'area circostante l'edificio (matāf) sarebbe stato il luogo di
inumazione di un altissimo numero di profeti che avrebbero preceduto Maometto.
Nell'angolo
est della Ka'ba è incastonata a circa un metro e mezzo di
altezza la Pietra Nera, un blocco minerale nero
rotondo di probabile origine meteoritica.
Il mizāb della
Ka'ba è il canaletto di gronda dorato presente a
circa metà del lato nord-occidentale, che sporge
perpendicolarmente al muro. Permette alle acque piovane di defluire dal
tetto ed è dotato di un gocciolatoio chiamato
"barba del mizāb".
La kiswa
- La kiswa è il tessuto di broccato di seta nera,
intessuto da lamine d'oro che riproducono versetti coranici e
che normalmente copre la Ka'ba.
L'origine
di quello che viene chiamato dagli autori classici musulmani "vestito
della Ka'ba", è antichissima e, forse, sudarabica.
Sappiamo infatti che un tubba' himyarita - Abū
Karīb - giunse una volta in armi per garantirsi il privilegio di
porre sull'edificio - già all'epoca considerato sacro, perché
ospitante il vasto pantheon preislamico - tale panno, di cui peraltro
non conosciamo l'ornamentazione.
Normalmente
la kiswa è di color nero ma questo non costituisce un
obbligo. In passato infatti che ve ne furono di colore azzurro, rosso e
persino bianco.
Ogni
anno viene predisposta una nuova kiswa e i brandelli della
vecchia vengono dati ai pellegrini dai discendenti del clan meccano dei
Banū Shayba, in cambio di laute offerte "volontarie", dal
momento che si crede che essa sia carica di virtù straordinarie e ricca
di benedizioni divine (baraka).
La
vecchia kiswa (normalmente sollevata a metà altezza della Ka'ba
per evitare atti troppo devoti di fervore che porterebbero alla sua
lacerazione parziale o totale), viene tolta dopo l'avvio delle cerimonie
del hajj, quando i pellegrini sono già lontani, in marcia alla
volta di Mina, Muzdalifa e della piana di 'Arafa(t).
In
tale occasione l'interno della Ka'ba viene lavato con l'acqua della
fonte sacra di Zemzem e viene collocata
sull'edificio la nuova kiswa, della cui fabbricazione sono
incaricate oggi per lo più manifatture pakistane o turche.
Se
oggi il costo (assai elevato) della kiswa è coperto in toto dalla
famiglia reale saudita, per tutto il periodo che va dal XIII
secolo al XX secolo la sua fabbricazione e il suo inoltro
alla Mecca fu esclusivo privilegio dei Mamelucchi, degli Ottomani e
poi dei chedivè discendenti da Mehmet Ali che, dopo
averla fatta intessere nella Moschea di al-Husayn, la facevano
trasportare con una sfarzosa carovana, ben protetta da forze armate, che
impiegava 35 giorni per giungere dal Cairo alla Mecca. Tale
usanza si è interrotta quando la famiglia saudita ha preso alla fine
degli anni Trenta il totale controllo delle Città Sante di
Mecca e Medina, del Najd, ovviamente, del Hijaz e di
altre dipendenze ex-ottomane.

Interno
- All'interno, normalmente accessibile solo agli inservienti e alle
personalità più illustri che ne hanno la custodia (attualmente la
famiglia reale saudita), la Ka'ba ospita un pozzo, ormai essiccato,
che in antico era chiamato al-Akhsaf o al-Akhshaf, un tempo (prima
dell'arrivo dell'Islam) destinato a raccogliere il sangue delle vittime
sacrificali e a conservare il tesoro della divinità, mentre
3 colonne interne, equidistanti tra loro, allineate in direzione della
maggior lunghezza, sorreggono il peso del tetto.
Direzione
della Ka'ba - Con il termine qibla si indica la direzione in
cui si trova il santuario della Kaʿba a cui deve rivolgere il
proprio viso il devoto musulmano quando
sia impegnato nella Salāt (preghiera). Il punto esatto,
detto Qibla assoluta, verso cui andrebbe diretto il viso, è quello
mediano tra la mizāb e l'angolo nord. Questo è
importante pregando idealmente, o da distanza ravvicinata.
LA
PIETRA NERA - Se
i geologi non hanno dubbi nel ritenere la Pietra Nera un meteorite di
modeste dimensioni (30 cm di larghezza e 40 di altezza), una tradizione
millenaria l'ha circondata di credenze religiose. Prima di Maometto le
processioni alla Kaaba si
concludevano con il bacio della Pietra Nera, tramite il quale il fedele
ne avrebbe assorbito i poteri magici. Quando Maometto, nel 630, conquistò
La Mecca a capo di un esercito, ripulì la Kaaba degli idoli pagani e
introdusse la fede in Allah. Conservò tuttavia il culto della Pietra
Nera, che sollevò verso il cielo per purificarla; chiusa in una
montatura d'argento, venne collocata nell'angolo sud-orientale del
santuario.
Secondo
alcuni la Pietra sarebbe caduta dall'Eden affinché Adamo potesse
purificarsi dopo la cacciata dal Paradiso Terrestre: in origine essa era
di colore bianco, e diventò nera dopo avere assorbito il peccato
originale. Secondo altri fu affidata dall'Arcangelo Gabriele ad Abramo
perché, in occasione della costruzione della Kaaba, la usasse quale
pietra angolare; si dice inoltre che sulla sua superficie vi sarebbe
incisa l'impronta del piede dell'arcangelo. Maometto non soppresse
neppure la tradizione del pellegrinaggio annuale alla Kaaba, che
trasformò in un dovere: ogni musulmano in buone condizioni economiche e
di salute deve recarsi alla Mecca almeno una volta nella vita.
LA
GRANDE MOSCHEA E IL POZZO DI ZEMZEN - La Sacra
Moschea della Mecca (Al-Masjid al-Harām, chiamata anche
"la Grande Moschea") è la più grande moschea del mondo.
La
struttura si estende su una superficie di 356.800 metri quadrati,
tra cui gli spazi di preghiera all'aperto e al coperto, diventando così
uno dei più grandi edifici religiosi al mondo per superficie. L'enorme
costruzione ha forma quadrilatera, con quattro coppie di minareti agli
angoli e un vasto cortile rettangolare centrale, delimitato da due
ordini di arcate aperte da 19 porte. Nel mezzo si erge, su una
piattaforma, il santuario della Kaaba, edificio di forma cubica (12 m
per 10; altezza 15 m) in blocchi di pietra grigia e marmo, fasciato da
un drappo di broccato nero ornato da versetti del Corano in oro e
argento. I suoi lati sono
orientati grosso modo verso i quattro punti cardinali. Secondo la
tradizione, la Kaaba fu innalzata da Abramo e dal figlio Ismaele al vero
Dio; la forma cubica venne conferita dal califfo omayyade Abd al-Malik,
mentre l'aspetto porticato del grande cortile è opera di Solimano I il
Magnifico e di Selim II.
Presso
la Kaaba, il cortile accoglie una cupola poggiante su pilastri di legno
che protegge la mitica fonte del pozzo di Zemzem (zem inghiottire a
piccoli sorsi), con le cui acque il santuario viene ripulito tre volte
all'anno, e che un tempo era l'unica fonte della Mecca e serviva per le
abluzioni del fedeli.
Il
Pozzo racchiude una fonte millenaria di acqua potabile che si trova di
fronte alla Kaaba, a 35 metri di profondità e 16 metri a nord della
Moschea. E’ noto anche come “Pozzo di Ismaele” in riferimento alla
leggenda secondo la quale acqua era sgorgata miracolosamente in quel
posto desertico per consentire ad Agar, moglie di Abramo, di dissetare
il suo piccolo figlio Ismaele. La KAABA (“Al Kaa -ba al- Musharrafa”
la benedetta, conosciuta anche come “Il Cubo” o “il Dado”) per
l’Islam rappresenta in terra il Trono di Dio.
Secondo
la tradizione coranica, fu costruita da Adamo dopo la sua cacciata dal
Paradiso. Distrutta durante il Diluvio Universale (3.400 a.C. secondo la
Bibbia alessandrina dei 70) venne ricostruita da Abramo su ordine di Dio
nel secondo Millennio a.C. Distrutta e ricostruita successivamente più
volte (692, 682 a.C., 930 d.C.), nel 1629, a seguito della grandiosa
inondazione che distrusse anche la Grande Moschea, fu ricostruita da
Murad IV. Da allora non subì più alcuna devastazione. Situata al
centro della “Haram Sharif”, è un edificio in pietra grigia, di
forma cubica, lungo 12 metri, largo 11 e alto 13. I suoi angoli prendono
nome dai luoghi verso cui sono orientati: angolo Yemen quello volto a
nord- ovest, angolo Siria quello volto a sud-ovest, angolo Iraq quello
volto a sud-est e angolo “della Pietra Nera” quello volto a
nord-est.
Le
sue origini si fanno risalire, come è narrato
nella Genesi (20, 9-19), alla vicenda della schiava egiziana Agar, madre
di Ismaele, primogenito di Abramo, fatti abbandonare nel deserto da sua
moglie Sara. Dopo aver vagato a lungo, per volere divino trovarono una
fonte che scaturiva in mezzo alla sabbia. Alla vista dell'acqua della
salvezza, Agar avrebbe gridato al figlio: Zem!Zem! ("fermati!
fermati!"), da cui il nome dato al pozzo.
MEDINA,
SECONDA CITTA SANTA
- Medina ("La
città illuminatissima") è una città dell'attuale
regione saudita del Hijāz, nella penisola
araba. Sorge in un'oasi ed è nota fin dai tempi più antichi in
quanto ricordata col nome di Yathrib negli Annali di
epoca assira.
Ai
non musulmani è permesso l'ingresso in città, ma non è consentito
l'ingresso nelle moschee e nei luoghi di culto.
Medina
nel VII secolo d. C. si chiamava ancora Yathrib e tale
toponimo compare già nelle Cronache assire del IX secolo
a.C. e come Yatrippa esso figura nelle opere geografiche romane,
specialmente redatte dopo la spedizione nella penisola araba condotta
all'epoca dell'imperatore Augusto dal prefetto Elio
Gallo, che riuscì a penetrare (senza però poterli assoggettare) nel
regno degli Homerites (Himyariti) che governavano le ambite regioni
meridionali da dove giungeva il prezioso incenso.
La
città-oasi fu, con ogni probabilità, a lungo dominata da tribù
ebraiche (secondo alcuni, ebraizzate). Entrata in contatto fecondo con
il regno dei Lakhmidi di al-Hira, Yathrib mantenne una
precisa vocazione agricola anche se non le mancava un fiorente
artigianato incentrato sulle complesse tecniche metallurgiche di cui
erano depositari proprio gli Ebrei locali, che si dedicavano con
successo anche a lavori di gioielleria e alla produzione di armi e
armature. Le tre tribù ebraiche dovettero con l'andar del tempo cedere
spazio politico all'elemento arabo che, inurbandosi, aveva lentamente
modificato a proprio vantaggio gli equilibri demografici di Yathrib. Le
tribù israelitiche furono perciò costrette a confederarsi con le due
tribù arabe dei Banū Khazraj e dei Banū Aws,
di recente immigrazione ma di crescente peso numerico.
L'eterogeneità
etnica e religiosa di Yathrib si espresse in crescenti tensioni che
raggiunsero l'acme nel 620 nella cosiddetta "giornata di
Bu'āth", uno scontro che portò alla chiamata in città, in
veste di arbitro della sanguinosa contesa, di Maometto, che
incontrava notevoli difficoltà e crescenti ostilità coi suoi
concittadini. Il trasferimento di Maometto e dei suoi fedeli a Yathrib
si realizzò a partire dal 16 luglio 622, data ricordata
dai musulmani come inizio dell'"Egira" e i musulmani
presero in breve a chiamare Yathrib, Madīnat al-Nabī,
"la città del Profeta": Medina, appunto.
Qui
si costituì, con un patto che coinvolse anche pagani e israeliti, la
prima comunità musulmana (Umma) e qui si presero tutte le decisioni
politiche più importanti fino all'epoca del quarto successore (califfo)
di Maometto, il cugino e genero 'Alī ibn Abī Tālib.
Per questo Medina è considerata unanimemente la seconda città santa
dell'Islam, dopo la sola La Mecca e, al pari di essa,
è vietato l'ingresso a chi non è di fede islamica.
Malgrado
l'ostilità delle autorità saudite, Medina è ancor oggi oggetto
di pie visite, con la cosiddetta ziyāra, da parte di
pellegrini che vogliono rendere omaggio alla tomba del Profeta e a
quella dei suoi due successori, inumati in quella che è da tempo
chiamata la Moschea del Profeta.
La
visita avviene nel corso della 'umra, il pellegrinaggio
islamico non obbligatorio che si può compiere in tutti i mesi lunari
non riservati al pellegrinaggio canonico (hajj).
Maometto
è sepolto a Medina; oltre alla sua
tomba, vi è anche quella di sua figlia Fatima. La casa in cui visse e
morì (632) il Profeta, nell'VIII secolo venne trasformata in moschea
dal califfo al-Walid I. Tomba e casa sono meta di pellegrinaggio, di
solito abbinato a quello alla Mecca.

La moschea
del Profeta è la seconda moschea più sacra per l'Islam.
Questa sorge sul luogo in cui, fin dal 622, Maometto fece edificare un locale destinato alla preghiera, attiguo alla stessa
abitazione costruitagli non appena giunto a Medina (allora Yathrib).
I musulmani,
morto il loro Profeta, lo seppellirono all'interno della stanza di sua moglie 'Ā'isha (tra
le cui braccia egli era deceduto) e il fatto che accanto alla sua
sepoltura fossero più tardi inumati il primo califfo Abū Bakr e
il secondo capo dei credenti, 'Umar
b. al-Khattāb rese il sito talmente sacro da indurre presto a
lavori di ampliamento e di abbellimento dell'attigua moschea. L'elemento
architettonico più importante della moschea del Profeta è la Cupola
Verde che sovrasta il centro della moschea e le sottostanti tombe
del profeta e dei suoi primi due successori. Non si sa indicare con
certezza la data della sua edificazione, ma manoscritti dei primi del XII
secolo parlano e descrivono con precisione la cupola, che è nota
come cupola del Profeta o cupola Verde.
La
costruzione originale era invece senza tetto mentre per il minbar sappiamo
che fu usato il legno del bosco di tamerici della vicina
località di Ghāba. La
pianta di origine della struttura (30×35 m all'incirca), con la sua musallā (oratorio)
rettangolare, servì comunque come riferimento per le successive
moschee. Fu usato legno di palma, mentre i muri erano di fango. A essa
si accedeva attraverso tre porte: la porta della Misericordia (Bāb
al-Rahma) a sud, la porta
di Gabriele (Bāb Jibrīl) a ovest e la porta delle Donne
(Bāb al-Nisā')
a est.
La
moschea servì anche alla comunità come luogo di convegno per discutere
le più rilevanti questioni e come luogo di insegnamento ed era presente
un piano leggermente rialzato che serviva a coloro che si accostava allo
studio del Corano.

All'interno
della moschea, verso sud, Maometto creò una zona ombreggiata, chiamata suffa,
allineata verso la qibla per
potere assolvere l'obbligo della preghiera obbligatoria, dal
momento che fino a una certa data l'orientamento era verso Gerusalemme e,
quindi, verso nord. Quando la qibla fu cambiata verso
la Ka'ba di La Mecca, la moschea fu opportunamente riorientata verso sud. Già sette anni dopo
la morte di Maometto, la moschea dovette essere raddoppiata per
accogliere l'accresciuto numero di nuovi fedeli musulmani.
I
successivi governanti continuarono nei secoli l'opera di ampliamento e
di abbellimento della moschea. Nel 707 il califfo omayyade al-Walīd ibn 'Abd
al-Malik (705-715) sostituì la struttura originaria, edificata con
materiale assai povero e facilmente deperibile, con una nuova struttura,
che incorporò la tomba di Maometto e dei due primi califfi. La moschea
era allora di 84×100 metri, con pietre di fondamento e un tetto ligneo
sostenuto da colonne di pietra. I muri della moschea furono decorati da mosaici messi in opera da maestranze copte e greche, e
simili a quelli che si possono liberamente ammirare nella coeva Moschea
degli Omayyadi di Damasco (costruita dallo stesso al-Walīd I) e nella Moschea
della Roccia di Gerusalemme (costruita da 'Abd
al-Malik ibn Marwān). Il cortile antistante la musalla era
circondato sui quattro lati da logge, con quattro minareti agli angoli. Un mihrāb sovrastato da una piccola cupola, fu edificato nel muro della qibla.
Il
califfo abbaside al-Mahdī (775-785) sostituì la sezione settentrionale della moschea di al-Walīd
I tra il 778 e il 781 per consentire un ulteriore ampliamento. Aggiunse
anche venti porte di accesso alla moschea: otto per la parte orientale e
occidentale e quattro per il muro rivolto a settentrione.

Durante
il regno del sultano mamelucco Qalawun fu eretta una cupola al di sopra della tomba del Profeta e una fontana
per abluzioni fu costruita al di fuori della Bāb al-Salām. Il
sultano al-Nasir
Muhammad ricostruì il quarto minareto che era andato distrutto
qualche tempo prima. Dopo che un fulmine aveva danneggiato gran parte
della moschea nel 1481, il sultano Qaytbay riedificò i muri orientale, occidentale e quello della qibla.
I sultani
ottomani che ebbero il controllo di Medina dal 1517 (anno della
loro vittoria sui mamelucchi) fino al termine della prima guerra
mondiale, fecero la loro parte. Il sultano Solimano il Magnifico (1520-1566)
ricostruì i muri occidentale e orientale della moschea ed edificò il
minareto di nord-est, che sarà conosciuto da allora con il nome di
al-Sulaymāniyya. Aggiunse un nuovo mihrāb (al-Ahnāf)
vicino al mihrāb del Profeta (al-Shāfi'iyya)
e collocò
una nuova cupola coperta di lastre di piombo, dipinta di verde, al di sopra dell'abitazione e della tomba di Maometto.
Durante
il regno del sultano ottomano Abdul
Mejid I (1839-1861), la moschea fu interamente ristrutturata, con
la sola eccezione della tomba di Maometto, dei tre mihrāb,
del minbar e del minareto al-Sulaymāniyya. L'area sacra
fu allargata per includervi la zona per le abluzioni a nord. La sala di
preghiera (musallā) a sud fu raddoppiata in larghezza e fu
coperta da numerose cupolette di identica misura, salvo per le cupole
che coprivano la superficie del mihrāb, la Bāb
al-Salām e la tomba di Maometto. Le cupole furono decorate con versetti
del Corano e con versi della notissima poesia della Qasīdat al-Burda (Poema
del Mantello), del poeta arabo del XIII secolo al-Būsīrī.
Il muro della qibla fu coperto con tessere vitree che
riproducevano con eleganti stili calligrafici versetti
coranici. I pavimenti della musallā e i cortili
furono pavimentati con il marmo e pietre rosse, mentre un quinto minareto (al-Majīdiyya), fu
eretto a ovest del recinto sacro. Dopo la creazione del regno dell'Arabia
Saudita nel 1932, la moschea del Profeta subì massicci (e talora
criticati) rifacimenti.
Nel
1951 il re Abd al-Aziz ibn Sa'ud (1932-1953) ordinò di
demolire ciò che circondava la moschea per fare spazio a nuovi settori
a est e a ovest della musalla, facendo erigere colonne in cemento
armato con archi a sesto acuto. Le colonne più antiche furono
rinforzate con calcestruzzo e furono fortificate con anelli di
rame. I minareti al-Sulaymāniyya e al-Majīdiyya furono
sostituiti da due minareti in stile mamelucco. Due ulteriori minareti
furono eretti a nord-est e a nord-ovest della moschea. Una biblioteca fu
costruita lungo il muro occidentale per ospitare corani storici
e altri testi di interesse religioso.
Nel
1973 il re saudita Faysal
dell'Arabia Saudita ordinò la costruzione di ripari temporanei per
alloggiare a occidente della moschea il crescente numero di operai e
artigiani. La vecchia moschea fu circondata da nuove aree idonee alla
preghiera, quintuplicando complessivamente gli spazi precedentemente
esistenti.
Le
ultime modifiche hanno avuto luogo durante il regno del re Fahd e
hanno notevolmente incrementato l'ampiezza della moschea, consentendo
l'afflusso di un gran numero di devoti e pellegrini, consentendo loro
comodità moderne come l'aria condizionata. Fahd fece anche installare
ventisette cupolette mobili sul tetto della moschea del Profeta.

Oggi
la moschea del Profeta ha una pianta rettangolare su due piani, con la musalla ottomana
che si allunga verso sud. La sala principale di preghiera occupa
l'intero primo piano. Il perimetro della moschea è cento volte maggiore
della prima moschea fatta costruire da Maometto e può accogliere oltre
mezzo milione di devoti.
La
moschea del Profeta ha un piano sovrastato da ventiquattro cupolette
dalla base quadrata. Aperture sono praticate alla base di ogni cupola,
illuminata al suo interno. Il piano è usato per la preghiera durante i
periodi di maggiore affluenza (il mese di Dhu
l-Hijja), allorché le 24 cupolette scivolano sui loro binari per
ombreggiare le sottostanti aree, fornendo fonti di luce per la sala per
la preghiera. In queste occasioni, il cortile della moschea ottomana è
anche ombreggiato con appositi tendaggi che sono collegati alle colonne,
lasciando del tutto sgombero il sottostante pavimento. Al piano si
accede tramite scale e ascensori. L'area pavimentata attorno alla
moschea è parimenti usata per la preghiera ed è equipaggiata anch'essa
da tendaggi che forniscono all'occorrenza l'ombra.
La
facciata settentrionale ha tre ampi portici di dimensioni identiche,
mentre la facciata orientale, occidentale e meridionale ne hanno due. I
muri ospitano una serie di finestrature sovrastate da archi
a sesto acuto, con conci rastremati bianchi e neri. Vi sono sei minareti
perimetrali annessi alla nuova estensione della moschea, e quattro altri
che fanno parte della struttura di età ottomana. Tutti hanno un'altezza
superiore ai cento metri, con un massimo di centocinque metri. La
moschea è decorata generosamente con marmi e pietre policromi. Le
colonne sono di marmo bianco con capitelli di ottone che
sostengono sottili archi a sesto acuto, per i quali sono stati
utilizzati marmi e pietre di color nero e bianco. La base delle colonne
ha una griglia di ventilazione che consente di regolare la temperatura
all'interno della sala di preghiera.
Questa
rilucente moschea del Profeta ingloba l'antica al suo interno. Le due
sezioni possono essere agevolmente distinte: la più antica ha molte
decorazioni colorate e numerosi piccoli pilastri; la nuova sezione è
invece in marmo bianco scintillante ed è completamente climatizzata.

Il
cuore degli ambienti che costituiscono la moschea è costituito dalla
specialissima piccola area chiamata al-Rawda al-Nabawiyya (Il
giardino del Profeta), che si estende dalla tomba di Maometto al suo minbar.
I pellegrini che accedono alla Moschea con quella che è chiamata ziyāra (visita)
- che il pensiero wahhabita, ufficiale nel regno saudita, non
apprezza a causa del timore che una venerazione eccessiva per un uomo
possa indebolire quella dovuta ad Allah) tendono a pregare nella al-Rawda,
dal momento che una tradizione (che non ha alcuna ufficialità) afferma
che le suppliche elevate a Dio da quel luogo non rimarranno
inascoltate.
Entrare
nella al-Rawda non è sempre possibile (specialmente
nel mese del Hajj),
anche a causa della limitatezza di spazio che consente l'ingresso a
pochissime centinaia di devoti. L'al-Rawda ha due piccoli
accessi, presidiati da ufficiali della speciale polizia saudita che
sovrintende regolarmente a tutti i riti religiosi a causa della
appassionata devozione dei pellegrini che potrebbe facilmente tracimare
in forme di eccessivo e rischioso eccitamento religioso. L'attuale
pulpito marmoreo è stato costruito in età ottomana. L'al-Rawda
al-Nabawiyya viene considerato diffusamente come una parte del Janna (paradiso).
La
moschea originale non era molto grande, mentre oggi ha dimensioni
davvero ragguardevoli. Dal 1925, dopo che Medina si arrese ai sauditi,
la moschea è stata gradualmente ingrandita fino al 1955, quando furono
avviati lavori estensivi e notevolmente innovatori. Le
ultime modifiche sono state realizzate all'epoca del re Fahd e hanno
consentito alla moschea di diventare un manufatto di particolare
imponenza.
La
moschea è sita in quello che tradizionalmente è sempre stato il centro
della città di Medina, ed è ora attorniata da alberghi e centri di
attività commerciale.
La moschea
di As-Sabaq,
si trova a sud
della moschea del Profeta, e vicino all'omonima fermata del SAPTCO.
Ai tempi del Profeta il posto era destinato alle corse dei cavalli.
La moschea
di Qubā',
situata a Qubā',
è la più antica moschea del mondo. La prima pietra venne posta dal profeta
islamico Maometto nel corso della sua egira dalla Mecca a
Medina. Essa venne poi completata dai suoi compagni. Maometto passò
più di venti notti in questa moschea (dopo la migrazione), recitando
una breve preghiera (chiamata qasr) mentre attendeva 'Alī,
la cui casa era di fronte alla moschea.
Secondo
la tradizione islamica, offrire due rak
'āt nafl nella
moschea Qubā'
equivale a una 'umra.
La moschea di Qubā'
è la prima moschea
costruita nella storia
dell'Islam e venne eretta appena Maometto giunse a Medina a seguito
dell'egira (Hijra).
Maometto
vi andava tutti i sabati, a cavallo o a piedi, a recitare due rak'āt.
Egli consigliava agli altri di fare altrettanto, dicendo: "Chiunque
faccia delle abluzioni a casa e vada poi a pregare nella moschea di Qubā', avrà
una ricompensa come se avesse recitato una 'umra'".
Questo 'ahādīth viene
riportato da Ahmad ibn Hanbal, al-Nasa'i, Ibn Majah e Hakim
al-Nishaburi.
Quando
l'architetto Abdel-Wahed
El-Wakil ricevette l'incarico, nel XX secolo, della costruzione di
una moschea più grande che sostituisse la vecchia, intendeva
incorporare quest'ultima nel nuovo edificio religioso. Ma la vecchia
moschea venne demolita e sostituita dalla nuova, come
spesso gradiscono gli Wahhabiti dell'Arabia Saudita, estremamente ostili
a ogni traccia di oggetti antichi che potrebbero diventare oggetti di
blasfema venerazione.
La
nuova moschea è costituita da una sala delle preghiere di forma
rettangolare sollevata su una piattaforma superiore. La
sala delle preghiere, collegata al chiostro, comprende: uffici,
aree residenziali, fontana per le abluzioni, negozi, biblioteca.
Sei
ingressi aggiuntivi sono dislocati sulle facciate nord, est e ovest.
Quattro minareti segnano gli angoli della sala delle preghiere. I minareti poggiano su
basi quadrate, hanno sezione ottagonale che assume una forma cilindrica
verso la cima.
La
sala delle preghiere è organizzata attorno a un cortile centrale,
caratterizzato da sei grandi cupole poggianti su colonne affiancate. Un portico, a due campate in profondità, costeggia il cortile a est e ovest, mentre
un portico a una campata si trova sul lato nord, e separa dalla zona di
preghiera delle donne.
Quest'ultima,
che è contornata da uno schermo, è suddivisa in due parti da un
passaggio che congiunge l'entrata nord con il cortile.
Quando
la moschea di Qubāʾ
venne ricostruita nel 1986, è
stata mantenuta l'architettura classica di Medina - cupole bianche con
nervature e facciata di basalto all'esterno - qualità
che ricordano la semplicità di Medina. Il cortile, è contrassegnato da marmo nero, rosso e bianco. Esso è protetto da una tettoia che lo preserva
dal caldo torrido del giorno. Tralicci arabescati filtrano la
luce del palmeto esterno.

La moschea al-Qiblatayn,
o "moschea delle due Qibla", è una moschea di Medina storicamente importante per i Musulmani, in quanto è il luogo dove
secondo la tradizione il profeta Maometto ha ricevuto l'ordine da Allah di cambiare la Qibla da Gerusalemme a La
Mecca.
La
moschea conteneva due maharib.
Recentemente, la moschea è stata ristrutturata, eliminando il vecchio mihrāb rivolto a Gerusalemme e lasciando quello rivolto verso la Mecca.
La
moschea al-Qiblatayn è tra le tre moschee più antiche nella storia
dell'Islam, insieme alla moschea
Quba e alla Masjid al-Nabawi (moschea del Profeta).
Il
nome della moschea risale agli inizi dell'Islam e gli fu dato dai Compagni
del Profeta a seguito di un evento. Mentre il profeta stava
guidando la preghiera, ricevette una rivelazione da Allah con
l'indicazione di cambiare la qibla verso
la Ka'ba, che può essere letta nel versetto n. 144 della Sūra n.
2 del Corano: «Ti
abbiamo visto volgere il viso, al cielo. Ebbene, ti daremo un
orientamento che ti piacerà. Volgiti dunque verso la Sacra Moschea.
Ovunque siate, rivolgete il volto nella sua direzione. Certo, coloro a
cui è stato dato il Libro, sanno che questa è la verità che viene dal
loro Signore. Allah non è incurante di quello che fate.»
Secondo
le testimonianze, il Profeta che era orientato verso Gerusalemme, quando
ha ricevuto questo Versetto si è immediatamente voltato verso la Ka'ba e
quelli che erano dietro di lui hanno fatto lo stesso. Dopo questo fatto,
la moschea in cui ciò è avvenuto è stata chiamata “Masjid
al-Qiblatayn”. Molti pellegrini che si recano alla Mecca per il Hajj visitano
Medina ed alcuni di loro visitano la moschea al-Qiblatayn a causa del
suo grande significato storico.
La
moschea è stata inizialmente gestita dal Califfo ‘Umar ibn al-Khattāb.
Con l'ascesa dell'Impero ottomano, la moschea fu restaurata dal Sultano Solimano
il Magnifico.
La
sala di preghiera principale adotta una rigida geometria ortogonale e la
simmetria si accentua con l'uso di cupole e minareti gemelli. Vi sono alloggi per l'imam, il muezzin, e il
custode che stanno in un blocco ad ovest della struttura principale. La
differenza di livello nell'angolo sud-est è stata sfruttata per
ricavare un livello seminterrato per l'abluzione dei fedeli. A
nord, dove il livello del suolo è inferiore, la sala di preghiera è
rialzata. Si può accedere alla sala di preghiera dal cortile a nord,
che può essere raggiunto tramite scale e rampe.
La
sala di preghiera è composta da una serie di archi, che sostengono le
volte, che sono parallele per il muro della Qibla. Queste volte sono
interrotte da due cupole che stabiliscono un asse in direzione della
Mecca. La cupola principale a sud è sollevata per permettere alla luce
di filtrare verso l'interno direttamente sopra il mihrāb. La seconda è collegata alla prima da una piccola volta a crociera per
simboleggiare il passaggio da una Qibla all'altra. Sotto, una replica del mihrāb trovato
nella camera bassa della moschea della Roccia a Gerusalemme, che
ricorda il più antico mihrāb dell'islam.
Esternamente, il vocabolario architettonico è ispirato da elementi
tradizionali, per offrire un'immagine autentica di un sito storico.
Fonte:
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