L'area
di conservazione del Pantanal, che si estende complessivamente per
187.818 ettari, è composta da un gruppo di quattro aree protette: il
Parco Nazionale Pantanal del Mato Grosso, la Riserva privata Dorochè,
la Riserva privata Acurizal e la Riserva privata Penha.
La
più importante sorgente d'acqua del Pantanal è il fiume Cuiabà,
affluente principale del Paraguay. Dal punto di vista funzionale, questi
due corsi d'acqua sono i più rilevanti di questa immensa zona umida. Il
sito dichiarato Patrimonio Mondiale si sviluppa nei bacini superiori di
entrambi i fiumi e svolge un ruolo importantissimo dal punto di vista
idrologico e della distribuzione floro-faunistica e mineralogica nel
complesso della regione del Pantanal. La zona possiede caratteristiche
naturali tipiche del Pantanal, come corridoi fluviali e di foresta, zone
umide e laghi di acque permanenti, praterie e boschi inondati
stagionalmente.
Le
riserve private Acurizal e Penha racchiudono inoltre la maggior parte
della catena delle montagne Amolar, che raggiungono i 900 metri di
altitudine sul livello del mare. Ciò determina il tratto più
caratteristico di questa zona umida: la brusca transizione tra gli
ambienti naturali inondati in alcune stagioni e le montagne, che
contribuisce al mantenimento di importanti processi biologici, creando
un gradiente ecologico unico in tutta la regione del Pantanal. Non
stupisce quindi il fatto di trovare, ad esempio, un immenso gruppo di
Victoria regia, una pianta acquatica amazzonica, e a pochi passi un
enorme cactus proveniente dalle regioni semi-aride.

Con
questa associazione tra zone umide e montagne Amolar, la vegetazione del
complesso è tra le più diversificate del Pantanal. Vi si trovano
associate infatti la savana arida, conosciuta con il nome di sertào, e
la foresta semidecidua del sud e del sudest brasiliano. Esiste anche una
zona di foreste alluvionali semidecidue formate da alberi che non
superano i quindici metri di altezza e da una fitta macchia, mentre
nelle aree inondate permanentemente appaiono isolotti galleggianti di
vegetazione fluviale.
Delle
250 piante acquatiche censite in tutto il Pantanal, cento sono contenute
nell'area di conservazione, ovvero il 40% del totale. Vicino ai fiumi e
nelle zone terrestri inondate crescono i boschetti di palme acurì,
piante tipiche delle zone umide che hanno reso popolare la regione. Le
pendici delle montagne Amolar presentano diversi tipi di vegetazione,
soprattutto la savana e il bosco boliviano secco di pianura, minacciato
di estinzione. In associazione con i monti Amolar si trova qui l'unica
zona forestale semidecidua ancora vergine di tutta la regione del
Pantanal.

Quanto
alla fauna, gli zoologi considerano il Pantanàl una delle zone umide
con una maggiore varietà di specie che, comprendendo l'ancora
sommariamente studiata categoria degli invertebrati, ammonterebbe al
numero favoloso di 150.000. I mammiferi sono un'ottantina, tra i quali
il giaguaro, l'ocelot, il formichiere gigante, l’armadillo, il tapiro
e la scimmia cappuccina.
Per
dimensioni spiccano l'elegante cervo delle paludi e il capibara che, con
i suoi 30 chilogrammi di peso, è il roditore più grosso del mondo.
L'avifauna conta 656 specie appartenenti a 66 famiglie. E, oltre all'ara
giacinto e ad altri 26 pappagalli, vi è una grande quantità di aironi,
egrette e altri uccelli acquatici.

L'ara
giacinto ha un'apertura alare di un metro e il piumaggio color blu
cobalto. Può vivere 80 anni e, allo stato selvaggio, si ciba
prevalentemente dei frutti dell'acini, una palma endemica del Brasile.
Ma, oltre alla bellezza e alla longevità, il pappagallo più grande del
mondo possiede altre doti. Perfetto animale da compagnia, si affeziona
al padrone ed è in grado di imparare a ripetere frasi nella lingua
degli umani e a fare esercizi di abilità. Per questo, al mercato
illegale degli animali - che, al mondo, ha un giro di affari stimato
intorno ai cinque miliardi di dollari - un esemplare costa tra gli 8.000
e i 10.000 dollari. Esistono circa 2500 are giacinto in cattività, ma
sono appena 3000 quelle che vivono libere nel Pantanàl. I cacciatori di
frodo, che catturano uccelli vivi per rivenderli come animali da
compagnia e uccidono i coccodrilli per l'altrettanto fruttuoso mercato
delle pelli, considerano il Pantanàl - con una buona dose di cinica
ironia -il "supermercato della natura".
Simbolo
del Parco brasiliano è una gru, lo jabiru che ha un piumaggio bianco
macchiato soltanto da un anello rosso sulla parte inferiore del collo e,
con un'apertura alare di 2,8 metri, è uno dei volatili più maestosi
del pianeta.
Inoltre,
un'ittiofauna ricca di 400 specie fa del Pantanàl la riserva di pesci
d'acqua dolce di maggiore rilievo del continente, mentre la presenza di
circa dieci milioni di caimani lo rende l'area con la maggiore
concentrazione di coccodrilli del pianeta. La fama della loro
pericolosità è immeritata, dato che i caimani sono animali poco
aggressivi, ma non si può dire lo stesso riguardo all'anaconda, il
rettile più comune del Pantanàl. Oltre che dalla caccia di frodo,
l'ecosistema del Pantanàl è minacciato da due mega-progetti che
interessano una vasta parte del suo territorio.

Il
primo è quello del Gasbol, che prevede un investimento di due miliardi
di dollari per la costruzione di un gasdotto tra Rio Grande in Bolivia e
Rio de Janeiro. Il secondo - che, secondo gli scienziati, cambierebbe
letteralmente i connotati all'ambiente - è quello della creazione della
Idrovia, una rete di canali navigabili lunga 3442 chilometri, frutto del
progetto congiunto di Argentina, Bolivia, Brasile, Uruguay e Paraguay.
Messa sulla carta alla fine degli anni Ottanta, l'Idrovia permetterebbe
di dimezzare i costi del trasporto delle merci, che finora viene fatto
su strada.
Ma,
a oggi, i lavori non sono ancora cominciati, forse a causa degli
altissimi costi, difficili da sopportare per Paesi che si trovano a
fronteggiare una grave crisi economica. O forse grazie all'agguerrita
campagna in favore della salvaguardia del Pantanàl, per la quale sono
state raccolte milioni di firme in tutto il Brasile: se la maggioranza
dei brasiliani, fino al 1990, a fatica sapeva della sua esistenza, in
quell'anno si appassionò alla sua sorte grazie a una telenovela
intitolata proprio Pantanàl, che raccontava la vita e gli amori di una
famiglia di allevatori residenti in una fazenda al margine dell'area
protetta, e che tenne per mesi il Paese incollato ai teleschermi.
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