|
Al
largo della Guinea-Bissau,
sparse nell’Oceano Atlantico
come perle irregolari, le
Isole Bijagós, che si
estondono su una superficie
totale di oltre 10.000
chilometri, restano uno
degli arcipelaghi più
affascinanti e ancora poco
battuti dal turismo
internazionale.
Sono
88 isole e isolotti, di cui
solo una ventina abitati
stabilmente: un mosaico di
sabbia bianca, mangrovie,
foreste tropicali e villaggi
tradizionali, dove la vita
scorre al ritmo lento delle
maree.
Le
isole principali sono:
-
Formosa, 140,3 km²
-
Caravela, 125,7 km²
-
Orango, 122,7 km²
-
Roxa, 111 km²
-
Orangozinho, 107 km²
-
Uno, 104,0 km²
-
Carache, 80,4 km²
-
Bubaque, 75 km²
-
Bolama, 65 km²
-
Galinhas, 50 km²
Solo
20 delle 88 isole sono
abitate.
Le
isole sono state scoperte dal
navigatore genovese Antoniotto
Usodimare e dal
navigatore veneziano Alvise
Da Mosto nel 1456 durante il loro viaggio di ritorno in Portogallo
 Secondo
l’Unesco, qui vivono specie
rare come tartarughe verdi e
liuto, lamantini e delfini, ma
anche 870.000 specie diverse
di uccelli migratori. Di
particolare importanza è
l’isolotto di Poilau, uno
dei principali siti di
nidificazione delle tartarughe
marine al mondo.
L’arcipelago comprende anche
mangrovie e zone intertidali,
che svolgono un ruolo
fondamentale nell’ecosistema
della regione.
Il
primo tentativo di includere
l’arcipelago nella lista del
Patrimonio mondiale risale al
2012, ma all’epoca mancavano
le motivazioni scientifiche e
la partecipazione della
popolazione locale: nel corso
degli anni, sono state
condotte ricerche su larga
scala e si è tenuto conto
degli interessi della
popolazione. L’arcipelago è
stato dichiarato riserva della
biosfera dall’Unesco nel
1996 e ora ufficialmente
iscritto come Patrimonio
mondiale dell’umanità, un
nuovo status che dovrebbe
contribuire a preservare gli
ecosistemi e a sviluppare un
turismo sostenibile. Solo una
ventina di isole sono abitate
in modo permanente.

Bubaque
è la capitale informale
dell’arcipelago e punto di
partenza ideale per esplorare
le isole. Collegata con la
terraferma da traghetti e
piccoli voli interni, è
l’isola più sviluppata
turisticamente, pur mantenendo
un’atmosfera autentica.
Il
piccolo villaggio principale
offre mercatini colorati,
alloggi semplici ma
accoglienti e ristorantini
dove gustare pesce fresco e
ostriche delle mangrovie.
Lungo le coste, le spiagge di
sabbia bianca si alternano a
fitte foreste tropicali,
ideali per escursioni guidate.
Orango
National Park è la gemma
naturalistica delle Bijagós.
Qui vive una popolazione unica
al mondo di ippopotami anfibi
che, a differenza dei loro
simili africani, amano
rinfrescarsi nell’acqua
salmastra delle lagune
costiere e perfino nuotare in
mare.
Il
parco, istituito nel 1997,
tutela un ecosistema
straordinario fatto di savana
erbosa, foreste di palme,
mangrovie e spiagge deserte
dove nidificano tartarughe
marine.

Chi
cerca comfort e relax trova in
Rubane l’isola
perfetta. Piccola e
verdissima, ospita alcuni dei
lodge più raffinati
dell’arcipelago, spesso
gestiti da europei innamorati
delle Bijagós che hanno
scelto di stabilirvisi.
Qui
l’esperienza è fatta di
silenzi, bagni in acque
cristalline, gite in piroga
tra le mangrovie e
degustazioni di aragosta alla
griglia al tramonto. Rubane è
anche un ottimo punto di
partenza per escursioni alle
isole vicine, facilmente
raggiungibili in barca.
Per
chi ama la storia, Bolama
è una tappa emozionante. Fu
la prima capitale della
Guinea-Bissau sotto i
portoghesi, e ancora oggi
conserva resti suggestivi
dell’epoca coloniale: grandi
edifici in stile neoclassico,
ormai inghiottiti dalla
vegetazione, che raccontano di
un passato di fasti e
abbandono.
Passeggiare
tra queste rovine circondate
da palme è come camminare in
una città fantasma, sospesa
tra decadenza e poesia. La
popolazione locale, cordiale e
ospitale, vive ancora in parte
negli antichi palazzi,
adattandoli alle proprie
esigenze quotidiane.

Le
isole settentrionali
dell’arcipelago, come Caravela
e Carache, sono luoghi
ideali per chi desidera vivere
la natura in totale
isolamento. Qui le spiagge si
estendono per chilometri senza
traccia umana, diventando il
teatro della nidificazione
delle tartarughe verdi e
caretta.
La
visita è particolarmente
suggestiva tra luglio e
ottobre, quando le tartarughe
depongono le uova. Le guide
locali accompagnano i
visitatori di notte, nel
rispetto dei delicati
ecosistemi, per assistere a
uno spettacolo naturale
indimenticabile.
Al
di là delle singole isole, il
vero tesoro dell’arcipelago
è la cultura del popolo
Bijagó, che conserva
un’identità unica. Le isole
sono organizzate secondo un
sistema matriarcale: le donne
hanno un ruolo centrale nelle
decisioni familiari e
comunitarie.
I
riti d’iniziazione, le danze
tradizionali e le maschere
lignee sono ancora parte
integrante della vita
quotidiana e scandiscono le
tappe fondamentali della vita:
nascita, matrimonio, passaggi
di età. Per i visitatori
rispettosi, è possibile
assistere a cerimonie
pubbliche, sempre accompagnati
da guide locali che spiegano
il significato profondo di
ogni gesto.

|