Antica Gerico / Tell es-Sultan
Palestina

 PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 2023

    

Gerico è una città palestinese situata nella regione amministrativa del Governatorato di Gerico, in prossimità del fiume Giordano, con una popolazione di circa 21 000 abitanti.

Almeno tre distinti insediamenti sono esistiti in prossimità della collocazione attuale per più di 11000 anni. Si tratta infatti di una posizione favorevole, sia per la disponibilità di acqua, sia per la sua collocazione sulla via est-ovest che passa a nord del Mar Morto. È il più basso sito permanentemente abitato della Terra e datazioni compiute dagli studiosi sulle rovine trovate fanno ipotizzare che Gerico sia, insieme a Damasco, la città più antica del mondo. Non è chiaro quando sia sorta, ma alcune scoperte farebbero risalire la fondazione della città a 9000 anni prima della nascita di Cristo. 

Dagli scavi sono emerse tracce importanti di insediamenti del periodo epipaleolitico (tra il 18.000 ed il 12.500 a.C.); sono stati trovati reperti appartenenti alla cultura natufiana (tra il 12.000 ed il 10.500 a.C.) e reperti del periodo neolitico preceramico (tra il 9600 a.C. ed il 7.000 a.C.), più precisamente il PPNA, secondo la divisione di Kathleen Kanyon.

Durante la Media età del bronzo Gerico era un'importante città della regione cananea e raggiunse la sua maggiore estensione tra il 1700 ed il 1550 a.C. Sembra che ciò fosse un riflesso sull'elevata urbanizzazione della regione e fosse legato al sorgere della classe dei Maryannu. Questi costituivano una casta aristocratica che utilizzava i primi carri da guerra ed erano collegati al sorgere del regno di Mitanni. Verso il 1250 a.C., secondo la narrazione biblica del Libro di Giosuè, la città fu invasa e rasa al suolo dagli Ebrei, guidati da Giosuè successore di Mosè, anche se attualmente la maggioranza degli studiosi ritiene che "l'ultima occupazione del luogo durante il Tardo Bronzo è del XIV secolo e, da allora fino al secolo IX, non si verificarono ulteriori stanziamenti. Quindi, al tempo di Giosuè, nessuno viveva a Gerico".

Il sito dell'antica città fu inglobato successivamente, verso il 1000 a.C., nel Regno di Giuda e Israele di Saul, Davide e Salomone. In seguito alla scissione della nazione giudaica, alla morte di Salomone, l'antica città, che secondo la Bibbia venne ricostruita dal re Acab, fece parte dello stato settentrionale del Regno di Israele. La città cadde sotto la dominazione assira, quando nel 722 a.C., il re assiro Salmanassar V distrusse la capitale Samaria.

Nel 587 a.C. l'intera regione fu assoggettata dall'Impero neo-babilonese, quando Nabucodonosor II conquistò definitivamente il Regno di Giuda, unico stato ebraico rimasto nella regione. Con la caduta di Babilonia, nel 539 a.C. l'intero Vicino Oriente e la regione palestinese, entrarono a far parte dell'Impero Persiano. 

Con la caduta dell'impero persiano, ad opera di Alessandro Magno, tutto l'oriente passò in mano ai macedoni. La regione fu contesa dai regni ellenistici tolemaico d'Egitto e seleucide di Siria per poi passare al dominio romano, divenendo parte della provincia romana della Giudea.

Sotto il decimo califfo della dinastia omayyade, Hisham ibn 'Abd al-Malik (691 – 743), fu iniziato il sontuoso Palazzo di Hisham, con due moschee, un sito termale e cortili con fontane. Il palazzo, costruito in poco più di due anni, fu portato a termine dal nipote e successore di Hisham, Al-Walid II ibn Yazid II. Poco dopo la fine della sua costruzione, nel 747, il palazzo fu parzialmente distrutto da un terremoto. Le rovine del palazzo fanno parte del sito archeologico di Gerico.

L'attuale città, abitata prevalentemente da arabi palestinesi, fu occupata dallo Stato di Israele durante la Guerra dei Sei Giorni nel 1967. Nel 1994 fu la prima città a passare sotto il controllo dell'Autorità Palestinese secondo gli accordi di Oslo. Dopo una nuova occupazione israeliana tornò sotto il controllo palestinese nel marzo del 2005

Nel 1998 vi fu aperto un grande hotel con un casinò, l'hotel Intercontinental. L'obiettivo era creare un polo per il turismo dei giocatori, una sorta di Las Vegas locale. L'esperimento fallì a causa dei conflitti tra palestinesi e israeliani ed il casinò è stato chiuso. L'albergo, comunque, continua a funzionare generando opportunità lavorative ed economiche nella zona.

Tra i luoghi da visitare:

- Rovine dell'antica Gerico: sebbene a prima vista possano sembrare "una manciata di pietre", le rovine di Tel Al-Sultan situano le origini di Gerico ad un periodo risalente a più di diecimila anni fa. Si tratta dei resti più antichi della città.

- Palazzo di Hisham: questo palazzo omayyade risale al VIII secolo d.C. ed è una pietra miliare della storia di Gerico. Passeggiando tra le rovine del complesso architettonico, è possibile distinguere il cortile, i bagni e la moschea. Molti degli oggetti trovati durante gli scavi archeologici sono oggi esposti nel Museo Rockefeller di Gerusalemme.

- Fontana di Eliseo: vicino al giacimento archeologico si trova la Fontana di Eliseo, il luogo più fotografato di tutta Gerico. Nonostante la fontana in sé non abbia grandi attrattive, l'iscrizione ci ricorda che siamo nella "città più antica del mondo" e merita almeno una foto ricordo.

- Monte della Tentazione: il luogo più spettacolare da vedere a Gerico è, senza dubbio, il Monte della Tentazione, dove secondo la Bibbia Gesù trascorse quaranta giorni senza mangiare, resistendo alle tentazioni del diavolo.

- La funicolare di Gerico: ai piedi del Monte della Tentazione c'è la stazione della funicolare di Gerico, che porta fin sulla cima della montagna. Dall'alto si contempla Gerico in tutta la sua immensità, alcune rovine e le montagne della Giordania sullo sfondo. 

Archeologia

La nascita della città nel Levante meridionale, in Palestina e Transgiordania, tra la fine del IV e il III millennio a.C. è un fenomeno storico che, sebbene definito «secondario» (sia in termini spaziali che cronologici), è ugualmente affascinante e complesso. Esso rivela, infatti, capacità di adattamento all’ambiente e di organizzazione sociale diverse rispetto a quelle note per le grandi coeve civiltà dell’Egitto e della Mesopotamia, ma anche rispetto ai percorsi altrettanto straordinari dei Paesi ad agricoltura non irrigua, come la Siria e l’Anatolia.

Le comunità umane della Palestina e della Transgiordania svilupparono per la prima volta un particolare modello di città, costruito in modo da mettere a frutto le peculiarità di un territorio caratterizzato da forte varietà geomorfolica e limitate risorse produttive. Tell es-Sultan, l’antica Gerico, dove dal 1997 opera una missione archeologica italopalestinese costantemente finanziata dall’Università «Sapienza» di Roma e dal Ministero degli Affari Esteri, è uno degli esempi meglio conosciuti di questo fenomeno, grazie al lavoro di piú generazioni di archeologi e alle straordinarie caratteristiche di conservazione del.

SULLA VIA DELLE CAROVANE - A Gerico il processo di formazione della città è lento e progressivo e si svolge negli ultimi secoli del IV millennio a.C. nell’età del Bronzo Antico I. I crescenti rapporti commerciali con l’Egitto, che si sviluppano durante la fase formativa dello stato egiziano (il periodo di Naqada III e della Dinastia 0) hanno un ruolo essenziale come volano e catalizzatore dell’esperienza urbana. Le élite palestinesi commerciano vino, sale, zolfo, bitume del Mar Morto, e, come gli Egiziani, percorrono la valle della ‘Arabah e la penisola del Sinai, ricca di materie prime, primo fra tutti il rame del Wadi Feinan e di Timnah. Le carovane dalla Palestina raggiungono il Sinai e il Mar Rosso, ma anche, a nord, il Lago di Tiberiade e, a ovest, il Mediterraneo.

L’accumulo di ricchezze legate a un’agricoltura sempre piú efficiente (anche per il graduale impiego dei bovini per le canalizzazioni e l’aratura) porta diversi centri a divenire egemoni di rispettivi territori, sia nella Valle del Giordano che nella regione montuosa interna, e nella fascia collinare che delimita la piana costiera a occidente. Si formano cosí, agli inizi del III millennio a.C., nell’età del Bronzo Antico II, le prime città, la cui piú significativa caratteristica è di essere cinte da possenti mura (non sappiamo se per difendersi dalle spedizioni asiatiche di uno dei faraoni della I Dinastia, Den, che si spinse in Palestina con ogni probabilità nell’ultimo secolo del IV millennio a.C.).

Si tratta di strutture difensive ampie e articolate, con mura costruite su alti basamenti di pietra in mattoni di fango e paglia essiccati al sole, dallo spessore di 4 m e alzato di 8, rinforzate da travi lignee e rivestite da intonaco color avorio, a cui vengono aggiunte torri semicircolari o quadrangolari, disposte a distanza regolare l’una dall’altra. 

UNA GRANDE OPERA PUBBLICA - Le mura sono il simbolo delle prime città palestinesi: rappresentano le capacità economiche e organizzative delle élite urbane, e dominano il paesaggio dei primi «Stati» territoriali. Allo stesso tempo, esse consentono ai governanti di impiegare una considerevole quantità di manodopera per la loro costruzione e il loro mantenimento: sono un’opera pubblica anche nel senso che servono a offrire lavoro, specialmente durante la stagione estiva, quando nella valle e nell’oasi si raccolgono le tribú seminomadi di pastori che, per la nascente città, è bene tenere impegnate.

A Gerico, il territorio governato dalla neonata città coincide con un’oasi verdeggiante dove l’agricoltura è praticata dal Neolitico Preceramico (IX-VIII millennio a.C.), ossia da circa sei millenni, sostenuta dalla risorsa primaria dell’acqua dolce di ‘Ain es-Sultan, la sorgente che, con i suoi 5000 litri d’acqua dolce al minuto, era il vero cuore pulsante dell’oasi. E l’élite protagonista dell’ascesa del nuovo modello urbano fonda il proprio potere sul controllo di questa basilare risorsa.

Le prospezioni della missione della «Sapienza» e gli scavi nel sito della piscina ottomana, dove si trova la polla d’acqua principale, hanno infatti dimostrato come questa sia stata regolata da costruzioni sin dal Neolitico e che i primi canali d’irrigazione regolati da chiuse furono costruiti agli inizi dell’èra urbana, intorno al 3000 a.C. Come le mura, i canali furono tra le prime opere pubbliche realizzate per assicurare ricchezza alla neonata città e alla sua classe dirigente, impiegando un’ampia fetta della popolazione dell’oasi e formando una nuova classe di contadini/proprietari dipendenti dell’istituzione pubblica. Purtroppo, in assenza di fonti scritte, non siamo in grado di stabilire con certezza di chi fosse la proprietà della terra, ma è sicuro che il sistema di irrigazione fosse centralizzato e gestito dall’élite che governava la città. 

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CITTÀ RIGOGLIOSA E POTENTE - La fiorente produzione agricola, testimoniata anche dal ritrovamento di numerosi granai, silos seminterrati che erano disseminati in tutti i quartieri abitativi, mise a disposizione dell’élite un notevole surplus agricolo, che fu reinvestito principalmente nel commercio. Orzo e frumento, ma anche olio e vino, legumi e frutta essiccata venivano scambiati con materie prime: rame, pietra, legname, pietre preziose (corniola, turchese, cristallo di rocca) commerciate lungo le carovaniere che percorrevano la Valle del Giordano e della ‘Arabah, l’altopiano della Transgiordania e la regione montuosa della Giudea. Inoltre, Gerico controllava la sponda nordoccidentale del Mar Morto, dove si estraevano il sale – sostanza fondamentale per la conservazione dei cibi –, nonché fanghi sulfurei, che venivano usati come medicamento e il bitume, utilizzato come collante e impermeabilizzante. Il controllo, l’accentramento, il commercio e la redistribuzione di questi beni rese la città rigogliosa e potente nel volgere di poche generazioni.

Oltre alle mura vennero costruiti edifici pubblici: un tempio sul pendio occidentale della «Spring Hill», la collina che dominava la sorgente, e un palazzo sul versante orientale, dal quale si poteva osservare la sorgente con attorno tutta l’oasi. Verso questi centri del potere affluivano i prodotti importati dal territorio e dai Paesi stranieri.

Tra questi cominciarono anche ad annoverarsi status symbol, quali teste di mazza in marmo o calcare, palette da belletto in scisto, amuleti di pietra e d’osso, conchiglie pregiate di madreperla, vaghi di collana in pietre preziose e semi-preziose, armi di rame. Questi reperti, assieme a quelli che per l’antichità degli strati sono rintracciabili solo attraverso labili indizi – quali mobilio, oggetti d’artigianato artistico in legno, sigilli, tessuti decorati, tappeti, rivestimenti e calzature di cuoio, ecc. –, sono l’emblema dell’emergere di una classe dirigente che vuole essere riconosciuta e rispettata per le sue capacità economiche acquisite di recente.

 Ne risulta il quadro di una città fiorente e attiva, che si arricchisce ogni giorno di nuovi elementi prodotti, attraverso una rete che raggiunge l’Anatolia, la Siria, la Mesopotamia, la Transgiordania, il Deserto siro-arabico, il Sinai e l’Egitto, il Mar Rosso e il Mediterraneo.