Ecosistemi costieri  e marini dell'arcipelago delle Bijagòs - Omati Minhô
Guinea Bissau
  
PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 2025
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Al largo della Guinea-Bissau, sparse nell’Oceano Atlantico come perle irregolari, le Isole Bijagós, che si estondono su una superficie totale di oltre 10.000 chilometri,  restano uno degli arcipelaghi più affascinanti e ancora poco battuti dal turismo internazionale. 

Sono 88 isole e isolotti, di cui solo una ventina abitati stabilmente: un mosaico di sabbia bianca, mangrovie, foreste tropicali e villaggi tradizionali, dove la vita scorre al ritmo lento delle maree.

Le isole principali sono:

- Formosa, 140,3 km²

- Caravela, 125,7 km²

- Orango, 122,7 km²

- Roxa, 111 km²

- Orangozinho, 107 km²

- Uno, 104,0 km²

- Carache, 80,4 km²

- Bubaque, 75 km²

- Bolama, 65 km²

- Galinhas, 50 km²

Solo 20 delle 88 isole sono abitate.

Le isole sono state scoperte dal navigatore genovese Antoniotto Usodimare e dal navigatore veneziano Alvise Da Mosto nel 1456 durante il loro viaggio di ritorno in Portogallo

Bijagos3.jpg (330958 byte)Bijagos2.jpg (742011 byte)Secondo l’Unesco, qui vivono specie rare come tartarughe verdi e liuto, lamantini e delfini, ma anche 870.000 specie diverse di uccelli migratori. Di particolare importanza è l’isolotto di Poilau, uno dei principali siti di nidificazione delle tartarughe marine al mondo. L’arcipelago comprende anche mangrovie e zone intertidali, che svolgono un ruolo fondamentale nell’ecosistema della regione.

Il primo tentativo di includere l’arcipelago nella lista del Patrimonio mondiale risale al 2012, ma all’epoca mancavano le motivazioni scientifiche e la partecipazione della popolazione locale: nel corso degli anni, sono state condotte ricerche su larga scala e si è tenuto conto degli interessi della popolazione. L’arcipelago è stato dichiarato riserva della biosfera dall’Unesco nel 1996 e ora ufficialmente iscritto come Patrimonio mondiale dell’umanità, un nuovo status che dovrebbe contribuire a preservare gli ecosistemi e a sviluppare un turismo sostenibile. Solo una ventina di isole sono abitate in modo permanente.

Bubaque è la capitale informale dell’arcipelago e punto di partenza ideale per esplorare le isole. Collegata con la terraferma da traghetti e piccoli voli interni, è l’isola più sviluppata turisticamente, pur mantenendo un’atmosfera autentica.

Il piccolo villaggio principale offre mercatini colorati, alloggi semplici ma accoglienti e ristorantini dove gustare pesce fresco e ostriche delle mangrovie. Lungo le coste, le spiagge di sabbia bianca si alternano a fitte foreste tropicali, ideali per escursioni guidate.

Orango National Park è la gemma naturalistica delle Bijagós. Qui vive una popolazione unica al mondo di ippopotami anfibi che, a differenza dei loro simili africani, amano rinfrescarsi nell’acqua salmastra delle lagune costiere e perfino nuotare in mare.

Il parco, istituito nel 1997, tutela un ecosistema straordinario fatto di savana erbosa, foreste di palme, mangrovie e spiagge deserte dove nidificano tartarughe marine.

Chi cerca comfort e relax trova in Rubane l’isola perfetta. Piccola e verdissima, ospita alcuni dei lodge più raffinati dell’arcipelago, spesso gestiti da europei innamorati delle Bijagós che hanno scelto di stabilirvisi.

Qui l’esperienza è fatta di silenzi, bagni in acque cristalline, gite in piroga tra le mangrovie e degustazioni di aragosta alla griglia al tramonto. Rubane è anche un ottimo punto di partenza per escursioni alle isole vicine, facilmente raggiungibili in barca.

Per chi ama la storia, Bolama è una tappa emozionante. Fu la prima capitale della Guinea-Bissau sotto i portoghesi, e ancora oggi conserva resti suggestivi dell’epoca coloniale: grandi edifici in stile neoclassico, ormai inghiottiti dalla vegetazione, che raccontano di un passato di fasti e abbandono.

Passeggiare tra queste rovine circondate da palme è come camminare in una città fantasma, sospesa tra decadenza e poesia. La popolazione locale, cordiale e ospitale, vive ancora in parte negli antichi palazzi, adattandoli alle proprie esigenze quotidiane.

Le isole settentrionali dell’arcipelago, come Caravela e Carache, sono luoghi ideali per chi desidera vivere la natura in totale isolamento. Qui le spiagge si estendono per chilometri senza traccia umana, diventando il teatro della nidificazione delle tartarughe verdi e caretta.

La visita è particolarmente suggestiva tra luglio e ottobre, quando le tartarughe depongono le uova. Le guide locali accompagnano i visitatori di notte, nel rispetto dei delicati ecosistemi, per assistere a uno spettacolo naturale indimenticabile.

Bijagos8.jpg (275110 byte)Al di là delle singole isole, il vero tesoro dell’arcipelago è la cultura del popolo Bijagó, che conserva un’identità unica. Le isole sono organizzate secondo un sistema matriarcale: le donne hanno un ruolo centrale nelle decisioni familiari e comunitarie.

I riti d’iniziazione, le danze tradizionali e le maschere lignee sono ancora parte integrante della vita quotidiana e scandiscono le tappe fondamentali della vita: nascita, matrimonio, passaggi di età. Per i visitatori rispettosi, è possibile assistere a cerimonie pubbliche, sempre accompagnati da guide locali che spiegano il significato profondo di ogni gesto.