Il
Tempio di Preah Vihear è
un tempio Khmer della Cambogia situato in cima ad un'altura di 525
metri, sui monti Dângrêk, a cavallo tra la Provincia di Preah Vihear
(Cambogia) e la Provincia di Sisaket (Thailandia).
Nel
1962, in seguito ad un'infuocata disputa tra Thailandia e Cambogia
riguardo alla proprietà del tempio, la Corte Internazionale di
Giustizia de L'Aia decise per l'assegnazione alla Cambogia. Il terreno
adiacente, subito a nord del tempio, è sotto il controllo della
Thailandia, in contravvenzione con la decisione del tribunale. Grazie al
panorama di cui si può godere dal tempio, Preah Vihear è il più
spettacolare dei templi risalenti all'impero Khmer durato sei secoli. In
quanto edificio simbolo della vita spirituale dell'impero, venne
sostenuto e modificato da numerosi re, per cui vanta numerosi stili
architettonici. Preah Vihear è anomalo per il fatto di essere stato
costruito lungo l'asse nord-sud, piuttosto che essere diretto ad est
come tutti gli altri templi Khmer. Il tempio prende il nome dalla
provincia di Preah Vihear in cui è situato, proprio come il Parco
nazionale Khao Phra Wihan della provincia di Sisaket, Thailandia,
attraverso il quale il tempio è più agevolmente accessibile.
Il
complesso del tempio si estende per 800 metri lungo l'asse nord-sud, ed
è composto quasi esclusivamente da una strada rialzata che si arrampica
sulla collina, e che raggiunge l'edificio situato al limite meridionale
del complesso (120 metri sopra al bordo settentrionale, 525 metri sopra
alla pianura cambogiana e 625 sopra al livello del mare). Nonostante
questa struttura sia molto differente dai templi-montagna che si trovano
ad Angkor, ha lo stesso obbiettivo quale rappresentazione stilizzata del
Monte Meru, cassa degli dei.
L'approccio
al santuario è costellato da cinque gopura (numerati per convenzione a
partire dal santuario, cosicché il 5 è il primo incrociato dai
visitatori). Ognuno dei gopura che precedono il giardino è
raggiungibile grazie ad una serie di gradini, per cui segna un cambio di
altitudine che ne incrementa l'impatto. Ogni gopura blocca anche la
visuale dei turisti sulla successiva parte del tempio, almeno finché
non si supera la porta.
Il
quinto gopura, in stile Koh Ker, mostra tracce di vernice rossa con cui
un tempo era decorato, nonostante il tetto in tegole sia ora scomparso.
Il quarto gopura risale ad un periodo successivo, e per la precisione al
Khleang/Baphuon, e possiede "uno dei pezzi forti di Preah
Vihear": un'immagine del Kurma. Il terzo è il più grande, ed è
affiancato da due sale. Il santuario è raggiungibile attraverso due
giardini, ed in quello più esterno si trovano due biblioteche.

La
costruzione del primo tempio in questo luogo iniziò all'inizio del IX
secolo; i vari templi che si sono succeduti sono stati tutti dedicati al
culto induista del dio Shiva, nella sue manifestazioni come dei della
montagna Sikharesvara e Bhadresvara. Del tempio attuale, le parti più
antiche risalgono al periodo Koh Ker (inizio del X secolo), quando la
capitale dell'impero era l'omonima città. Oggi si trovano elementi di
stile Banteay Srei, acnh'essi del X secolo, ma la maggior parte del
tempio è stato eretto durante i regni di re Suryavarman I (1002-1050) e
di re Suryavarman II (1113-1150). Un'iscrizione ritrovata all'interno
del tempio fornisce un resoconto dettagliato del periodi di Suryavarman
II, approfondendone i rituali religiosi, le festività, ed elencando
alcuno doni quali parasoli bianchi, scodelle d'oro ed elefanti, offerti
al Brahman Divakarapandita. Lo stesso Brahman si interessò al tempio,
sempre secondo l'iscrizione, facendogli dono di una statua d'oro
raffigurante una Shiva danzante.
In
tempi moderni Preah Vihear è stato riscoperto dal mondo esterno ed è
divenuto l'oggetto di una disputa tra la Thailandia, dove il nome del
tempio viene tradotto in thai come Khao Phra Viharn e la neo-indipendente Cambogia.
Nel
1904 il Siam e le autorità coloniali francesi che governavano la
Cambogia decisero con mutui accordi i confini. Nei pressi del tempio i
confini sarebbero coincisi con lo spartiacque dei monti Dângrêk, il
che significava che il tempio si sarebbe trovato sul lato thailandese.
Nel 1907, dopo un sopralluogo, gli ufficiali francesi disegnarono una
mappa in cui si evidenziavano con precisione i confini. Il risultato,
inviato alle autorità siamesi, riportava il tempio all'interno del
territorio cambogiano.
Nel
1954 l'esercito thai occupò il tempio, in seguito alla ritirata delle
truppe francesi dalla Cambogia. La Cambogia protestò e, nel 1959,
chiese alla Corte Internazionale di Giustizia di confermare che il
tempio si trovava in territorio cambogiano. Il caso divenne una
questione puramente politica in entrambi i paesi, le relazioni
diplomatiche divennero tese, e ci furono minacce di ricorrere alla forza
da parte dei due governi.
Il
lavoro della Corte non si basò sull'eredità culturale, né sul
riconoscimento di uno dei due contendenti quale successore dell'impero
khmer, ma piuttosto sulla questione tecnica della stesura dei confini
fatta all'inizio del secolo, e sulla successiva azione di forza
intrapresa dalla Thailandia.
A
supportare le ragioni cambogiane all'Aia fu l'ex segretario di stato
statunitense Dean Acheson, mentre la squadra di avvocati della
Thailandia comprendeva un ex generale britannico, Sir Frank Soskice. La
Cambogia sostenne che la mappa raffigurante il tempio su suolo
cambogiano rappresentava il documento ufficiale. secondo la Thailandia
quella mappa non era valida e violava il principio della commissione
secondo cui il confine era rappresentato dallo spartiacque. Il fatto che
la Thailandia non avesse contestato la mappa in precedenza, era dovuto
al fatto che comunque avevano il controllo della zona, data la difficoltà
di inerpicarsi sulle ripide pareti cambogiane.
Il
15 luglio 1962 la corte decise, con verdetto di 9 a 3, che il tempio
apparteneva alla Cambogia e, con un verdetto di 7 a 5, che la Thailandia
avrebbe dovuto restituire tutte le sculture rimosse in passato. Nella
sua decisione la Corte fece notare che, in oltre cinque secoli di
esistenza della mappa, le autorità thai/siamesi non avevano mai
contestato il fatto che il tempio apparisse sul lato cambogiano. Né
contestarono il fatto che un ufficiale coloniale francese avesse
ricevuto il politico e studioso siamese, il principe Damrong Rajanubhab,
presso il tempio nel 1930. La Thailandia accettò e beneficiò di altre
decisioni su confini contesi su cui la Corte avrebbe dovuto esprimersi.
Grazie a questi fatti, si dice, il tempio è divenuto ufficialmente di
proprietà cambogiana.
La
Thailandia reagì violentemente. Annunciò che avrebbe boicottato gli
incontri della South-East Asia Treaty Organization, ufficialmente come
protesta per l'appoggio statunitense alla Cambogia. Come prova gli
ufficiali thai citarono il voto di un giudice americano ed il ruolo
sostenuto da Acheson quale avvocato dei cambogiani; gli Stati Uniti
risposero che Acheson aveva lavorato come avvocato privato, assunto
dalla Cambogia. In tutta la Thailandia si ebbero manifestazioni di massa
per protestare contro la decisione internazionale.
Alla
fine la Thailandia cedette. Nel gennaio 1963 la Cambogia prese
ufficialmente possesso del luogo, con una cerimonia sfarzosa a cui
parteciparono circa 1000 persone, molti dei quali raggiunsero il tempio
arrampicandosi sulle ripide pareti rocciose presenti sul lato
cambogiano. Il principe Sihanouk, a capo della Cambogia, raggiunse la
vetta in meno di un'ora, sostando solo per bere limonata, ed alla fine
fece offerte ai monaci buddhisti. Durante la cerimonia fece un gesto di
riconciliazione, annunciando che tutti i Thai avrebbero avuto il
permesso di visitare il tempio senza bisogno del visto, e che la
Thailandia era libera di tenersi i reperti sottratti nei anni
precedenti.
La
guerra civile cambogiana iniziò nel 1970; La posizoine del tempio, in
cima ad una parete rocciosa, rese semplice la sua difesa militare. I
soldati leali al governo di Lon Nol di Phnom Penh continuò a mantenerne
il possesso per molto tempo, anche dopo che la pianura sottostante cadde
nelle mani delle forze comuniste. I turisti, durante la guerra, erano in
grado di visitare il tempio accedendovi dal lato Thai. I Khmer Rossi
presero Phnom Penh nell'aprile 1975, ma i soldati presenti a Preah
Vihear non cedettero neanche dopo la caduta del proprio governo. I Khmer
Rossi fecero numerosi tentativi infruttuosi per conquistare il tempio, e
alla fine ci riuscirono il 22 maggio 1975 scalando la parete e facendo
fuggire i nemici. Si disse che il tempio fu l'ultimo luogo Cambogiano a
cadere sotto il controllo dei Khmer Rossi.
La
guerra su larga scala iniziò in Cambogia nel dicembre 1978, quando
l'esercito vietnamita invase il paese. Le truppe dei Khmer Rossi si
rifugiarono lungo i confini. A gennaio i vietnamiti attaccarono
ripetutamente i Khmer asserragliati nel tempio, ma senza danneggiare la
struttura. Numerosi rifugiati cambogiani entrarono in territorio
thailandese in seguito all'invasione. Nel giugno 1979 le forze di
sicurezza Thai espulsero a forza decine di migliaia di profughi
cambogiani nei pressi di Preah Vihear. Non si conosce il numero di
vittime delle mine antiuomo, armi da fuoco e assideramento; il governo
che i vietnamiti insediarono a Phnom Penh parlo di oltre 300 morti.
La
guerriglia proseguì fino agli anni ottanta e novanta, impedendo
l'accesso a Preah Vihear. Il tempio venne brevemente aperto al pubblico
nel 1992, per poi essere rioccupato l'anno seguente dai Khmer Rossi. Nel
dicembre 1998 il tempio fu la sede dei negoziati in cui molte centinaia
di Khmer, che si supponevano essere l'ultima forza di guerriglia
presente, decisero di arrendersi al governo di Phnom Penh.
Il
tempio venne riaperto al pubblico dal lato Thai alla fine del 1998; nel
2003 la Cambogia terminò la costruzione di una strada di accesso lungo
la parete rocciosa.
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