Il
Parco nazionale Serra da
Capivara è un parco nazionale situato nel nordest del Brasile,
nello stato di Piauí.
E'
amministrato dall'Istituto Chico Mendes per la Conservazione della
Biodiversità. Fu creato per
proteggere l'area che comprende il più importante patrimonio
preistorico del Brasile, con una ricchezza di vestigia archeologiche
conservatesi per millenni grazie all'equilbrio dell'ecosistema, oggi
estremamente a rischio.
Situato
in una regione dal clima semiarido, frontiera tra due grandi formazioni
gelogiche, il bacino sedimentario del Maranhão-Piauí e la depressione
periferica del fiume São Francisco, il parco presenta un rilievo
formato da colline, valli e altopiani. L'ambiente morfo-climatico è
quello della caatinga con zone di transizione col cerrado al margine
nord. Le “foreste bianche” del nordest del Brasile, “caatingas”
nella lingua dei nativi, sono formazioni biogeografiche caratterizzate
da piante xerofile (che perdono le foglie nella stagione secca). La
vegetazione è formata da arbusti sottili, estremamente ramificati, con
tronco liscio e rami corti e duri, spesso spinosi. Le foglie piccole e
rade lasciano passare la luce. La vegetazione erbacea generalmente è
presente solo durante la stagione delle piogge.

Le
ricerche realizzate nel parco hanno riscontrato la presenza di 33 specie
di mammiferi non volatori, 24 di pipistrelli, 208 specie di uccelli, 208
di lucertole, 34 di anfibi. Il maggior predatore della regione del parco
è il giaguaro.
Area di
maggior concentrazione di siti preistorici del continente americano e
dichiarato nel 1991 Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO, il parco
presenta una densa concentrazione di siti archeologici, la maggior parte
con pitture e incisioni rupestri di epoca preistorica. Ad oggi sono
stati catalogati 912 siti archeologici, dei quali 657 presentano pitture
rupestri in ripari sotto roccia, attribuiti a popolazioni di
cacciatori-raccoglitori. Gli altri siti sono all’aria aperta e sono
accampamenti o villaggi di agricoltori-ceramisti, siti funerari e siti
paleo-archeologici. Sono stati ritrovati reperti ossei umani ed animali,
manufatti ceramici datati 8.960 anni (i più antichi finora ritrovati
nel continente americano) e circa 30.000 figure dipinte su roccia, le più
antiche datate 26.000 – 20.000 BP (before present).
Queste
datazioni così antiche, così come quelle di altri siti in Cile,
Messico e Stati Uniti, hanno portato alcuni archeologi sudamericani e
statunitensi a mettere in discussione o quantomeno a rivedere la teoria
di Clovis secondo la quale l’homo sapiens avrebbe raggiunto per la
prima volta il continente americano attraverso lo stretto di Bering
10.500-13.000 anni fa.
La progressiva decifrazione dell’iconografia svela importanti aspetti
della vita e delle credenze religiose delle popolazioni preistoriche
succedutesi nell’ambito del parco.
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