Chiese dipinte del monte Tróodos
Cipro

PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1985-2001

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Troodos è il nome della più grande catena montuosa di Cipro, situata nella parte centro-meridionale dell'isola. La vetta più alta dei Troodos è costituita dal Monte Olimpo, che si erge per 1.952 metri sul livello del mare.

La catena montuosa si dipana per gran parte del lato occidentale di Cipro, occupando quasi metà dell'isola. Arroccati sui monti Tróodos, numerosi monasteri, cappelle e chiese custodiscono significative opere dell'arte bizantina. Nel patrimonio dell'UNESCO rientrano dieci chiese disseminate in altrettanti villaggi: Stavrós tou Agiasmàti, Panagfa Arakà, Tlmios Stavrós, Àgios Nikólaos tis Stégis, Panagfa Podfthou, Panagfa Forbiótissa tis Asinou, Àgios loànnis Lampadistfs, Panagia tou Moutoullà, Archangélos Michafl e dal 2001 Agfa Soti'ra tou Sotéros.

Le chiese dipinte consistono di 10 edifici (nove chiese ed un monastero) costruiti in epoca bizantina, tra l'XI e il XVI secolo, e disseminati nella catena montuosa dei Monti Troodos, che occupa gran parte della superficie dell'isola. Fra le vette delle montagne, vennero erette nel corso dei secoli alcune chiese e monasteri, quasi tutti decorati con affreschi che ben rappresentano l'evoluzione pittorica nella cultura di Cipro.  

Gli edifici protetti dall'UNESCO sono:

Chiesa di Ayios Nikolaos tis Steyis (Kakopetria) - La Chiesa di Agios Nikolaos tis Stegis, “San Nicola del Tetto”, sorge nei pressi del villaggio di Kakopetria, ed un tempo apparteneva ad un monastero. La chiesa prende il nome dal tetto in legno, molto spiovente, che fu costruito per proteggerla dalle intemperie. L’aspetto esterno è movimentato da porte, finestre e archi mentre l’interno è formato da un nartece e un ambiente principale a tre navate con transetto. 

Gli affreschi coprono varie epoche, dal Mille al Trecento ed alcuni sono tra i più antichi del Throodos. Nell’ambiente dietro l’iconostasi, gli affreschi dello strato superiore sono stati staccati e trasferiti al Museo Bizantino di Nicosia, lasciando così in vista gli affreschi più antichi, tra cui un San Simeone Stilita sopra la colonna. Nel transetto, dal lato dell’ingresso, la Crocifissione presenta un’insolita personificazione del sole e della luna con i volti tristi, mentre l’Arcangelo, seduto sul sepolcro vuoto, accoglie le tre donne sorridenti.

Sull’altro lato, nella scena della Natività Maria allatta Gesù al seno, due donne fanno il bagnetto al bambino, un pastore suona il flauto mentre San Giuseppe appare pensoso. Di fronte ritornano i Quaranta Martiri, soldati cristiani dell’esercito romano costretti a fare il bagno nell’acqua gelida del lago di Sebaste; un soldato sopraffatto dall’ammirazione si spoglia per unirsi a loro mentre le corone scendono dal cielo sui martiri. I volti sono espressivi e raffigurano svariate tipologie: uomini con i capelli bianchi, rossi o scuri, sbarbati o con lunghe barbe.

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Monastero di Ayios Ionannis Lambadhistis (Kalopanayiotis) - In origine monastero, questo complesso consiste di tre chiese – Agios Herakleidios, Ioannis Lampadistis e, infine, una Cappella Latina, tutte sotto un unico grande tetto spiovente in legno. 

Il monastero è situato in posizione centrale, nell’area montana dei Troodos, appena fuori il villaggio di Kalopanagiotis. La data precisa della fondazione del monastero non è nota. Il complesso di edifici giunto fino a noi è stato sottoposto ad ampi lavori di ricostruzione e restauro in diversi periodi. 

La prima cappella, dedicata a San Hirakleidios, è la più antica, quella centrale è intitolata ad Agios Ioannis Lambadistis, mentre la terza cappella, chiamata Akhatistos, fu aggiunta per ultima. La prima cappella è a forma di croce con cupola centrale. 

Le quattro braccia sono tutte coperte da affreschi, molti risalenti al Duecento, tra i quali colpiscono l’Arresto di Gesù con i soldati coperti da armature medievali e la bellissima scena di Gesù che entra a Gerusalemme a dorso di un asino, con i sacerdoti davanti al tempio e bambini con i guanti neri arrampicati sulle palme. La seconda chiesa non ha affreschi perché fu ricostruita dopo un crollo, ma presenta una bella iconostasi. La terza è una cappella latina con forti influssi italiani negli affreschi seicenteschi. La scarsa illuminazione rende difficile apprezzarli. Sono raffigurati l’Albero di Jesse e scene contrassegnate dalle 24 lettere dell’alfabeto greco (si tratta di una rappresentazione delle strofe dell’Akhatistos, un inno alla Vergine). I Magi, a cavallo di spalle, si dirigono verso una città murata.

Chiesa di Panayia Phorviotissa (Nikitari) - La famosa chiesa bizantina di Asinou, dichiarata dall’UNESCO Patrimonio Culturale dell’Umanità, vanta alcuni dei più raffinati esempi di affreschi bizantini dell’isola. Il nome Asinou viene dal greco “Asine”, un’antica città fondata da immigrati dalla città greca di Argolis, nell’XI secolo a.C.. La chiesa risale all’inizio del XII secolo, mentre gli affreschi all’interno datano dal XII al XVII secolo.

Chiesa di Panayia tou Arakou (Lagoudhera) - La piccola cappella del XIII secolo di Panagia tou Moutoulla è una delle più antiche nel suo genere, con un tetto spiovente in legno ed affreschi risalenti al 1280.

Chiesa di Stavros Ayiasmati (Platanistasa)

Chiesa di Timios Stavros (Pelendria)  

Chiesa di Archangelos Michael (Pedhoulas) - La piccola chiesa dell’Archangelos Michail sorge nella parte inferiore del paese; i suoi affreschi risalgono al Quattrocento e sono considerati tra i più belli del Throodos, con uno stile naturalistico meno austero che in epoche precedenti. A causa del pendio su cui sorge, il tetto presenta due spioventi asimmetrici; l’interno è formato da un unico ambiente, preceduto da un piccolo nartece. 

Un affresco raffigura il donatore con la barba bianca, insieme alle donne della sua famiglia in nobili costumi, mentre porge la chiesa all’arcangelo; l’iscrizione riporta l’anno 1474. Su una parete spicca un grande arcangelo Michele con spada; la scena dell’arresto di Gesù è bellissima, con un piccolo San Pietro che taglia un orecchio a un soldato, rappresentato come un crociato. Nella Natività il bambino fa il bagnetto innaffiato con un’anfora. Nell’interpretazione delle scene siamo aiutati da un prete ortodosso in visita: parla perfettamente italiano perché ha lavorato alla Biblioteca Vaticana.

Chiesa di Metamorphosis tou Soteros (Palaichori) - La Chiesa di “Metamorfosis tou Sotiros” (Chiesa della Trasfigurazione del Salvatore), dichiarata dall’UNESCO Patrimonio Culturale dell’Umanità, è una cappella risalente all’inizio del XVI secolo, situata sulla collina che domina l’antico, affascinante villaggio di Palaichori. I suoi interni sono interamente ricoperti di dipinti, che costituiscono la serie di murali d’epoca post-bizantina più completa di Cipro.

Chiesa di Panagia Forbiótissa - Meglio nota con il nome di Nostra Signora di Asinou, sorge in mezzo al nulla. Un tetto spiovente protegge il piccolo edificio in pietra, movimentato da alcune absidi. Una campana è stata collocata su un albero vicino. L’interno è meraviglioso, interamente ricoperto di affreschi in ottimo stato di conservazione. E’ formato da un’unica navata, alla quale in un secondo tempo è stato aggiunto il nartece. 

Gli affreschi abbracciano un ampio periodo, dal 1100, epoca di costruzione della chiesa, al Cinquecento. Sulla parete sinistra Costantino e Sant’Elena, incoronati come imperatori bizantini, reggono la croce, mentre in quella destra i quaranta martiri di Sebaste sono a torso nudo e colano sangue. Nella parte centrale la volta è divisa in otto riquadri, con quattro scene della passione e quattro della natività (la croce portata da Simone il Cireneo ha tre bracci secondo la rappresentazione ortodossa). 

Su una parete le tre donne scappano spaventate dall’angelo che indica il sudario di Gesù nel sepolcro aperto mentre sopra la porta d’ingresso il fondatore offre un modellino della chiesa. Passando nel nartece, nella cupola si ammira il Pantocrator circondato dai dodici apostoli; non mancano gli spunti originali come la rappresentazione della Terra e del Mare, seduti rispettivamente su un leone e un pesce, e due cani da caccia legati a un palo. 

La Panagia tou Moutulla sorge appena sopra il paese. Ha l’aspetto tipico delle chiese del Throodos, con mura formate da blocchi di pietra irregolari e il tetto spiovente di tegole piatte, annerite dal tempo. Dietro sporge la piccola abside mentre una campana è appesa a una trave di legno.

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Chiesa di Panayia Podhithou (Galata) -  Panagia Podithou, sorge nei pressi del villaggio di Galata. La chiesa, eretta nel 1502, è protetta da un tetto spiovente che arriva quasi al terreno che le conferisce l’aspetto di una cascina. 

Entrando ci si rende conto che la chiesa è completamente avvolta da un edificio più grande in muratura. L’illuminazione manca completamente e per ammirare gli affreschi cinquecenteschi ci si deve accontentare della torcia del custode. 

La chiesa è formata da un’unica navata profonda, con le pareti laterali bianche e il soffitto spiovente, formato da travi di legno. Gli affreschi hanno uno stile occidentale, profondamente influenzato dal Rinascimento italiano; la chiesa, infatti, risale al periodo della dominazione veneziana. Richiamano la pittura italiana, in particolare, i volti espressivi dei personaggi nella Crocifissione sopra la porta d’ingresso. Nell’iconostasi un piccolo leone veneziano intagliato rappresenta un altro elemento occidentale. 

Il Monastero di Kykkos, avvolto nelle nuvole è il più ricco e venerato a Cipro. A causa dei ripetuti incendi le costruzioni non sono anteriori all’Ottocento ma la visita della chiesa è comunque interessante per la sua magnificenza. Gli affreschi moderni riprendono i classici temi dell’iconografia ortodossa; l’iconostasi di legno dorato è ricchissima mentre dal soffitto pendono innumerevoli lampadari dorati e lampade votive, una a forma di vascello. Nei pressi del monastero si trova la tomba dell’Arcivescovo Makarios ma a causa del maltempo non riusciamo a individuarla.

Decorata quasi completamente con affreschi bizantini, anche la chiesa di Panagia Arakà a Lagoudera è poco appariscente all'esterno. Il ciclo di affreschi, risalenti al 1192, fu realizzato da un maestro sconosciuto di Costantinopoli in uno stile meno rigoroso del periodo della dinastia dei Comneni, imperatori bizantini del XII secolo. Come in tutte le chiese bizantine, la parte superiore dell'interno è riservata alle rappresentazioni di Cristo Pantocratore, la parte centrale alla vita di Gesù e la parte inferiore ai ritratti dei santi.