Haeinsa, letteralmente "tempio
della riflessione su un mare calmo", è uno dei più antichi templi
buddhisti della Corea del Sud. Esso è famoso per ospitare le cosiddette
Tripitaka Koreana, cioè l'intera collezione di 81.258 tavolette
in legno con le Scritture Buddhiste, presenti qui fin dal 1398.
Haeinsa è uno dei tre
templi-gioielli del Buddhismo, insieme a quelli di Tongdosa e
Songgwangsa: di questi il primo rappresenta il dharma, il secondo il
Buddha e il terzo il sangha. Haeinsa si trova sul monte Gayasan, nella
provincia del South Gyeongsang, ed è tuttora un attivo centro di
insegnamenti Zen.
Il tempio venne costruito nell'802. Secondo la leggenda,
due monaci di ritorno dalla Cina, di nome Suneung e Ijeong, riuscirono a
guarire la moglie del re Aejang dalla sua malattia; in segno di
ringraziamento, il sovrano ordinò la costruzione del tempio in onore di
Buddha. Secondo invece il racconto di Choe Chi-Won (del 900), Suneung e
il suo discepolo Ijeong convertirono la regina madre al Buddhismo e
ottennero da lei i finanziamenti per la costruzione del tempio.
Il complesso di cui Haeinsa fa parte
venne rinnovato più volte: nel X secolo, nel 1488, nel 1622 e nel 1648.
Nel 1817 venne distrutto da un incendio e la sala principale venne
ricostruita già l'anno seguente. Durante un nuovo restauro nel 1964
vennero scoperte una veste cerimoniale del re Gwanghaegun e
un'iscrizione su di una trave in rilievo.
Il tempio contiene notevoli tesori dell'arte, compresi dipinti
buddhisti, pagode in pietra, lanterne e una realistica statua lignea
rappresentante un monaco.
La sala principale, Daejeokkwangjeon
(la "Sala del grande silenzio e della luce") è insolita poiché
è dedicata a Vairocana, mentre la maggior parte dei templi coreani sono
dedicati a Seokgamoni.
Il complesso più importante, comunque, è quello detto
Janggyeong Panjeon, in cui sono conservate le tavolette in legno
Tripitaka Koreana, uno dei più grandi depositi in legno del mondo. Le
sale del complesso non furono danneggiate durante l'invasione giapponese
del XVI secolo e non vennero toccate dal devastante incendio del 1818
che bruciò la maggior parte del tempio. Complessivamente, le tavolette
hanno attraversato i secoli resistendo a sette incendi e scampando ad un
bombardamento durante la guerra di Corea, quando un pilota d'aereo
disobbedì deliberatamente agli ordini perché ricordava che il tempio
ospitava un tesoro inestimabile.
Janggyeong Panjeon è la parte più
antica del tempio. Benché non si sappia con esattezza quando venne
costruito, con ogni probabilità venne espanso e rinnovato nel 1457 dal
re Sejo.
Il complesso è costituito di quattro
sale disposte a rettangolo; la sala settentrionale è chiamata
Beopbojeon ("sala del dharma"), mentre la sala meridionale è
chiamata Sudarajang ("sala del Sutras"): queste due sale
principali sono lunghe
60,44 metri
, larghe 8,73 e alte
7,8 metri
. Entrambe hanno 15 stanze. Le due sale orientale e occidentale sono più
piccole e sono utilizzate come librerie.


Per assicurare la conservazione delle
tavolette sono state utilizzate dai costruttori numerosi ingegnosi
espedienti. Innanzitutto il magazzino è costruito nel punto più alto
del complesso del tempio, a
655 metri
sul livello del mare; poi il Janggyeong Panjeon si affaccia verso
sudovest per evitare di essere investito dai venti umidi provenienti da
sudest, sfruttando al contempo i vicini picchi montuosi per ripararsi
dai gelidi venti settentrionali.
Nelle due sale principali vennero
aperte delle finestre di diverse dimensioni, per facilitare la
ventilazione sfruttando i principi dell'idrodinamica; le finestre
vennero installate in ogni sala per massimizzare la ventilazione e
moderare la temperatura.
I pavimenti d'argilla vennero
cosparsi di carbone, ossido di calcio, sale, calce e sabbia, per
assorbire l'umidità durante i periodi di pioggia e trattenerla durante
i mesi invernali.
Anche il tetto è fatto di argilla,
con travi e appendici in legno che servono ad impedire repentini cambi
di temperatura. Inoltre nessuna parte del tempio si trova in ombra. Pare
che gli insetti e gli uccelli evitino completamente di entrare in queste
sale, ma la ragione per cui questo accada è sconosciuta.
Tutti questi accorgimenti sono largamente considerati la
ragione principale per cui le tavolette sono sopravvissute fino a noi in
un superbo stato di conservazione. Nel 1970 venne costruito un magazzino
che utilizzava moderne tecniche di conservazione, ma quando su alcune
tavolette utilizzate come prova venne trovata della muffa l'idea fu
abbandonata; le Tripitaka Koreana sono tuttora conservate nel tempio di
Haeinsa.
I Tripitaka Koreana sono una
collezione di tripitaka (Scritture buddhiste) composta da 81.340
tavolette in legno risalenti al XIII secolo. Si tratta del più antico e
completo canone buddhista del mondo, in cui non è stato trovato alcun
errore negli oltre 52 milioni di caratteri cinesi organizzati in 6.568
volumi e 1.496 titoli. Ogni tavoletta è lunga
24 centimetri
e larga 70, mentre lo spessore varia fra i 2,6 e i
4 centimetri
e il peso fra i 3 e i 4 chili.
L'intera collezione è conservata nel
Tempio di Haeinsa, un tempio buddhista che si trova nella provincia
sudcoreana di South Gyeongsang. Le tavolette furono scolpite a
cominciare dal 1087, quando la penisola coreana venne invasa dai Khitan.
L'atto dello scolpire le Scritture buddhiste era considerato un modo per
invocare l'aiuto di Buddha e cambiare le sorti della guerra.
Le tavolette originali vennero quasi
completamente distrutte durante l'invasione mongola della Corea nel
1232, quando la capitale del regno venne spostata sull'isola di Ganghwa
per quasi 30 anni per resistere meglio agli attacchi mongoli. Una volta
tornata la calma, il re Gojong ordinò che i Tripitaka venissero
riscolpiti dall'inizio, un lavoro che durò 16 anni fra il 1236 e il
1251. Nel 1398 le tavolette vennero spostate nel Tempio di Haeinsa, dove
sono tuttora conservate in quattro edifici. Il tempio, anche grazie a
questo inestimabile tesoro, è stato inserito nell'elenco dei Patrimoni
dell'umanità dell'UNESCO.
Il valore storico dei Tripitaka
Koreana deriva dal fatto di essere la collezione più completa ed
accurata di trattati, leggi e Scritture buddhiste. I compilatori della
versione coreana incorporarono altre antiche versioni e vi aggiunsero
altre versioni scritte da rispettabili monaci. La qualità delle
incisioni su tutte le tavolette è attribuita al Precettore nazionale Sugi,
che le controllò attentamente in cerca del più piccolo errore. Proprio
per la loro accuratezza, sulle Tripitaka Koreana sono basate le versioni
giapponesi, cinesi e di Taiwan.
Ogni tavoletta è costituito di legno
di betulla proveniente dalle isole meridionali della Corea, trattato per
evitarne il decadimento: vennero lasciate nell'acqua di mare per tre
anni, poi tagliate e successivamente bollite in acqua salata. Dopo di ciò,
le tavolette vennero messe all'ombra ed esposte al vento per altri 3
anni e solo allora erano considerate pronte per essere scolpite. Una
volta scolpita ogni tavoletta veniva ricoperta di uno strato velenoso
per tenerne lontani gli insetti e incorniciata con del metallo per
evitarne la deformazione.
Su ogni tavoletta venivano scolpite
23 righe di testo, contenente 14 caratteri per riga, per un totale di
644 caratteri considerando entrambi i lati. Lo stile calligrafico
utilizzato deriva dalla dinastia cinese Song, dal calligrafo Ou-yang
Hsun, una delle ragioni per cui anche il valore estetico (oltre che
storico e religioso) dei Tripitaka Koreana è considerato enorme. A
causa dell'uniformità dello stile e per alcune fonti storiche, si
credeva che un solo uomo fosse l'artefice di tutte le iscrizioni in
tutte le tavolette, ma oggi si è più portati a credere che la
collezione sia opera di un gruppo di una trentina di persone.