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Le
officine Fagus sono un complesso
industriale costruito a partire
dal 1911 ad Alfeld an der Leine,
nella Bassa Sassonia poco a sud di
Hannover. Il loro completamento è
il primo importante progetto
dell’architetto tedesco Walter
Gropius (1883-1969).
Ventottenne, nel 1911 apre a
Berlino uno studio professionale
dopo un apprendistato svolto da Peter
Beherns. Questa attività
lo vede affiancato fino al 1925
con un altro dei più dotati
allievi di Behrens, Adolf Meyer.
La
commessa giunge da Carl
Benscheidt, proprietario di
un’azienda produttrice di stampi
per scarpe. Il nome aziendale
deriva dal nome latino di una
specie botanica, il ‘fagus
sylvatica’, legno
di faggio con cui
erano prodotti gli stampi.
Prosegue, dedicandosi inizialmente
alla definizione delle facciate,
un incarico precedentemente
affidato all’architetto Eduard
Werner, che imposta planimetrie e
orientamento del complesso. Il
complesso viene ampliato e rivisto
fino al 1925.
Il
complesso delle officine Fagus è
composto da 10
edifici divenuti un manifesto
mondiale della modernità.
Nel 1911 creano in Europa una
nuova tipologia architettonica,
innovativa, contemporanea e
attenta alla produzione e ai
lavoratori. Definiscono anche i
canoni di una nuova estetica
industriale. Uno dei punti focali
del progetto è l’umanizzazione
dell’ambiente di lavoro
attraverso la luce, l’aria e la
più corretta e funzionale
organizzazione interna.
Erede
pienamente consapevole della
lezione della monumentale fabbrica
di turbine AEG, realizzata a
Berlino da Behrens nel 1909, sviluppa
gli elementi di una nuova e
leggera estetica industriale.
Gli
elementi caratterizzanti della sua
architettura sono evidenti fin dai
suoi fronti, chiusi da curtain
wall continui che permettono
l’apertura di ampie superfici
finestrate. Queste portano
all’interno un’abbondanza di
luce e aria. Il curtain
wall evidenzia
l’indipendenza tra involucro e
struttura portante in cemento
armato, che consente di
‘svuotare’ angoli che vengono
poi chiusi da leggeri pannelli di
vetro intelaiato.
La struttura
portante permette di
sfruttare tutte le possibilità
offerte dal sistema a scheletro,
che libera completamente le
planimetrie dei diversi livelli e
le loro altezze interne. Anche la
distribuzione delle diverse parti
dello stabilimento segue
strettamente le esigenze dettate
dalla produzione. Collegato alla
vicina ferrovia, qui colloca le
segherie, il locale per la
vaporizzazione e un grande
magazzino per lo stoccaggio del
legno.
L’edificio
principale, ad esso
collegato, comprende un’area
essiccazione, una per la
lavorazione, la sala macchine e
l’area spedizioni. Gli uffici
sono posizionati ai piani
superiori. La fucina è distaccata
dai volumi principali.
I materiali definiscono
una nuova e negli anni a venire
fortunata estetica industriale.
Questa è fatta di cemento
armato, vetro e metallo e
si affianca a presenze più
tradizionali, quali il laterizio
che riveste gli esterni
richiamando la soluzione della
fabbrica AEG di Berlino.
Il
complesso delle fabbriche Fagus è
ancora oggi in funzione,
proprietà della Fagus
Grecon. Ad Alfeld si è riusciti a
compiere un’azione che in Italia
sembra essere ancora estremamente
difficile. Si è coniugata una
musealizzazione ‘attiva’ con
le esigenze produttive ed
economiche. Il complesso è
infatti oggi ancora un luogo di
produzione che è possibile
visitare attraverso tour
guidati strutturati. Al suo
interno è possibile organizzare
eventi e incontri.
Il
complesso Fagus è stato risparmiato
dai bombardamenti della seconda
guerra mondiale, ma non
dagli inevitabili segni del tempo.
Tra
1985 e 2001 le officine sono state
sottoposte a una serie di restauri
estremamente attenti e
consapevoli del loro valore e
ruolo nella storia
dell’architettura. Sono state
classificate come monumento fin
dal 1946, caso eccezionale per un
complesso produttivo. Gli
interventi sugli edifici sono gestiti
dallo Steering Committee,
garante del rispetto delle precise
indicazioni concordate in accordo
con gli organismi pubblici di
conservazione dei monumenti. I
fondi per gli interventi
straordinari sono partecipati da
fondi pubblici.
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