Il Giappone sorge su una delle zone geologicamente più
instabili del pianeta, come attestano i frequenti
terremoti che colpiscono il suo territorio: basti
considerare, ad esempio, che un terzo dei 165
vulcani del Paese è ancora attivo. Si comprende
dunque come, oltre al pericolo rappresentato da
terremoti ed eruzioni, la topografia
dell'arcipelago sia in perenne mutamento.
Il territorio è costituito per il 75% da rilievi collinosi
e montuosi. Nel complesso, la morfologia è più
dolce nelle aree dominate dalle formazioni
vulcaniche, dove le colate di lava hanno smussato
le asperità dei versanti. Le aree pianeggianti
sono poche e sono concentrate per lo più lungo le
coste.
L'ambiente è stato ampiamente alterato dall'uomo anche se
i Giapponesi nutrono un profondo rispetto per la
natura e gli alberi in particolare. Per questo
motivo si è cercato di salvaguardare il più
possibile l'integrità delle foreste e, per ogni
albero tagliato, ne viene piantato un altro.
Spesso, però, il nuovo albero non appartiene alla
medesima specie di quello abbattuto, ma a una
economicamente più vantaggiosa o perché cresce
più rapidamente, o perché fornisce un legno di
qualità particolare. Di conseguenza, i boschi
vergini come quelli del Shirakami sono oggi sempre
meno numerosi.
Il rispetto per il passato, per gli antenati e per le
tradizioni è una caratteristica che
contraddistingue il popolo giapponese. Ed è
proprio questa ammirevole dote a motivare le cure
amorevoli, sancite da severe regole di
conservazione, cui è sottoposta l'ultima foresta
di faggi sopravvissuta in Giappone.
Questi superstiti, appartenenti alla specie Fagus crenata,
ammantano la catena montuosa di Shirakami, nel
nord dell'isola di Honshu. Denominata
"Shirakami-Sanchi" e protetta dal 1992
per un'estensione di
16.971 ettari
, la preziosa faggeta si trova in un'area remota,
compresa tra i 1000 e i
1200 metri
di altitudine e caratterizzata da inverni rigidi,
con abbondanti precipitazioni a carattere nevoso.
Dal punto di vista geomorfologico, le montagne di
Shirakami, costituite da rocce sedimentarie e
intrusive su una base di granito, nacquero in
seguito a intensi movimenti tellurici avvenuti
durante il Quaternario.
Il paesaggio si presenta come un vertiginoso susseguirsi di
gole e declivi, caratterizzati per la maggior
parte da una pendenza di ben 30°. I rari sentieri
scompaiono spesso tra le rocce e, sebbene antichi
documenti testimonino la pratica di attività
minerarie già in epoca Daido, all'inizio del IX
secolo (sembra che il famoso Buddha Gigante di
Nara sia stato fuso con il rame estratto a
Shirakami), le tracce della presenza umana
rimangono pressoché nulle.
Gli abitanti dei villaggi pedemontani si recano
sporadicamente nella foresta per raccogliere
funghi e piante medicinali, mentre sono circa 3000
ogni anno gli sportivi e i cacciatori che scalano
la montagna di Huatsamori, al margine dell'area
protetta. Particolare interessante, chi frequenta
il monte a scopo venatorio lo fa per perpetuare il
matagi, un'antica caccia cerimoniale
all'orso.
Oltre ai faggi, nella foresta di Shirakami-Sanchi sono
state identificate 500 specie vegetali. Non è un
numero particolarmente alto se paragonato ad altre
zone montuose giapponesi, tuttavia la flora è di
notevole interesse grazie alla presenza di
numerosi endemismi, di alcune piante considerate
in pericolo su scala globale - come
l’Hylotelephim tsugaruense e
la Poa
ogamontana - e di un'insolita abbondanza di
orchidacee diverse, tra le quali citiamo la
Calanthe
discolor, il Cypripedium yatabeanum e la Tipularia
japonica.

Alla ricchezza della flora giapponese si contrappone la
povertà della sua fauna soprattutto terrestre
(circostanza che si spiega considerando la natura
insulare dell'arcipelago), che conta molte meno
specie rispetto al resto del continente asiatico.
In Giappone sussiste una situazione simile a
quella indonesiana, determinata dalla cosiddetta
Linea di Wallace, che separa due regioni
biogeografìche. In questo caso si tratta della
Linea di Blakiston, che divide la fauna dell'isola
di Honshu (assimilabile a quella dell'Asia
meridionale) dalla fauna dell'isola di Hokkaido
(corrispondente invece a quella che popola la
regione sibcriana).
Nell'isola di Honshu, l'orso nero tibetano è l'omologo
dell'orso bruno siberiano caratteristico
dell'isola di Hokkaido. L'orso nero tibetano è
noto anche con il nome affascinante di orso della
luna o orso dal collare per il vistoso disegno
bianco intorno al collo. L'accanimento dei
bracconieri nei confronti di questo animale,
cacciato anche dalle tribù del gruppo etnico
degli Ainu, che si cibavano delle sue carni e
utilizzavano le sue pelli per coprirsi, ha messo
in pericolo la sopravvivenza della specie che oggi
si è ridotta a vivere nelle zone più impervie e
nascoste del Giappone e nelle aree protette come
Shirakami-Sanchi.
Un'altra specie interessante presente sui versanti scoscesi
di Shirakami, al di sopra dei 1000 metri
, è il serow, un cervide alto quasi un metro,
estremamente agile e capace di compiere balzi
spettacolari. In passato, i serow vivevano anche
nelle foreste dell'isola di Hokkaido. La caccia
indiscriminata ne aveva ridotto drasticamente la
popolazione e il divieto introdotto nel
1924 ha
consentito al serow di riprodursi al riparo delle
faggete di Honshu.
In Giappone la tutela della natura è un imperativo insito
nella coscienza del singolo: basti dire che nel
1981 - dunque ben prima dell'istituzione dell'area
protetta
- i locali
vinsero una battaglia contro le autorità,
colpevoli di aver approvato un piano per la
costruzione di una strada che avrebbe unito le
prefetture di Aomori e Akira, ma che di certo
avrebbe messo in pericolo l'equilibrio ambientale.

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