Il
Galpota, o "Libro di Pietra", è un masso di granito a forma
di foglia di palma lungo
9 metri
, largo poco più di uno e del peso di 25 tonnellate. Una processione di
elefanti lo trasportò a Polonnaruwa per i
95 chilometri
che separano la cava di Minithale da quella che fu la splendida capitale
dell'isola di Ceylon. Il "Libro" reca un'iscrizione che
racconta le imprese di re Nissankamalla I e fornisce disposizioni di
buon governo del sovrano ai suoi successori.
Nissankamalla
fu al potere dal 1187 al 1196, ma quei nove anni segnarono l'apogeo del
regno singalese a Polonnaruwa. Sfortunatamente gli eredi non seguirono i
suoi consigli, e così la città declinò, velocemente come era nata. O
forse così volle il destino. Lo stesso che fece decidere, nel 993, al
re singalese Vijayabahu I di abbandonare Anuradhapura, allora capitale
del regno, per sfuggire all'esercito dei re Chola sbarcato sull'isola
dal sud dell'India. A quel tempo Polonnaruwa non si poteva definire
nemmeno un villaggio, abitata com'era da una comunità di monaci e
dotata di un tempio e di alloggi dove i reali amavano ritirarsi in
meditazione. Pur con il trasferimento della corte, rimase modesta per
ancora qualche tempo e i sovrani che vi si alternarono furono più
occupati a contenere l'invasione indiana che ad adornarla di monumenti
degni di una capitale.
Si
giunse finalmente alla pace nel 1153, quando salì al trono
Parakramabahu I. Gli oltre trent'anni del suo regno videro fiorire una
città meravigliosa, la cui fama si estese dalle coste del Subcontinente
al Sudest asiatico. L'approvvigionamento d'acqua per l'irrigazione dei
campi venne garantito da un sistema che, in tutto il territorio del
regno singalese, contava 165 dighe e 3000 canali. Un'opera di ingegneria
strabiliante che aveva il suo cuore nel Parakrama Samadra, un bacino
artificiale a sud-ovest di Polonnaruwa con una superficie di
23 chilometri
quadrati delimitati da un muro lungo
13 chilometri
e alto
12 metri
.
Polonnaruwa
divenne una città-giardino, racchiusa in tre giri concentrici di mura.
E Parakramabahu si fece costruire un palazzo reale con mille stanze.
Dell'edificio originario, alto sette piani, ne sono rimasti tre,
costruiti in mattoni e ricchi di bassorilievi - così come l'adiacente
sala delle udienze e i bagni reali - mentre sono andati perduti gli
altri quattro, che erano invece realizzati in legno.

Gli
altri edifici della città - templi, monasteri e dagoba, i reliquari a
forma di cupola - ebbero invece la funzione di restaurare il buddhismo,
religione che era stata minata dal sopravanzare dell'induismo portato
dagli invasori. Il più spettacolare è il Gai Vihara, che consiste in
quattro grandi statue, in origine protette da strutture in mattoni.
La
prima raffigura il Buddha in meditazione, assiso su un trono decorato
con l'effigie di due leoni; la seconda lo vede circondato di fedeli;
nella terza, alta
7 metri
, è in posizione eretta, mentre la quarta - la più spettacolare - è
lunga 14 metri, con il Buddha sdraiato nella posizione del nirvana. Una
colossale immagine del Buddha venne eretta anche nel Lankatilaka, un
tempio con mura alte
17 metri
decorate da fregi che celebrano la gloria di Polonnaruwa.
Alle
costruzioni volute da Parakramabahu, ricche di statue e bassorilievi -
come quelle che decoravano le "pietre della luna" poste
all'ingresso dei templi - il successore Nissankamalla aggiunse il
Nissanka Latha mandapa, un edificio sorretto da colonne a forma di steli
di loto dove i monaci recitavano i canti contenuti nel libro sacro del
Pirith. E, soprattutto, fece erigere il Vatadage, un enorme dagoba nel
quale venne racchiuso il dente del Buddha.
I
successori di Nissankamalla riuscirono a preservare quella sacra
reliquia, portandola nella città di Kandy, ma nulla poterono per
arginare la nuova offensiva indiana. Nel XIII secolo il regno singalese
si frantumò e Polonnoruwa venne occupata dai Chola, che vi eressero
templi in onore di Shiva e Vishnu.

GLI
EDIFICI DELLA CITTA'
La
statua di Parakrama Bahu
- Statua
alta 4 m, intagliata nella roccia e raffigurante il re Parakrama Bahu
(XII sec.), il più importante sovrano dell’isola, che fece costruire
quasi tutti i templi e i palazzi di Polonnaruwa rendendo la città una
meraviglia sul piano architettonico. La statua tiene tra le mani le
insegne del sovrano.
Il
Potgul Vehera - Questa
sala circolare, dai muri spessi, un tempo fu la biblioteca di un
monastero di cui oggi non resta che qualche rovina.
Il
palazzo di Nissamkamalla - Il
re Nissamkamalla (XII sec.) fece costruire il proprio palazzo sulle
rovine di un’antica residenza estiva di Parakrama Bahu. Oggi restano
solamente le 4 file di pilastri su un basamento di pietra in quella che
un tempo fu la sala del consiglio. Su ciascuno di essi sono incisi il
nome e il titolo di colui che occupava il posto durante le riunioni.
Rimane anche un bel leone scolpito, simbolo del regno, su cui sedeva il
re.
Il
Vejayanta Prasada - Il
palazzo di Parakrama Bahu aveva, si dice, 1000 camere e 7 piani. Il
modellino esposto nel Museo archeologico rende l’idea dell’antico
fasto dell’edificio. Dopo l’incendio che lo rase al suolo, oggi
restano solo due piani del palazzo. Le cavità nei muri indicano la sede
delle travi in legno che reggevano i piani superiori.
Il
Kumara Pukuna - Dei
giardini d’acqua del re Parakrama Bahu oggi non restano che i bagni
reali, a gradoni, decorati con motivi geometrici, e le due teste di
coccodrillo in pietra da cui sgorgava l’acqua.
Il
tempio di Shiva n. 1 - Tempio
indù del XIII sec. formato da un assemblaggio perfetto di blocchi di
granito senza nessun tipo di cemento, in origine era sormontato da una
cupola in mattoni. Tutto intorno al monumento si trovano le nicchie
ornate con le divinità.
L’Hatadage
è un santuario voluto da Nissankamalla per ospitare il Dente, che
doveva essere più sontuoso e imponente dell’Atadage. La leggenda
vuole che sia stato costruito in soli 60 giorni. I muri sono decorati
con fregi che raffigurano leoni e oche, e davanti alla porta principale,
tra due guardiani, è posta una bellissima pietra di luna.

Il
Gal Pota o «Libro
di pietra» è un’enorme lastra (8,20 x 1,20 m) di 25 tonnellate
su cui sono incisi testi in singalese che narrano le avventure del re
che, fra le altre gesta notevoli, invase persino l’India. Le
inscrizioni dicono anche che la lastra venne trasportata da Mihintale,
che dista 90 km.
Il
Vatadage,
la sede delle reliquie, è uno degli edifici più antichi di Polonnaruwa
(VII sec.). si erge su una piattaforma circolare a due livelli. Il
dagoba è servito, per ragioni simboliche, da quattro scalinate in
corrispondenza dei punti cardinali, che conducevano alle quattro porte,
ora scomparse. Le scalinate sono decorate con magnifiche pietre di luna
e custodite da guardiani scolpiti in pietre dalle virtù apotropeiche.
Le
colonne supportavano una tettoia circolare (si veda il modellino in
mostra nel Museo archeologico). La camera reliquiaria, cui si
accede da 4 entrate, contiene un piccolo stupa attorniato da 4 statue
del Buddha piuttosto rovinate.
All'ingresso
principale si possono ammirare le guard-stone, alcune pietre lunari
(moonstones) e i marakas delle balaustre. Il luogo sacro è accessibile
solo se scalzi. Il particolare della guard-stone di sinistra. Le
guard-stone sono sculture rappresentanti gli "angeli custodi"
del luogo sacro all'ingresso del quale sono poste. Nella parte bassa,
vicino ai piedi del guardiano, sono simboleggiati i demoni che vengono
sconfitti e scacciati.

La
terrazza del Dente - Questa
terrazza, chiamata anche «Quadrilatero» comprende una dozzina di
monumenti in onore del Dente, simbolo del potere dei sovrani singalesi.
Il
Satmahal Prasada
(«Palazzo di 7 piani»), in cima alla scalinata, è uno stupa del XII
sec. che per la sua struttura piramidale e la base poligonale ricorda
alcuni templi khmer. Come dice il nome possedeva 7 piani, ed era
decorato a stucco.
L’Atadage
fu il primo tempio in cui venne posta la reliquia del Dente. Risale al
regno di Vijaya Bahu I (XI sec.) e anticamente aveva vari piani, in
legno, ragione per cui solo il primo livello, di pietra, si è
conservato fino ai giorni nostri.
Il
Lata Mandapa
è un piccolo dagoba circondato di colonne a stelo di loto che serviva a
deporre la reliquia durante le cerimonie. Il re Nissankamalla veniva qui
ad ascoltare le letture dei testi buddhisti.
Il
Thuparama è un
tempio imponente, in stile indù, ed oltre a essere l’edificio meglio
conservato di tutto il sito è anche la più antica costruzione a volta
dell’intera isola. Costruito in mattoni, è ricoperto di stucco e vi
sono rappresentate molte effigi del Buddha. I muri sono talmente spessi
(1,30 m) che la scala che porta alla terrazza è stata scavata al loro
interno.
Il
tempio di Shiva n. 2 - Si
tratta del più antico tra gli edifici del sito di Polonnaruwa e
dell’unica costruzione interamente in pietra. È simile al tempio di
Shiva n. 1, ma meglio conservato, ed è ancora in uso.
Il
Kiri Vihara - Situato
di fianco al Lankatilaka, questo «Dagoba di Latte» fu fatto costruire
da Parakrama Bahu per la sua sposa. È l’unico dagoba del sito ad aver
conservato il proprio stato originale, dal momento che non è mai stato
restaurato o ricostruito. Il nome gli deriva dallo strato di calce che
lo ricopriva nel XIX sec., quando venne scoperto. Nelle vicinanze, un
piccolo stupa in mattoni è significativo per le decorazioni a forma di
makara, un animale mitologico.

Il
Kalu Gal Vihara - Il
«Tempio della Roccia», con le sue quattro sculture rupestri intagliate
nel granito, è il monumento più interessante di Polonnaruwa. Le
quattro effigi non sono state costruite in mattoni, ma scolpite su una
parete rocciosa, e sono tra i capolavori della scultura medievale dello
Sri Lanka.
Un
Buddha è seduto in meditazione all’aria aperta, e un altro in samadi
si trova all’interno di una nicchia della roccia. Lì vicino si può
ammirare un colosso in piedi, alto 7 m, con le braccia incrociate sul
petto e le anche lievemente ruotate, in una posa unica tra le statue
dello Sri Lanka. Probabilmente rappresenta Ananda, un discepolo di
Buddha.
Ai
suoi piedi, il quarto Buddha, il più impressionante, distende il suo
corpo lungo 14 m per entrare in pace nel Parinirvana. L’espressione
serena del suo viso permette di idealizzare l’ultimo istante, e le
pieghe del cuscino e della veste rendono la statua alquanto realista.
Secondo i testi antichi queste statue erano riparate da costruzioni in
mattoni.

Il
Lankatilaka - Questa
«Image-house» risale al XII sec. e protegge un Buddha di mattoni in
piedi, alto 13 m, di cui è scomparsa la testa. La sala, anch’essa in
mattoni, misura più di 50 m di lunghezza su 18 m di larghezza e
sosteneva una volta alta una trentina di metri dal suolo. Sui muri resta
qualche traccia delle antiche pitture. Si entra tramite due scale
custodite da quattro guardiani e due draghi. I muri esterni sono
decorati con grandi composizioni in stucco che rappresentano i carri
degli dèi nell’aria. Una zona è adibita alla deambulazione dei
monaci raccolti in meditazione.
Il
Tivanka e i suoi affreschi - Questo
«Tempio delle tre Curve», situato a 2 km da Polonnaruwa, è
l’edificio più noto dell’antico monastero di Jetavana. È celebre
per i suoi magnifici affreschi interni e per le pareti esterne finemente
stuccate, che comprendono un fregio in cui sono raffigurati dei leoni
sormontato da un altro in cui sono rappresentati nani in pose
grottesche. All’interno, in fondo alla navata, si trova il Buddha
ancheggiante da cui il tempio prende il nome.
Le
anche e il collo guardano in direzioni opposte, e questa postura
caratterizzata da tre diagonali (tivanka) conferisce alla statua un che
di femminile. La posizione sta ad indicare la serenità nell’uomo e la
grazia nella donna. Gli affreschi, che per molto tempo sono stati
ricoperti di calce, sono estremamente interessanti e risalgono all’XI
sec. i tratti sono stati disegnati con grazie, la tavolozza dei colori
è semplice e si riduce al rosso, il giallo e il verde, e
l’espressione dei volti è molto studiata.

Medirigiya
- Situato a una
cinquantina di km da Polonnaruwa, il sito di Medirigiya risale
all’VIII sec., ma fu costruito su rovine risalenti addirittura al II
sec. il monumento più importante è il vatadage, che richiama quello di
Polonnaruwa. Le sue tre file di colonne scolpite (68 in totale),
sormontate da capitelli e la bella balaustra in pietra che imita le
venature del legno sono rimaste intatte. Le colonne servivano a reggere
una tettoia che proteggeva gli stupa.
In
corrispondenza dei quattro punti cardinali, dei Buddha in meditazione
circondano la cupola del dagoba. Il secondo monumento conteneva un
immenso Buddha coricato, di cui non resta che qualche mattone. Nelle
vicinanze, si possono vedere le vestigia di un antico ospedale, di cui
rimangono una vasca per le cure, un bacino a forma di loto e qualche
frammento di sculture.
Il
Bagno del Loto - Questa
elegante vasca a forma di loto, che serviva per le abluzioni dei bonzi,
è composta di otto petali in pietra per cinque file di gradini. È una
delle poche costruzioni del grande monastero di Jetavana a essere
sopravvissuta. Fondato dal re Parkrama Bahu, in origine comprendeva 520
edifici, fra cui molti bacini simili a questo, che ancora non sono stati
ritrovati.
