Megaliti di Carnac e delle rive del Morbihan
Francia

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La cittadina francese di Carnac sorge alla foce del fiume Crach, sulla costa del Morbihan bagnata dalle acque della raccolta baia di Quiberon. Carnac è circondata da monumenti megalitici di ogni natura e dimensione, i cui famosi allineamenti costituiscono l'aspetto più noto e sensazionale; ma ci sono anche tombe a corridoio e a galleria, dolmen, grandi menhir isolati, tumuli allungati o tondi, che si affiancano agli allineamenti e a volte vi si addentrano, e che interessano i dintorni dell'abitato. Carnac significa "pietraia": nome più significativo non poteva esserle attribuito. 

Gli allineamenti di Carnac sono un insieme di quattro siti megalitici (Kermario, le Ménec, Kerlescan, Petit Ménec), situati nei comuni di Carnac e La Trinité-sur-Mer, in Bretagna, e tra i complessi più estesi al mondo con circa 3.000 monoliti, eretti intorno al 4.500 a.C., disseminati nella campagna bretone. Sono costituiti da menhir e recinti megalitici associati a tombe individuali (tumuli megalitici) o a tombe collettive (dolmen) che si estendono per più di quattro chilometri. Il sito comprende, fra l'altro, il più grande menhir preistorico attualmente conosciuto, quello di Locmariaquier, lungo 20 metri e pesante 300 tonnellate.

Sebbene le pietre risalgano al 4500-3300 a.C., le credenze moderne le associano alle occupazioni romane del I secolo d.C. e successivamente alle occupazioni cristiane. Una leggenda cristiana associata alle pietre sostiene che fossero soldati pagani all'inseguimento di Papa Cornelio quando li trasformò in pietra. In Bretagna la tradizione locale sostiene che la ragione per cui si trovano in linee così perfettamente rette è che sono una legione romana trasformata in pietra dal Mago Merlino.

Negli ultimi secoli, molti dei siti sono stati trascurati, con segnalazioni di dolmen utilizzati come ricoveri per pecore, stalle per polli o persino forni. Ancora più comunemente, le pietre sono state rimosse per far posto a strade o per essere utilizzate come materiali da costruzione. La gestione continua dei siti rimane un argomento controverso.

Secondo il documentario della BBC A History of Ancient Britain di Neil Oliver, gli allineamenti sarebbero stati costruiti da cacciatori-raccoglitori ("Questi non sono stati eretti da agricoltori neolitici, ma da cacciatori del Mesolitico"). Ciò li collocherebbe in una categoria diversa da Stonehenge in Inghilterra, opera dei primi agricoltori europei. La questione di quali persone debbano essere attribuite alle pietre di Carnac è ancora dibattuta.

COMPOSIZIONE - Queste costruzioni di pietra consistono in menhir allineati o disposti in cerchio, che si ergono in un paesaggio megalitico insieme a menhir isolati, tombe individuali (tumuli) e collettive (dolmen).

A ovest

- Le Ménec. Situato a ovest di Carnac, è attualmente formato da 1.050 pietre allineate su una lunghezza di 950 metri.

Il villaggio di Le Ménec sorge all'interno del cerchio formato da 71 massi che si ergono uno a fianco all'altro. Tale complesso, di forma ovale, è spostato verso sud rispetto alle undici file di menhir che vi confluiscono. Uno di questi massi, il Gigante di Le Ménec, alto 3,50 metri, è sicuramente più antico rispetto all'allineamento stesso.

- Toul-Chignan è il prolungamento orientale del gruppo di Le Ménec e si interrompe in prossimità di un cerchio tuttora visibile su entrambi i lati.

Più a est, si possono scorgere alcuni monoliti isolati.

A est

- Kermario è forse il sito di Carnac maggiormente frequentato, grazie alle dimensioni gigantesche dei suoi monoliti. Tale fama ha però alimentato un fenomeno di erosione dovuto alla presenza umana, che ha portato alla chiusura dell'accesso al sito. A ovest è presente una curva della strada che si suppone fosse il luogo in cui sorgeva il cerchio megalitico che delimitava l'estremità dell'allineamento. Vi è inoltre un dolmen privo del cairn originario.

- Il dolmen, un sepolcro collettivo, era un tipo di sepoltura molto utilizzato nel Neolitico. Luogo di riposo per molti defunti, si presenta sotto forma di un cairn (non più presente) che ricopre l'architettura megalitica dei corridoi e della camera funeraria. Dopo aver attraversato la Petite Métairie, le file di menhir risalgono sul pianoro di Le Moulin de Kermaux per poi discendere di nuovo verso lo stagno di Kerloquet, scavato nel XIX secolo.

- La località di Le Manio presenta file di menhir che scavalcano un tumulo funerario a loro antecedente e in cima al quale si erge un menhir alto ben 3,50 metri. Nel 1922 gli scavi condotti in questo tumulo, hanno portato alla luce arredi molto importanti attualmente esposti al Museo della preistoria di Carnac.

- Il quadrilatero di Le Manio, situato più a est, è stato restaurato all'inizio del XX secolo. È formato da blocchi di granito locale alti un metro che si ergono uno accanto all'altro. Secondo le antiche descrizioni, la sua funzione era quella di delimitare un tumulo individuale.

- Il Gigante di Le Manio, si erge più a sud, con i suoi sei metri circa di altezza è il monolito più alto del sito.

- Kerlescan è formato da tredici file di menhir ancora in ottime condizioni. Questi allineamenti convergono a ovest verso i resti di un cerchio quadrangolare chiuso, a nord, da un lungo tumulo sul quale si erge un alto menhir posto sull'estremità occidentale. Le depressioni artificiali presenti al centro fanno supporre saccheggi di questo tumulo. Infatti, essendo il contenuto di questo tipo di tomba molto pregiato, suscitava l'avidità degli “antiquari” del XVIII secolo e XIX secolo.

- Le Petit Ménec, sorge nel comune di La Trinité sur-Mer e prolunga con i suoi allineamenti il sitodi Kerlescan.

STUDI E IPOTESI - Nel corso dei secoli i monoliti hanno destato l'interesse degli studiosi e la curiosità degli abitanti a causa della loro natura tuttora misteriosa. A partire dal XVIII secolo gli eruditi iniziarono ad interessarsi ai megaliti. Il marchese Christophe Paul de Robien, presidente del Parlamento di Bretagna che conia in quest'occasione le definizioni di dolmen e menhir, fu il primo a teorizzare l'ipotesi che potessero essere stele funerarie degli antichi abitanti celti. 

Un'altra ipotesi, sostenuta dall'ingegnere capo del genio reale a Port-Louis, Royer de La Savaugère, è quella che gli allineamenti fossero vestigia di un campo militare di Cesare, il quale durante la guerra gallica presidiò il luogo per sconfiggere la tribù dei Veneti. Inoltre Savaugère realizzò una pianta nella quale si evidenziava la distanza regolare di circa 2 metri tra una fila di menhir e l'altra.

Nel XIX secolo vengono corretti, da parte di Jacques Boucher il concetto di preistoria datazione della comparsa dell'uomo, vivacizzando la discussione sui reperti antichi. Tra il 1864 e il 1872 gli inglesi W. C. Lukis e Sir H. Dryden realizzarono delle piante più precise degli allineamenti di Carnac, che sono ancor oggi conservate a Guernsey, Londra e Oxford. 

Nel 1873 venne affidata la prima missione di studi ufficiale a Henri du Cleuziou che realizzò numerosi disegni, viste panoramiche e sezioni trasversali di Carnac. I suoi lavori vennero pubblicati in uno dei primi libri di divulgazione sull'argomento: La Création du monde, all'interno del quale però lo spazio di visibilità del tema fu limitato. Vennero condotti ulteriori studi dal Comandante A. Devoir, in particolare sugli angoli delle orientazioni solari, evidenziando l'asse che lega l'osservatore nel solstizio d'estate al punto del sorgere del sole.

Successivamente numerosi astronomi si interessarono agli allineamenti, fra cui il britannico Sir Norman Lockyer. Tra il 1877 e il 1878 lo scozzese James Miln, viaggiatore e appassionato d'archeologia, condusse degli scavi nella zona di Kermario. Miln, precursore della moderna archeologia, registrò sistematicamente ritrovamenti portati alla luce, annotazioni che pubblicò nel 1881. 

Il ritrovamento di cocci gallici e romani lo convinsero maggiormente dell'ipotesi del “campo romano”, tuttavia le sue ricerche lo portarono ad evidenziare una netta distinzione tra il livello risalente all'epoca romana e quello d'incastro dei menhir, molto più antico. Nel 1882, dopo la morte di Miln, a Carnac venne inaugurata una struttura per custodire e conservare gli innumerevoli oggetti e reperti portati alla luce da lui. Agli inizi del ‘900 il politecnico R. Kerviler applicò ai megaliti le primizie della metrologia.

Tra il 1900 e il 1926 vennero pubblicate più di 1200 raffigurazioni dettagliate dei megaliti, ragguagliando il mondo intero dell'esistenza di questo misterioso e affascinante complesso. Nel 1950 con l'introduzione di metodi di datazione come il carbonio 14 fu possibile risalire con sicurezza all'effettiva età degli allineamenti. 

È stato appurato che i primi monoliti della zona risalgono al 4000 avanti Cristo, ossia 2000 anni prima rispetto a quanto ipotizzato nella prima metà del ‘900. Nel 1982 John Michell pubblica Megalitomania in cui la maggior parte dei megaliti del sito vengono ricondotti ai Celti, specialmente per quanto riguarda la zona di Kermario.

I caratteri comuni dei grandi allineamenti presenti a Carnac portano a pensare che potrebbero essere stati luoghi dediti alla celebrazione di culti. Le file potrebbero rappresentare grandi viali che portano ai cerchi costruiti in posizioni sopraelevate, e quindi privilegiate, che racchiudono il complesso megalitico. La presenza di uno spazio religioso aperto (le file di menhir) insieme a quella di un luogo di culto chiuso (il cerchio) rappresenterebbe, quindi, la pianta dei più antichi templi conservatisi fino ai giorni nostri.

INTERPRETAZIONI, CONVINZIONI E MISTERI - Già nell'Ottocento il romanziere francese Gustave Flaubert scriveva: «Le sciocchezze dette su Carnac sono più numerose delle pietre stesse», a conferma che i molteplici tentativi di dare una spiegazione alla presenza dei monumenti megalitici erano basati su illazioni e su criteri personali spesso privi di fondamento. Oggi, grazie alla ricerca scientifica, si conoscono molti più elementi di valutazione, ma il fenomeno è ancora avvolto da un fitto mistero. Se la motivazione iniziale, conservata nei nomi dal significato funerario degli allineamenti, era probabilmente legata al culto dello spirito degli antenati tramandato per tradizione e manifestato a lungo con le tombe collettive, dopo l'arrivo di genti dedite all'agricoltura avvenne la trasformazione nel culto naturalistico rivolto ai fenomeni celesti. 

È stato notato che l'allineamento di Kerlescan è orientato verso le levate del Sole agli equinozi, quello di Kermario sulla levata del solstizio d'estate, mentre quello di Ménec è intermedio. Altre file di monoliti sarebbero in rapporto con il sorgere del sole in giorni importanti per il ciclo vegetativo: 4 febbraio (crescita delle nuove piante), 6 maggio (fioritura), 8 agosto (mietitura), 8 novembre (semina). Secondo il professor Alexander Thom di Oxford, il complesso megalitico di Carnac è un enorme "orologio astronomico" neolitico per individuare il periodo dell'aratura e della semina tramite osservazioni del ciclo lunare. Egli notò, innanzitutto, che le file degli allineamenti fra loro rispettano distanze fisse, corrispondenti a 8, 10, 12 e 14 yarde megalitiche (una yarda = 81,6 cm) e che nel punto in cui un gruppo incontra il successivo, lo spazio ovale dei circoli incorpora triangoli "pitagorici". 

I megalitici di Carnac possedevano evolute nozioni matematiche e geometriche, in grado di consentire loro osservazioni astronomiche di una certa complessità. Ma se la medesima esigenza sembra essere stata soddisfatta a Stonehenge con un tempio megalitico di proporzioni contenute, perché a Carnac si ritenne necessario impiantare un complesso che all'origine si estendeva per oltre otto chilometri e contava almeno 5000 menhir? La risposta degli specialisti è che sulle coste del Morbihan venne realizzato un orologio astronomico di proporzioni gigantesche con il maggior numero possibile di punti di riferimento per le osservazioni, previsto anche allo scopo di "catturare" una grande quantità di energia tramite le migliaia di pietrefitte innalzate verso il cielo. C'è chi giura che persone dotate di particolare sensibilità avvertano tuttora lungo i viali di pietra fortissime emissioni elettriche. Altri ricercatori negano tutto questo, perché a loro parere non esistono sicuri riscontri sulla funzione astronomica del complesso di Carnac e non è possibile determinare una relazione con l'originario culto dei defunti. Per la stessa ragione, affermano costoro, la motivazione religiosa può essere stata un culto della fertilità del bestiame o di altra natura. 

CARNAC, CUORE DEL MEGALITISMO EUROPEO - Qualche migliaio di anni dopo la colonizzazione delle isolette di Teviec e Hoédic, la zona fu raggiunta da nuove popolazioni giunte da est, distinte dall'uso di tumuli allungati e di particolari culti funerari, propagati nell'intera regione e portati anche nelle isole britanniche. Altri apporti culturali esterni da parte di navigatori atlantici cercatori di metalli (stabilitisi fra l'altro nel villaggio fortificato di Lizo vicino a Carnac intorno al 3500 a.C), contribuirono a consolidare la tradizione delle grandi tombe megalitiche. La spiegazione più attendibile è che il territorio di Carnac, punto di partenza dei prospettori di metalli verso le isole britanniche e ancora più a nord, verso le grandi pianure e i fiordi dell'Europa settentrionale, fosse considerato sacro, probabilmente raggiunto da periodici pellegrinaggi e scelto dai capi per farsi costruire tombe di pietra degne del loro rango. In seguito, con l'arrivo di nuove popolazioni neolitiche di agricoltori e allevatori, il culto prevalentemente funerario locale venne orientato sui grandi fenomeni celesti che regolano i cicli delle stagioni. Al medesimo periodo risale infatti l'erezione dei grandi allineamenti, dei giganteschi menhir isolati e di altri imponenti monumenti di pietra. 

IL GRANDE MENHIR DI ER GRAH - A est di Carnac, sul promontorio orientale della baia che accoglie l'agglomerato di Locmariaquer, i resti di un gigantesco menhir potrebbero confermare le teorie di Alexander Thom. Il monolite di Er Grah, o di Mané-er-Hroek ("Pietra delle Fate"), oggi chiamato più prosaicamente "Le Grand Menhir Brisé" perché caduto a terra, pare, in seguito a un terremoto o a un fulmine nel 1722 e oggi spezzato in quattro tronconi, era secondo Thom il punto di riferimento principale delle osservazioni del ciclo lunare nella zona. Alto in origine 20,3 metri e pesante 250 tonnellate, fu scalpellato da un enorme blocco di granito e innalzato con eccezionale abilità da uomini del Neolitico nel preciso punto in cui era visibile da un raggio di 13 chilometri. Da punti diversi lungo gli allineamenti e da altri monumenti megalitici, traguardandolo era possibile osservare il sorgere e il tramontare della Luna e calcolare le pause minori e maggiori delle cosiddette perturbazioni lunari, che segnalano l'imminenza di un'eclisse. La tesi è senza dubbio suggestiva, anche se in eguale misura condivisa e contestata dagli studiosi. Accanto al Menhir Brisé, il dolmen della "Tavola dei Mercanti" (così chiamato per la lunga tradizione di raduni e di scambi presso la sua grande lastra di copertura), nasconde una camera semiovale con un montante laterale decorato dall'incisione di quattro file di asce immanicate, interrotte al centro da un sole. Ancora una volta i simboli scolpiti nelle tombe megalitiche si mescolano con i significati attribuiti agli antichi monumenti di pietra esterni, rendendo ancora più difficile il tentativo di decifrarne i veri messaggi.

LEGGENDE - La tradizione popolare lega i megaliti di Carnac a San Cornelio, papa nel III secolo d. C.: si narrava che il santo, inseguito dai soldati romani, fuggì verso il mare, ma non trovando navi con cui scappare, ormai in trappola si voltò e trasformò tutti i soldati pagani in pietra. La chiesa di Carnac, che gli fu dedicata nel 1639, come altre chiese nella zona di Morbihan, possiedono diverse raffigurazioni del santo e dei menhir.

La Bretagna ha le sue versioni locali del ciclo arturiano. Allo stesso modo, la tradizione locale sostiene che la ragione per cui si trovano in linee così perfettamente rette è che sono una legione romana trasformata in pietra dal Mago Merlino. Si racconta anche che, di notte, le pietre vengono scavate e si spostano verso il mare per fare il bagno o bere. A loro sono stati attribuiti poteri curativi e si credeva che potessero fornire fertilità e aiutare i giovani che desideravano trovare un compagno.

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