Antica città di Polonnaruva
Sri Lanka

 PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1982

    

Il Galpota, o "Libro di Pietra", è un masso di granito a forma di foglia di palma lungo 9 metri , largo poco più di uno e del peso di 25 tonnellate. Una processione di elefanti lo trasportò a Polonnaruwa per i 95 chilometri che separano la cava di Minithale da quella che fu la splendida capitale dell'isola di Ceylon. Il "Libro" reca un'iscrizione che racconta le imprese di re Nissankamalla I e fornisce disposizioni di buon governo del sovrano ai suoi successori. 

Nissankamalla fu al potere dal 1187 al 1196, ma quei nove anni segnarono l'apogeo del regno singalese a Polonnaruwa. Sfortunatamente gli eredi non seguirono i suoi consigli, e così la città declinò, velocemente come era nata. O forse così volle il destino. Lo stesso che fece decidere, nel 993, al re singalese Vijayabahu I di abbandonare Anuradhapura, allora capitale del regno, per sfuggire all'esercito dei re Chola sbarcato sull'isola dal sud dell'India. A quel tempo Polonnaruwa non si poteva definire nemmeno un villaggio, abitata com'era da una comunità di monaci e dotata di un tempio e di alloggi dove i reali amavano ritirarsi in meditazione. Pur con il trasferimento della corte, rimase modesta per ancora qualche tempo e i sovrani che vi si alternarono furono più occupati a contenere l'invasione indiana che ad adornarla di monumenti degni di una capitale.

Si giunse finalmente alla pace nel 1153, quando salì al trono Parakramabahu I. Gli oltre trent'anni del suo regno videro fiorire una città meravigliosa, la cui fama si estese dalle coste del Subcontinente al Sudest asiatico. L'approvvigionamento d'acqua per l'irrigazione dei campi venne garantito da un sistema che, in tutto il territorio del regno singalese, contava 165 dighe e 3000 canali. Un'opera di ingegneria strabiliante che aveva il suo cuore nel Parakrama Samadra, un bacino artificiale a sud-ovest di Polonnaruwa con una superficie di 23 chilometri quadrati delimitati da un muro lungo 13 chilometri e alto 12 metri

Polonnaruwa divenne una città-giardino, racchiusa in tre giri concentrici di mura. E Parakramabahu si fece costruire un palazzo reale con mille stanze. Dell'edificio originario, alto sette piani, ne sono rimasti tre, costruiti in mattoni e ricchi di bassorilievi - così come l'adiacente sala delle udienze e i bagni reali - mentre sono andati perduti gli altri quattro, che erano invece realizzati in legno. 

Gli altri edifici della città - templi, monasteri e dagoba, i reliquari a forma di cupola - ebbero invece la funzione di restaurare il buddhismo, religione che era stata minata dal sopravanzare dell'induismo portato dagli invasori. Il più spettacolare è il Gai Vihara, che consiste in quattro grandi statue, in origine protette da strutture in mattoni. 

La prima raffigura il Buddha in meditazione, assiso su un trono decorato con l'effigie di due leoni; la seconda lo vede circondato di fedeli; nella terza, alta 7 metri , è in posizione eretta, mentre la quarta - la più spettacolare - è lunga 14 metri, con il Buddha sdraiato nella posizione del nirvana. Una colossale immagine del Buddha venne eretta anche nel Lankatilaka, un tempio con mura alte 17 metri decorate da fregi che celebrano la gloria di Polonnaruwa. 

Alle costruzioni volute da Parakramabahu, ricche di statue e bassorilievi - come quelle che decoravano le "pietre della luna" poste all'ingresso dei templi - il successore Nissankamalla aggiunse il Nissanka Latha mandapa, un edificio sorretto da colonne a forma di steli di loto dove i monaci recitavano i canti contenuti nel libro sacro del Pirith. E, soprattutto, fece erigere il Vatadage, un enorme dagoba nel quale venne racchiuso il dente del Buddha.

I successori di Nissankamalla riuscirono a preservare quella sacra reliquia, portandola nella città di Kandy, ma nulla poterono per arginare la nuova offensiva indiana. Nel XIII secolo il regno singalese si frantumò e Polonnoruwa venne occupata dai Chola, che vi eressero templi in onore di Shiva e Vishnu.

GLI EDIFICI DELLA CITTA'

La statua di Parakrama Bahu - Statua alta 4 m, intagliata nella roccia e raffigurante il re Parakrama Bahu (XII sec.), il più importante sovrano dell’isola, che fece costruire quasi tutti i templi e i palazzi di Polonnaruwa rendendo la città una meraviglia sul piano architettonico. La statua tiene tra le mani le insegne del sovrano.

Il Potgul Vehera - Questa sala circolare, dai muri spessi, un tempo fu la biblioteca di un monastero di cui oggi non resta che qualche rovina.

Il palazzo di Nissamkamalla - Il re Nissamkamalla (XII sec.) fece costruire il proprio palazzo sulle rovine di un’antica residenza estiva di Parakrama Bahu. Oggi restano solamente le 4 file di pilastri su un basamento di pietra in quella che un tempo fu la sala del consiglio. Su ciascuno di essi sono incisi il nome e il titolo di colui che occupava il posto durante le riunioni. Rimane anche un bel leone scolpito, simbolo del regno, su cui sedeva il re.

Il Vejayanta Prasada - Il palazzo di Parakrama Bahu aveva, si dice, 1000 camere e 7 piani. Il modellino esposto nel Museo archeologico rende l’idea dell’antico fasto dell’edificio. Dopo l’incendio che lo rase al suolo, oggi restano solo due piani del palazzo. Le cavità nei muri indicano la sede delle travi in legno che reggevano i piani superiori.

Il Kumara Pukuna - Dei giardini d’acqua del re Parakrama Bahu oggi non restano che i bagni reali, a gradoni, decorati con motivi geometrici, e le due teste di coccodrillo in pietra da cui sgorgava l’acqua.

Il tempio di Shiva n. 1 - Tempio indù del XIII sec. formato da un assemblaggio perfetto di blocchi di granito senza nessun tipo di cemento, in origine era sormontato da una cupola in mattoni. Tutto intorno al monumento si trovano le nicchie ornate con le divinità.

L’Hatadage è un santuario voluto da Nissankamalla per ospitare il Dente, che doveva essere più sontuoso e imponente dell’Atadage. La leggenda vuole che sia stato costruito in soli 60 giorni. I muri sono decorati con fregi che raffigurano leoni e oche, e davanti alla porta principale, tra due guardiani, è posta una bellissima pietra di luna.

Il Gal Pota o «Libro di pietra» è un’enorme lastra (8,20 x 1,20 m) di 25 tonnellate su cui sono incisi testi in singalese che narrano le avventure del re che, fra le altre gesta notevoli, invase persino l’India. Le inscrizioni dicono anche che la lastra venne trasportata da Mihintale, che dista 90 km.

Il Vatadage, la sede delle reliquie, è uno degli edifici più antichi di Polonnaruwa (VII sec.). si erge su una piattaforma circolare a due livelli. Il dagoba è servito, per ragioni simboliche, da quattro scalinate in corrispondenza dei punti cardinali, che conducevano alle quattro porte, ora scomparse. Le scalinate sono decorate con magnifiche pietre di luna e custodite da guardiani scolpiti in pietre dalle virtù apotropeiche. 

Le colonne supportavano una tettoia circolare (si veda il modellino in mostra nel Museo archeologico). La camera reliquiaria, cui si accede da 4 entrate, contiene un piccolo stupa attorniato da 4 statue del Buddha piuttosto rovinate.

All'ingresso principale si possono ammirare le guard-stone, alcune pietre lunari (moonstones) e i marakas delle balaustre. Il luogo sacro è accessibile solo se scalzi. Il particolare della guard-stone di sinistra. Le guard-stone sono sculture rappresentanti gli "angeli custodi" del luogo sacro all'ingresso del quale sono poste. Nella parte bassa, vicino ai piedi del guardiano, sono simboleggiati i demoni che vengono sconfitti e scacciati. 

La terrazza del Dente - Questa terrazza, chiamata anche «Quadrilatero» comprende una dozzina di monumenti in onore del Dente, simbolo del potere dei sovrani singalesi.

Il Satmahal Prasada («Palazzo di 7 piani»), in cima alla scalinata, è uno stupa del XII sec. che per la sua struttura piramidale e la base poligonale ricorda alcuni templi khmer. Come dice il nome possedeva 7 piani, ed era decorato a stucco.

L’Atadage fu il primo tempio in cui venne posta la reliquia del Dente. Risale al regno di Vijaya Bahu I (XI sec.) e anticamente aveva vari piani, in legno, ragione per cui solo il primo livello, di pietra, si è conservato fino ai giorni nostri.

Il Lata Mandapa è un piccolo dagoba circondato di colonne a stelo di loto che serviva a deporre la reliquia durante le cerimonie. Il re Nissankamalla veniva qui ad ascoltare le letture dei testi buddhisti.

Il Thuparama è un tempio imponente, in stile indù, ed oltre a essere l’edificio meglio conservato di tutto il sito è anche la più antica costruzione a volta dell’intera isola. Costruito in mattoni, è ricoperto di stucco e vi sono rappresentate molte effigi del Buddha. I muri sono talmente spessi (1,30 m) che la scala che porta alla terrazza è stata scavata al loro interno.

Il tempio di Shiva n. 2 - Si tratta del più antico tra gli edifici del sito di Polonnaruwa e dell’unica costruzione interamente in pietra. È simile al tempio di Shiva n. 1, ma meglio conservato, ed è ancora in uso.

Il Kiri Vihara - Situato di fianco al Lankatilaka, questo «Dagoba di Latte» fu fatto costruire da Parakrama Bahu per la sua sposa. È l’unico dagoba del sito ad aver conservato il proprio stato originale, dal momento che non è mai stato restaurato o ricostruito. Il nome gli deriva dallo strato di calce che lo ricopriva nel XIX sec., quando venne scoperto. Nelle vicinanze, un piccolo stupa in mattoni è significativo per le decorazioni a forma di makara, un animale mitologico.

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Il Kalu Gal Vihara - Il «Tempio della Roccia», con le sue quattro sculture rupestri intagliate nel granito, è il monumento più interessante di Polonnaruwa. Le quattro effigi non sono state costruite in mattoni, ma scolpite su una parete rocciosa, e sono tra i capolavori della scultura medievale dello Sri Lanka. 

Un Buddha è seduto in meditazione all’aria aperta, e un altro in samadi si trova all’interno di una nicchia della roccia. Lì vicino si può ammirare un colosso in piedi, alto 7 m, con le braccia incrociate sul petto e le anche lievemente ruotate, in una posa unica tra le statue dello Sri Lanka. Probabilmente rappresenta Ananda, un discepolo di Buddha. 

Ai suoi piedi, il quarto Buddha, il più impressionante, distende il suo corpo lungo 14 m per entrare in pace nel Parinirvana. L’espressione serena del suo viso permette di idealizzare l’ultimo istante, e le pieghe del cuscino e della veste rendono la statua alquanto realista. Secondo i testi antichi queste statue erano riparate da costruzioni in mattoni.

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Il Lankatilaka - Questa «Image-house» risale al XII sec. e protegge un Buddha di mattoni in piedi, alto 13 m, di cui è scomparsa la testa. La sala, anch’essa in mattoni, misura più di 50 m di lunghezza su 18 m di larghezza e sosteneva una volta alta una trentina di metri dal suolo. Sui muri resta qualche traccia delle antiche pitture. Si entra tramite due scale custodite da quattro guardiani e due draghi. I muri esterni sono decorati con grandi composizioni in stucco che rappresentano i carri degli dèi nell’aria. Una zona è adibita alla deambulazione dei monaci raccolti in meditazione.

Il Tivanka e i suoi affreschi - Questo «Tempio delle tre Curve», situato a 2 km da Polonnaruwa, è l’edificio più noto dell’antico monastero di Jetavana. È celebre per i suoi magnifici affreschi interni e per le pareti esterne finemente stuccate, che comprendono un fregio in cui sono raffigurati dei leoni sormontato da un altro in cui sono rappresentati nani in pose grottesche. All’interno, in fondo alla navata, si trova il Buddha ancheggiante da cui il tempio prende il nome. 

Le anche e il collo guardano in direzioni opposte, e questa postura caratterizzata da tre diagonali (tivanka) conferisce alla statua un che di femminile. La posizione sta ad indicare la serenità nell’uomo e la grazia nella donna. Gli affreschi, che per molto tempo sono stati ricoperti di calce, sono estremamente interessanti e risalgono all’XI sec. i tratti sono stati disegnati con grazie, la tavolozza dei colori è semplice e si riduce al rosso, il giallo e il verde, e l’espressione dei volti è molto studiata.

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Medirigiya - Situato a una cinquantina di km da Polonnaruwa, il sito di Medirigiya risale all’VIII sec., ma fu costruito su rovine risalenti addirittura al II sec. il monumento più importante è il vatadage, che richiama quello di Polonnaruwa. Le sue tre file di colonne scolpite (68 in totale), sormontate da capitelli e la bella balaustra in pietra che imita le venature del legno sono rimaste intatte. Le colonne servivano a reggere una tettoia che proteggeva gli stupa. 

In corrispondenza dei quattro punti cardinali, dei Buddha in meditazione circondano la cupola del dagoba. Il secondo monumento conteneva un immenso Buddha coricato, di cui non resta che qualche mattone. Nelle vicinanze, si possono vedere le vestigia di un antico ospedale, di cui rimangono una vasca per le cure, un bacino a forma di loto e qualche frammento di sculture.

Il Bagno del Loto - Questa elegante vasca a forma di loto, che serviva per le abluzioni dei bonzi, è composta di otto petali in pietra per cinque file di gradini. È una delle poche costruzioni del grande monastero di Jetavana a essere sopravvissuta. Fondato dal re Parkrama Bahu, in origine comprendeva 520 edifici, fra cui molti bacini simili a questo, che ancora non sono stati ritrovati.