Riserva della barriera corallina
Belize
 
PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1996

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Il canale di Bacalar Chico separa la penisola messicana dello Yucatàn da Cayo Ambergris, nel territorio del Belize. E un braccio di mare così stretto da essere stato addirittura considerato irrilevante dai messicani, che per lungo tempo hanno rivendicato il possesso di Ambergris, un'isola con un mare straordinariamente pescoso e una barriera corallina tra le più spettacolari del mondo. Del resto, anche il popolo Maya aveva stabilito qui la base per i suoi commerci marittimi. E successivamente era stata un porto di pirati inglesi che, oltre a trovarvi riparo dopo le loro scorrerie, raccoglievano sulle sue spiagge la secrezione delle balene portata dalle maree.

Meglio nota come ambra grigia - da cui il nome dell'isola, Ambergris - questa era un bene che in Europa, dove veniva largamente utilizzata nell'industria dei profumi, veniva pagata a peso d'oro. Ma tutta la costa e i cayos del Belize, racchiusi nella barriera corallina più grande dell'emisfero boreale, sono ricchi di tesori. Anche se il concetto stesso di "tesoro" è cambiato dai tempi dei corsari britannici ai giorni nostri.

Diversamente dalle formazioni coralline degli altri Paesi delle regione caraibica, la barriera del Belize si distende parallelamente alla costa, dalla quale è separata da una laguna marina di acque tranquille. Con 206 chilometri di lunghezza, si tratta del secondo sistema corallino al mondo dopo la Grande Barriera Corallina australiana. 

Al di là della barriera si trovano tre grandi sistemi di atolli: le isole di Turneffe, un vero e proprio labirinto di isole e isolotti coperti da alberi di mangrovie, che si estendono per circa 33.000 ettari, con una grande laguna centrale; la scogliera Lighthouse, di 12.000 ettari, in cui si trovano due dei sette luoghi dichiarati Patrimonio dell'Umanità; e la scogliera Glovers, di 13.200 ettari, situata più a sud. 

Le sette aree scelte dall'UNESCO sono, da nord a sud: Boca Balacar Chico, di 10.700 ettari, al confine con le acque territoriali messicane; Blue Mole, di 4.700 ettari, una profonda fossa marina situata nella laguna interna della scogliera di Lighthouse, a lungo oggetto di ricerche da parte dell'equipe di Jacques Cousteau; Half Moon Cay, un monumento naturale di 3900 ettari situato a sudest dell'atollo Lighthouse, che offre un habitat straordinariamente favorevole alla nidificazione degli uccelli marini, tra i quali le sule piedirossi e le fregate; Glovers Reef, di 30.800 ettari, che ospita un'importante colonia nidificante di sterne stolide brune e che comprende anche la Riserva Marina Glovers Reef; South Water Gay, di 29.800 ettari, situato in piena barriera corallina; Laughing Bird Cay, di 4.300 ettari, una riserva marina nella quale nidificano sule piedirossi, sule fosche e fregate, e che risulta particolarmente adatta all'attività subacquea grazie alla limpidezza delle sue acque; infine Sapadilla Cayes, di 12 700 ettari, un sistema di isolotti sabbiosi praticamente vergini situato a sud della barriera corallina.

Lungo gli atolli e la barriera corallina sono disseminati più di 450 isolotti, alcuni totalmente ricoperti di sabbia bianca, altri invasi da una fitta foresta di mangrovie, altri ancora colonizzati da una vegetazione arbustiva interrotta da palme. Sono state individuate 178 specie vegetali terrestri e 247 specie di piante marine, tra le quali abbonda il cosiddetto cibo della tartaruga. La ricchezza di questo ambiente marino si riflette anche nelle oltre 500 specie di pesci, nelle 350 di molluschi e nelle 6 di coralli, oltre che nelle centinaia di crostacei, ricci e stelle di mare, spugne e oloturie.

La lunga catena di corallo del Belize è importante non soltanto per gli uccelli marini che nidificano nelle rigogliose foreste di mangrovie, ma anche perché costituisce uno degli ultimi santuari per alcune specie minacciate, come il manato delle Antille e il coccodrillo americano. Sulle ampie e solitarie spiagge giungono a nidificare le tartarughe marine, tra cui la tartaruga verde, la tartaruga liuto e quella embricata. I pericoli che attualmente minacciano le barriere coralline nel mondo sono molti: l'eccessivo sfruttamento delle risorse marine, l'incremento del turismo di massa, l'inquinamento delle acque provocato dalle sostanze utilizzate in agricoltura e dagli scarichi urbani. Tutte queste insidie incombono anche sulle scogliere del Belize, sebbene in modo meno dirompente grazie alla scarsa pressione demografica nella zona.  

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La regione costiera del Belize costituisce uno degli ecosistemi rocciosi meglio conservati dell'emisfero boreale, al punto che qui è ancora possibile osservare il fenomeno di sviluppo della scogliera, che purtroppo non è più in atto nelle altre scogliere caraibiche.  

Ma ciò che fa del Belize una meta privilegiata per i subacquei è la presenza di 65 specie di coralli, oltre 500 pesci - tra i quali folte colonie di cernie -, 45 crostacei, 350 molluschi e una grande varietà di spugne. L'area ospita anche la più grande popolazione di manati del pianeta, stimata intorno a 700 esemplari, e numerose spiagge in cui nidificano le tartarughe. Infine, le lagune e le isole sono l'habitat di sule, ibis, fenicotteri e gabbiani.

La natura marina è la principale fonte di reddito dello Stato del Belize che, se da un lato ha compreso l'importanza della sua tutela, ha concesso un numero forse troppo elevato di licenze per la costruzione di strutture turistiche. Anche se, almeno per ora, i pericoli per l'ecosistema vengono principalmente dalle insidie del clima. Come quella della corrente del Nino, che nel 2000 ha provocato la morte di numerosi coralli.

Il Great Blue Hole (Grande Voragine Blu) è una grande dolina carsica subacquea situata ad est delle coste del Belize, nel Mar dei Caraibi.

Si trova vicino al centro dell'atollo di Lighthouse Reef, a circa 60 km di distanza da Belize City. La cavità è quasi perfettamente circolare, larga oltre 300 metri e profonda 123 metri.

Belize3.jpg (95504 byte)Si formò come grotta calcarea durante l'ultima Era Glaciale quando il livello del mare era molto più basso. Quando l'oceano iniziò a rialzarsi la grotta si allagò e il tetto collassò verso il basso, dando forma ad una valle di crollo sommersa.

Il Great Blue Hole è di grande interesse per la subacquea, anche se per via delle pareti quasi verticali (a volte anche a parete strapiombante) e della grande profondità la parte più bassa della cavità è poco visitata.

Il vero motivo di richiamo sono le pareti stesse, da circa 30 metri di profondità, che sono caratterizzate da un grandissimo numero di stalattiti, alcune lunghe fino a 12 metri. I subacquei possono nuotare tra di esse, a patto di prestare grande attenzione al proprio assetto. Più in profondità inizia il regno delle immersioni tecniche, con passaggi più angusti.

Il Great Blue Hole è molto frequentato da squali leuca, che potrebbero dare problemi ai subacquei sebbene non ci siano stati, fino ad ora, casi di attacchi all'uomo.