Tempio di Preah Vihear
(Cambogia)

PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 2008

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Il Tempio di Preah Vihear è un tempio Khmer della Cambogia situato in cima ad un'altura di 525 metri, sui monti Dângrêk, a cavallo tra la Provincia di Preah Vihear (Cambogia) e la Provincia di Sisaket (Thailandia). 

Nel 1962, in seguito ad un'infuocata disputa tra Thailandia e Cambogia riguardo alla proprietà del tempio, la Corte Internazionale di Giustizia de L'Aia decise per l'assegnazione alla Cambogia. Il terreno adiacente, subito a nord del tempio, è sotto il controllo della Thailandia, in contravvenzione con la decisione del tribunale. Grazie al panorama di cui si può godere dal tempio, Preah Vihear è il più spettacolare dei templi risalenti all'impero Khmer durato sei secoli. In quanto edificio simbolo della vita spirituale dell'impero, venne sostenuto e modificato da numerosi re, per cui vanta numerosi stili architettonici. Preah Vihear è anomalo per il fatto di essere stato costruito lungo l'asse nord-sud, piuttosto che essere diretto ad est come tutti gli altri templi Khmer. Il tempio prende il nome dalla provincia di Preah Vihear in cui è situato, proprio come il Parco nazionale Khao Phra Wihan della provincia di Sisaket, Thailandia, attraverso il quale il tempio è più agevolmente accessibile. 

Il complesso del tempio si estende per 800 metri lungo l'asse nord-sud, ed è composto quasi esclusivamente da una strada rialzata che si arrampica sulla collina, e che raggiunge l'edificio situato al limite meridionale del complesso (120 metri sopra al bordo settentrionale, 525 metri sopra alla pianura cambogiana e 625 sopra al livello del mare). Nonostante questa struttura sia molto differente dai templi-montagna che si trovano ad Angkor, ha lo stesso obbiettivo quale rappresentazione stilizzata del Monte Meru, cassa degli dei.

L'approccio al santuario è costellato da cinque gopura (numerati per convenzione a partire dal santuario, cosicché il 5 è il primo incrociato dai visitatori). Ognuno dei gopura che precedono il giardino è raggiungibile grazie ad una serie di gradini, per cui segna un cambio di altitudine che ne incrementa l'impatto. Ogni gopura blocca anche la visuale dei turisti sulla successiva parte del tempio, almeno finché non si supera la porta.

Il quinto gopura, in stile Koh Ker, mostra tracce di vernice rossa con cui un tempo era decorato, nonostante il tetto in tegole sia ora scomparso. Il quarto gopura risale ad un periodo successivo, e per la precisione al Khleang/Baphuon, e possiede "uno dei pezzi forti di Preah Vihear": un'immagine del Kurma. Il terzo è il più grande, ed è affiancato da due sale. Il santuario è raggiungibile attraverso due giardini, ed in quello più esterno si trovano due biblioteche.

La costruzione del primo tempio in questo luogo iniziò all'inizio del IX secolo; i vari templi che si sono succeduti sono stati tutti dedicati al culto induista del dio Shiva, nella sue manifestazioni come dei della montagna Sikharesvara e Bhadresvara. Del tempio attuale, le parti più antiche risalgono al periodo Koh Ker (inizio del X secolo), quando la capitale dell'impero era l'omonima città. Oggi si trovano elementi di stile Banteay Srei, acnh'essi del X secolo, ma la maggior parte del tempio è stato eretto durante i regni di re Suryavarman I (1002-1050) e di re Suryavarman II (1113-1150). Un'iscrizione ritrovata all'interno del tempio fornisce un resoconto dettagliato del periodi di Suryavarman II, approfondendone i rituali religiosi, le festività, ed elencando alcuno doni quali parasoli bianchi, scodelle d'oro ed elefanti, offerti al Brahman Divakarapandita. Lo stesso Brahman si interessò al tempio, sempre secondo l'iscrizione, facendogli dono di una statua d'oro raffigurante una Shiva danzante.

In tempi moderni Preah Vihear è stato riscoperto dal mondo esterno ed è divenuto l'oggetto di una disputa tra la Thailandia, dove il nome del tempio viene tradotto in thai come Khao Phra Viharn e la neo-indipendente Cambogia.

Nel 1904 il Siam e le autorità coloniali francesi che governavano la Cambogia decisero con mutui accordi i confini. Nei pressi del tempio i confini sarebbero coincisi con lo spartiacque dei monti Dângrêk, il che significava che il tempio si sarebbe trovato sul lato thailandese. Nel 1907, dopo un sopralluogo, gli ufficiali francesi disegnarono una mappa in cui si evidenziavano con precisione i confini. Il risultato, inviato alle autorità siamesi, riportava il tempio all'interno del territorio cambogiano.

Nel 1954 l'esercito thai occupò il tempio, in seguito alla ritirata delle truppe francesi dalla Cambogia. La Cambogia protestò e, nel 1959, chiese alla Corte Internazionale di Giustizia di confermare che il tempio si trovava in territorio cambogiano. Il caso divenne una questione puramente politica in entrambi i paesi, le relazioni diplomatiche divennero tese, e ci furono minacce di ricorrere alla forza da parte dei due governi.

Il lavoro della Corte non si basò sull'eredità culturale, né sul riconoscimento di uno dei due contendenti quale successore dell'impero khmer, ma piuttosto sulla questione tecnica della stesura dei confini fatta all'inizio del secolo, e sulla successiva azione di forza intrapresa dalla Thailandia.

A supportare le ragioni cambogiane all'Aia fu l'ex segretario di stato statunitense Dean Acheson, mentre la squadra di avvocati della Thailandia comprendeva un ex generale britannico, Sir Frank Soskice. La Cambogia sostenne che la mappa raffigurante il tempio su suolo cambogiano rappresentava il documento ufficiale. secondo la Thailandia quella mappa non era valida e violava il principio della commissione secondo cui il confine era rappresentato dallo spartiacque. Il fatto che la Thailandia non avesse contestato la mappa in precedenza, era dovuto al fatto che comunque avevano il controllo della zona, data la difficoltà di inerpicarsi sulle ripide pareti cambogiane.

Il 15 luglio 1962 la corte decise, con verdetto di 9 a 3, che il tempio apparteneva alla Cambogia e, con un verdetto di 7 a 5, che la Thailandia avrebbe dovuto restituire tutte le sculture rimosse in passato. Nella sua decisione la Corte fece notare che, in oltre cinque secoli di esistenza della mappa, le autorità thai/siamesi non avevano mai contestato il fatto che il tempio apparisse sul lato cambogiano. Né contestarono il fatto che un ufficiale coloniale francese avesse ricevuto il politico e studioso siamese, il principe Damrong Rajanubhab, presso il tempio nel 1930. La Thailandia accettò e beneficiò di altre decisioni su confini contesi su cui la Corte avrebbe dovuto esprimersi. Grazie a questi fatti, si dice, il tempio è divenuto ufficialmente di proprietà cambogiana.

La Thailandia reagì violentemente. Annunciò che avrebbe boicottato gli incontri della South-East Asia Treaty Organization, ufficialmente come protesta per l'appoggio statunitense alla Cambogia. Come prova gli ufficiali thai citarono il voto di un giudice americano ed il ruolo sostenuto da Acheson quale avvocato dei cambogiani; gli Stati Uniti risposero che Acheson aveva lavorato come avvocato privato, assunto dalla Cambogia. In tutta la Thailandia si ebbero manifestazioni di massa per protestare contro la decisione internazionale.

Alla fine la Thailandia cedette. Nel gennaio 1963 la Cambogia prese ufficialmente possesso del luogo, con una cerimonia sfarzosa a cui parteciparono circa 1000 persone, molti dei quali raggiunsero il tempio arrampicandosi sulle ripide pareti rocciose presenti sul lato cambogiano. Il principe Sihanouk, a capo della Cambogia, raggiunse la vetta in meno di un'ora, sostando solo per bere limonata, ed alla fine fece offerte ai monaci buddhisti. Durante la cerimonia fece un gesto di riconciliazione, annunciando che tutti i Thai avrebbero avuto il permesso di visitare il tempio senza bisogno del visto, e che la Thailandia era libera di tenersi i reperti sottratti nei anni precedenti.

La guerra civile cambogiana iniziò nel 1970; La posizoine del tempio, in cima ad una parete rocciosa, rese semplice la sua difesa militare. I soldati leali al governo di Lon Nol di Phnom Penh continuò a mantenerne il possesso per molto tempo, anche dopo che la pianura sottostante cadde nelle mani delle forze comuniste. I turisti, durante la guerra, erano in grado di visitare il tempio accedendovi dal lato Thai. I Khmer Rossi presero Phnom Penh nell'aprile 1975, ma i soldati presenti a Preah Vihear non cedettero neanche dopo la caduta del proprio governo. I Khmer Rossi fecero numerosi tentativi infruttuosi per conquistare il tempio, e alla fine ci riuscirono il 22 maggio 1975 scalando la parete e facendo fuggire i nemici. Si disse che il tempio fu l'ultimo luogo Cambogiano a cadere sotto il controllo dei Khmer Rossi.

La guerra su larga scala iniziò in Cambogia nel dicembre 1978, quando l'esercito vietnamita invase il paese. Le truppe dei Khmer Rossi si rifugiarono lungo i confini. A gennaio i vietnamiti attaccarono ripetutamente i Khmer asserragliati nel tempio, ma senza danneggiare la struttura. Numerosi rifugiati cambogiani entrarono in territorio thailandese in seguito all'invasione. Nel giugno 1979 le forze di sicurezza Thai espulsero a forza decine di migliaia di profughi cambogiani nei pressi di Preah Vihear. Non si conosce il numero di vittime delle mine antiuomo, armi da fuoco e assideramento; il governo che i vietnamiti insediarono a Phnom Penh parlo di oltre 300 morti.

La guerriglia proseguì fino agli anni ottanta e novanta, impedendo l'accesso a Preah Vihear. Il tempio venne brevemente aperto al pubblico nel 1992, per poi essere rioccupato l'anno seguente dai Khmer Rossi. Nel dicembre 1998 il tempio fu la sede dei negoziati in cui molte centinaia di Khmer, che si supponevano essere l'ultima forza di guerriglia presente, decisero di arrendersi al governo di Phnom Penh.

Il tempio venne riaperto al pubblico dal lato Thai alla fine del 1998; nel 2003 la Cambogia terminò la costruzione di una strada di accesso lungo la parete rocciosa.