Numerose
leggende
sono
associate
all'origine
del
popolo
Inca,
che
diede
vita
al
più
grande
e
ultimo
impero
unificatore
del
Perù
precolombiano.
Secondo
una
di
queste,
il
fondatore
della
stirpe,
Manco
Capac,
sarebbe
nato
dalle
acque
del
lago
Titicaca.
Suo
padre,
il
Dio
del
Sole,
gli
avrebbe
ordinato
di
viaggiare
per
civilizzare
gli
uomini;
egli
sarebbe
dunque
partito,
insieme
alla
sua
sposa
sorella,
Mama
Ocllo,
e
avrebbe
scelto
come
dimora
un
luogo
chiamato
"Huanacauri",
presso
Cuzco.
La
versione
più
antica
di
questa
leggenda
ha
come
protagonista
un
gruppo
di
quattro
coppie,
i
fratelli
Ayar
e
le
loro
rispettive
sorelle-spose,
anche
se,
alla
fine,
soltanto
Manco
Capac
e
Marna
Odio
sarebbero
diventati
i
veri
fondatori
di
Cuzco
(in
lingua
locale
"ombelico")
e
i
capostipiti
della
dinastia
dei
Sapa
Inca,
gli
imperatori
del
Tahuantinsuyu.
Questa
leggenda
viene
interpretata
come
il
riflesso
della
migrazione
verso
le
zone
più
basse
dell'altopiano
andino
da
parte
di
una
piccola
tribù,
proveniente
dalla
zona
del
Titicaca.
Il
suo
definitivo
insediamento
nella
valle
di
Cuzco,
a
3399
metri
di
quota,
sarebbe
avvenuto
nel
XIII
secolo,
sebbene
la
regione
fosse
stata
abitata
fin
dalla
preistoria.
Oltre
la
leggenda,
la
realtà
storica
degli
Inca
rimane
estremamente
nebulosa
e
ancora
oggi
gli
studiosi
ignorano
l'origine
della
loro
stirpe.
Alcune
affinità
linguistiche
con
tribù
dell'area
amazzonica
peruviana
spingono
effettivamente
alcuni
studiosi
a
considerare
Mama
Ocllo
come
il
reale
luogo
di
provenienza,
ma
i
risultati
di
tale
indagine
sono
piuttosto
effimeri.

Quando
gli
Inca
si
insediarono
nella
valle
di
Cuzco,
vi
trovarono
genti
stanziate
da
molti
secoli,
potenti
e
bellicose;
una
serie
di
alleanze
si
creò
tra
queste
e
i
nuovi
venuti,
i
quali
adottarono
la
lingua
locale,
il
quechua.
Nel
corso
del
tempo
gli
Inca
imposero
la
loro
egemonia
sulla
regione
e
gettarono
le
fondamenta
del
futuro
regno,
il
cui
primitivo
insediamento
divenne
il
centro
e
in
seguito
capitale,
con
il
nome
di
Cuzco.
Nel
complesso
intrecciarsi
di
miti
e
realtà
creatosi
intorno
alla
dinastia
incaica,
la
prima
data
storicamente
provata
è
il
1438,
anno
in
cui
Pachacutéc
salì
al
trono
e
divenne
sovrano
di
Cuzco.
Da
allora,
con
una
serie
di
campagne
militari
gli
Inca
sottomisero
quasi
tutti
i
popoli
delle
regioni
vicine
e
lontane,
formando
un
immenso
impero:
esso
ebbe
però
vita
breve,
poiché
nel
1533
crollò
sotto
i
colpi
inferti
dai
Conquistatori
spagnoli
capeggiati
da
Francisco
Pizarro.
In
realtà,
la
parola
"inca"
usata
dai
conquistatori
per
indicare
la
stirpe,
era
un
appellativo
assegnato
all'imperatore,
di
cui
si
ignora
l'etimologia.
Sotto
il
sovrano
Pachacutéc,
Cuzco
si
trasforma
da
piccolo
centro
rurale
in
una
vera
e
propria
città
con
edifici
in
pietra,
strade
pavimentate
e
approvvigionamento
idrico
e
divenne
la
capitale
dell'impero.
Per
realizzare
il
progetto
urbanistico
Pachacutéc
e
i
suoi
successori
si
ispirarono
ai
modelli
di
antiche
città
andine,
quali
Huari,
Tiahuanaco
e
Chan
Chan,
"capitali"
dei
popoli
assoggettati.
La
pianta
di
Cuzco,
organizzata
e
strutturata
tra
il
corso
dei
fiumi
Hoatanay
e
Tullumayo,
riproduceva
la
forma
del
puma,
uno
degli
animali
totemici
delle
popolazioni
andine.
A
partire
dalla
piazza
centrale,
chiamata
Huaycapata,
piazza
della
Gioia,
seguendo
lo
schema
a
griglia
delle
strade,
si
protendevano
le
dodici
circoscrizioni
della
città,
divisa
grosso
modo
in
quattro
sezioni,
che
rappresentavano
i
quattro
principali
orientamenti
o
cantoni
del
mondo
che
davano
nome
all'impero:
Tahuantisuyo.
I
cronisti
spagnoli
hanno
tramandato
descrizioni
estatiche:
un
luogo
meraviglioso,
ove
sontuosi
palazzi
e
giardini
non
lasciavano
spazio
alla
povertà.
La
città,
divisa
in
due
parti
-
quella
alta,
chiamata
Hanan
Cuzco
e
quella
bassa,
Hurin
Cuzco
-
era
costituita
da
un
insieme
di
kanchas,
quartieri
dalla
struttura
chiusa,
formati
da
costruzioni
raggruppate
attorno
a
una
piazza
quadrangolare,
la
cui
configurazione
era
analoga
a
quella
di
un
patio.
Gli
abitanti
di
Cuzco
raggiungevano
circa
il
numero
di
300.000.
Il
nucleo
centrale,
il
più
antico,
raggruppava
intorno
a
due
piazze
principali
i
palazzi
dell'Inca,
i
templi
e
gli
edifici
destinati
ai
membri
dell'elite.
Da
qui
partivano
le
quattro
grandi
strade
che
dividevano
idealmente
l'impero.
I
cronisti
raccontano
che
ogni
sovrano,
al
momento
dell'ascesa
al
trono,
faceva
costruire
un
nuovo
palazzo,
con
saloni
e
stanze
per
la
famiglia,
le
concubine,
i
sacerdoti,
oltre
ad
ambienti
di
rappresentanza
dove
si
svolgevano
le
cerimonie.
Questi
edifici,
ancora
oggi,
ci
sorprendono
per
la
capacità
degli
operai
di
disporre
una
sull'altra
grosse
pietre
senza
l'aiuto
di
moderni
macchinari.
La
tesi
più
accreditata
sostiene
che
i
conci
venissero
spinti
su
rulli
di
legno
aiutandosi
con
rampe
di
terra
battuta
e
issati
facendo
perno
sulle
protuberanze
della
roccia
appositamente
lasciate.
Solo
in
un
secondo
momento
i
muri
venivano
accuratamente
tagliati
e
levigati.
Le
parti
esterne
degli
edifici
non
erano
decorate,
ma
i
più
importanti
venivano
rivestiti
di
lamine
d'oro;
la
maggior
parte
del
bottino
d'oro
proveniente
da
Cuzco,
che
doveva
ridare
la
libertà
all'inca
Atahualpa,
era
costituito
da
lamine
evidentemente
tolte
dai
muri
esterni.
I
quartieri
più
modesti
nella
Cuzco
alta,
Hanan,
avevano
case
basse
fatte
di
fango
essiccato
al
sole,
dipinte
di
rosso
o
di
giallo
e
ricoperte
con
uno
spesso
strato
di
paglia.

Del
Palazzo
di
Pachacutéc,
che
la
tradizione
descrive
come
il
più
lussuoso,
oggi
restano
solo
alcuni
frammenti
di
muro.
Questa
complessa
struttura
era
costituita
da
sei
edifici
principali:
i
santuari
del
Sole,
della
Luna,
delle
Stelle,
del
Fulmine
e
dell'Arcobaleno,
nonché
da
una
specie
di
sala
capitolare
per
i
sacerdoti
del
Sole;
tutti
questi
edifici
circondavano
la
Inti
Pama,
il
Campo
del
Sole.
Nella
sua
vasta
sezione
centrale
vi
era
una
fontana
rivestita
d'oro
su
cui
era
incisa
l'immagine
del
sole.
Presso
il
palazzo
si
trovavano
noltre
numerosi
edifici
di
carattere
pubblico,
tra
cui
l'Accla
Huasi,
che
in
lingua
quechua
significa
la
"Casa
delle
donne
prescelte",
io
Tempio
di
Viracocha,
il
Palazzo
di
Inti
Roca
e
la
Casa
del
Sapere,
riservata
all'istruzione
dei
membri
dell'elite.
Nella
Accla
Husi
venivano
portate
ogni
anno
centinaia
di
ragazze
da
ogni
parte
dell'impero,
destinate
a
diventare
schiave
dell'Inca
e
del
Dio
Sole:
qui
venivano
rinchiuse,
a
disposizione
dell'imperatore.
L'esterno
dell'edificio
era
rivestito
di
lamine
d'oro
talmente
massicce
che
ciascuna
pesava
da
4
a
10
libbre.
Il
tetto
era
ricoperto
da
fitti
strati
vegetali,
ma
è
opinione
generale
che
in
mezzo
vi
fossero
anche
dei
fili
d'oro
che
ogni
giorno
riflettevano
i
raggi
del
sole
al
tramonto;
lo
stesso
Campo
del
Sole
era
la
riproduzione
di
un
giardino
con
fili
d'erba,
pannocchie
di
mais,
fiori,
animali
tutti
d'oro
fuso
e
lavorato.
Una
parte
delle
antiche
mura
dell'edificio
è
stata
riutilizzata
in
epoca
coloniale;
là
dove
sorgeva
l'Accla
Huasi
si
trova
ora
il
convento
di
Santa
Catalina,
costruito
nel
XVII
secolo.
A
Cuzco,
molte
vestigia
incaiche
sono
state
inglobate
nel
tessuto
urbano
assunto
dalla
città
durante
i
secoli
successivi
alla
Conquista;
i
ruderi
e
soprattutto
le
fondamenta
delle
possenti
costruzioni
di
pietra
innalzate
da
Pachacutéc
e
dai
suoi
successori
consentono
ancora
di
ammirarne
la
tecnica
costruttiva.
Adiacente
al
palazzo
si
trovava
l'altro
edificio
più
importante
di
Cuzco:
il
Coricancba,
Recinto
d'oro,
nel
punto
in
cui
la
leggenda
diceva
che
si
fosse
innalzato
il
primo
edificio
eretto
dal
primo
inca.
Qui
i
sacerdoti,
le
Vergini
del
sole
e
l'inca
svolgevano
i
riti
in
onore
del
dio
padre
Iriti.
Quasi
ogni
mese,
gli
inca
avevano
un
calendario
di
12
mesi,
si
celebravano
feste
di
purificazione
della
terra
e
della
sua
rinascita
nella
stagione
primaverile.
La
festa
più
importante
era
Vinti
Raimi,
a
giugno,
dedicata
al
sole.

Cuzco
non
presentava
le
caratteristiche
di
una
città
fortificata,
a
differenza
di
molti
centri
peruviani
preincaici,
non
fu
mai
costruita
una
cinta
muraria
atta
a
separare
il
centro
urbano
dalla
campagna.
Tuttavia,
a
pochi
chilometri
dalla
città,
si
eleva
una
struttura
megalitica
che
sino
a
poco
tempo
fa
era
considerata
una
fortezza,
anche
se
recentemente
sono
state
avanzate
ipotesi
diverse
riguardo
alla
funzione
del
sito.
La
fortezza
di
Sacsahuaman,
letteralmente
“falco soddisfatto”,
si
trova
ad
una
altitudine
di
3700
metri
e
ha
un'estenzione
di
30.93
ettari.
Fu
costruita
dagli
Inca
tra
il 1438 e
il 1500 circa,
sotto
il
dominio
di Pachacutec,
e
si
erge
in
una
posizione
dominante
della
collina
di Carmenca,
che
svetta
a
nord
della
città
di Cuzco.
La
costruzione
di
Sacsayhuamán
iniziò
durante
il
regno
di Pachacútec,
fu
continuata
successivamente
da Túpac
Yupanqui e
conclusa
con Huayna
Cápac.
Durante
queste
3
generazioni,
secondo Garcilaso
de
la
Vega, furono
4
gli
architetti
che
diressero
l’opera.
Essi
furono
nell’ordine:
Apu
Huallpa
Rimachi
(il
principale
secondo
Garcilaso
de
la
Vega),
Inca
Maricanchi,
Acahauna
Inca
e
Callacunchuy.
I
lavori
durarono
circa
70
anni
e
furono
utilizzati
20.000
lavoratori.
Questo
almeno
prima
dell’arrivo
dei conquistadores spagnoli,
i
quali
prelevarono
dal
sito
numerose
pietre
per
costruire
case
e
chiese
nella
città,
oltre
a
modificare
la
struttura
della
città
stessa.
La
rimozione
delle
pietre
di
piccole
e
medie
dimensioni
è
continuata
fino
ad
alcune
decine
di
anni
fa.
Sulla
sommità
di
tre
piattaforme
sovrapposte,
che
raggiungono
un'altezza
di
18
metri,
si
innalza
una
triplice
cinta
di
mura
dentellate,
formate
da
ciclopici
massi
di
granito:
uno
di
essi,
alto
circa
otto
metri,
pesa
addirittura
360
tonnellate.
Questo
complesso,
il
cui
accesso
è
reso
possibile
da
una
serie
di
porte
disposte
a
zig-zag,
sormontate
da
architravi
monolitici,
presenta
di
primo
acchito
l'aspetto
di
un
vero
e
proprio
luogo
difensivo
e
inespugnabile;
tuttavia,
alla
mura
sono
associate
le
rovine
di
tre
strutture
misteriose,
a
pianta
circolare
e
rettangolare.
Alcune
testimonianze
tramandateci
dai
cronisti
citano
l'esistenza
di
un
tempio
dedicato
a
Inti,
il
Dio
Sole,
là
dove
si
trova
il
sito
di
Sacsahuaman:
forse
non
si
trattava
di
una
semplice
fortezza,
ma
di
un
luogo
di
culto,
un
complesso
templare
protetto
dalla
triplice
muraglia
difensiva.
Alcuni
studiosi
hanno
azzardato
un'ipotesi
ancora
più
affascinante,
basata
sul
concetto
che
si
trattasse
di
qualcosa
di
molto
più
complesso:
un
osservatorio
astronomico,
il
cui
accesso
era
consentito
solo
all'imperatore
e
a
una
ristretta
casta
di
sacerdoti.
E'
stato
appurato
che
i
blocchi
monolitici
usati
per
realizzare
questa
costruzione
megalitica
sono
stati
trasportati
dalla
cava
di
Huacay
Pata,
lontana
solo
poche
centinaia
di
metri
dal
sito.
Un
grande
spazio
pianeggiante
separa
la
fortezza
da
un
altro
monumento
di
notevole
interesse:
una
scalinata
intagliata
in
uno
sperone
di
roccia
vulcanica,
chiamata
il
"trono
dell'Inca".
Secondo
i
cronisti
spagnoli,
gli
Inca
consideravano
questo
un
Ushnu,
cioè
un
luogo
sacro:
questa
parola
quechua
veniva
usata
per
indicare
delle
rocce
naturali
dalla
forma
o
dalla
dimensione
molti
particolari,
disseminate
un
pò
dovunque,
che
venivano
scavate,
creando
numerose
nicchie
o
intagliate
a
gradini,
assumendo
la
funzione
di
troni
o
altari
sacrificali.
Le
mura
del
Sacsahuaman
e
del
Coricancha
costituiscono
uno
splendido
esempio
dell'abilità
raggiunta
dagli
Inca
nella
lavorazione
della
pietra.
Le
facciate
degli
edifici
potevano
avere
diverse
intonacature,
a
seconda
del
materiale
utilizzato
o
del
tipo
di
costruzione.
Gli
edifici
principali,
come
ad
esempio
il
Coricancha,
realizzati
accoppiando
pietre
regolari
e
disponendole
su
file
orizzontali,
presentavano
un'intonacatura
completamente
liscia,
che
si
otteneva
levigando
il
muro
con
la
sabbia
umida.
Le
fortezze
e
i
palazzi,
per
i
quali
si
preferiva
invece
l'utilizzo
di
pietre
irregolari
che
venivano
poi
tagliate
in
modo
che
gli
angoli
si
incastrassero
perfettamente
gli
uni
negli
altri,
venivano
spesso
intonacati
ottenendo
un
effetto
di
bugnato.
I
tetti
erano
costruiti
sempre
in
legno,
dal
momento
che
gli
"architetti"
inca
non
conoscevano
né
l'arco
né
la
volta.
Incrocio di strade
-
Francisco
Pizarro
e
i
suoi
uomini
raggiunsero
Cuzco
il
15
novembre
del
1533,
quando,
dopo
la
morte
dell'imperatore
inca
Atahualpa,
controllavano
già
tutto
il
Tahuantinsuyu.
Benché
non
vi
avessero
trovato
l'oro
(che
era
stato
inviato
in
gran
quantità
a
Cajamarca
per
l'inutile
pagamento
del
riscatto
di
Atahualpa),
i
Conquistadores
rimasero
abbagliati
dalla
grandiosità
della
città,
con
le
ampie
strade
pavimentate
e
i
palazzi
sontuosamente
decorati.
Cuzco
divenne
la
capitale
del
nuovo
vicereame.
L'urbanistica
della
città
coloniale
rispettò
nelle
linee
fondamentali
l'assetto
precedente,
così
come
la
maggior
parte
degli
edifici,
vista
l'eccellente
qualità
delle
strutture.
Il
centro
storico
acquisì
in
tal
modo
il
carattere
meticcio
che
ancora
adesso
presenta.
In
pratica
non
esiste
nemmeno
un
edificio
che
non
abbia
una
base
solida
di
pietre
incaiche:
il
convento
di
Santo
Domingo
fu
innalzato
sul
Coricancha;
la
chiesa
della
Compagnia
di
Gesù
sull'Amarucancha;
il
Palazzo
dell'Inca
fu
utilizzato
per
la
costruzione
della
Cattedrale
e
la
piazza
di
Huacaypata
divenne
la
Plaza
Mayor.
Nacquero
anche
le
prime
residenze
signorili,
il
cui
stile
ricorda
i
palazzi
castigliani
e
dell'Estremadura,
come
quella
de
Las
Sierpes,
con
due
mostri
marini
che
sostengono
lo
stemma
sulla
facciata
e
con
serpenti
incaici
incisi
sulla
pietra,
quella
dell'Almirante,
notevole
per
la
soffittatura
a
cassettoni
del
salone
principale,
o
quella
dei
Cuatro
Bustos,
con
i
ritratti
dei
fondatori
sulla
facciata.
Nel
1542
la
capitale
del
vicereame
fu
trasferita
a
Lima,
la
cui
posizione
geografica,
vicina
al
mare,
rendeva
più
facili
le
comunicazioni
con
la
madrepatria.
Ma
Cuzco
continuò
a
prosperare
grazie
alla
sua
posizione
strategica
sulla
direttrice
che
collegava
Lima
a
Buenos
Aires
e,
soprattutto,
come
stazione
di
transito
del
mercurio
proveniente
dalle
miniere
di
Huancavélica
e
diretto
alle
miniere
d'argento
di
Potosi.


La
Cuzco
coloniale
raggiunse
il
massimo
splendore
artistico
dopo
il
grande
terremoto
del
1650,
che
costrinse
a
ricostruire
un
gran
numero
di
edifici.
Chiese,
conventi
e
palazzi
furono
realizzati
nel
cosiddetto
stile
di
Lima,
le
cui
caratteristiche
peculiari
erano
l'uso
delle
colonne
tortili,
le
facciate
che
terminavano
con
il
frontone
aperto
e
i
grandi
lucernari
ovali.
È
di
quest'epoca
anche
lo
sviluppo
di
una
scuola
di
pittura
meticcia
che
prediligeva
l'uso
della
doratura
per
gli
indumenti
dei
personaggi,
caratteristica
ereditata
dalla
pittura
medievale
spagnola.
Per
la
sua
antichità
e
trascendenza,
il
centro
città
che
conserva
molti
edifici,
piazze
e
strade
di
epoca
preispanica,
così
come
costruzioni
coloniali,
fu
dichiarata
Patrimonio
dell'umanità
nel
1983
dall'UNESCO.
Nel
1950
un
altro
terremoto
scosse
la
città
causando
la
distruzione
di
più
di
un
terzo
di
tutti
i
suoi
edifici.
La
città
iniziò
a
costituirsi
come
un
centro
importante
di
turismo
ed
iniziò
a
ricevere
un
numero
maggiore
di
turisti.
Dagli
anni
'90
l'attività
turistica
prese
un
ruolo
speciale
nell'economia
della
città
con
la
conseguente
ingrandimento
delle
attività
alberghiere.
Attualmente
Cusco
è
la
principale
meta
turistica
del
Perù.
Cattedrale
-
In
realtà
la
prima
cattedrale
di
Cusco
è
la
chiesa
del
Trionfo,
costruita
nel
1539
sopra
il
palazzo
dell'Inca
Viracocha.
Nella
realtà
è
una
cappella
ausiliaria
della
Cattedrale.
Tra
gli
anni
1560
e
1664
si
costruì
la
cattedrale
di
questa
città.
Per
fare
ciò
gli
spagnoli
fecero
trasportare
blocchi
di
granito
rosso
dalla
fortezza
incaica
di
Sacsayhuamán.
Questa
cattedrale
di
facciata
rinascimentale
ed
interni
barocchi
ha
uno
dei
migliori
esempi
di
oreficeria
coloniale.
Ugualmente
importanti
sono
i
suoi
altari
di
legno
scolpito.
Nella
cattedrale
possiamo
vedere
importanti
mostre
di
artisti
locali
dell'epoca,
in
considerazione
del
fatto
che
in
questa
città
si
sviluppò
la
pittura
su
tela
cosiddetta
scuola
di
Cusco.

Convento
e
chiesa
de
la
Merced
-
In
seguito
ai
terremoti
che
sono
avvenuti
in
questa
città
il
convento
e
la
chiesa
de
la
Merced
sono
stati
ricostruiti
più
di
una
volta.
Originariamente
fu
costruita
nel
XVI
secolo.
Il
suo
chiostro
di
stile
barocco
tardo-rinascimentale
si
distinguono,
così
come
il
coro,
le
pitture
coloniali
e
gli
intagli
in
legno.
Si
può
ancora
vedere
un
tabernacolo
di
oro
e
pietre
preziose
di
22
kg
di
peso
e
di
130
cm
di
altezza.
Plaza
de
Armas
-
Ai
tempi
degli
Inca
era
chiamata
Awqaypata
(piazza
del
guerriero).
Questa
piazza
è
stata
lo
scenario
di
molti
tra
i
più
importanti
eventi
storici
di
questa
città,
come
la
proclamazione
da
parte
di
Francisco
Pizzarro
della
conquista
di
Cusco.
Ugualmente
la
piazza
fu
lo
scenario
della
morte
di
Tupac
Amaru
II
considerato
come
il
condottiero
indigeno
della
resistenza.
Gli
spagnoli
costruirono
nella
piazza
un
porticato
di
pietra
intagliata,
tuttora
visibile.
In
questa
piazza
troviamo
anche
la
cattedrale
e
la
chiesa
de
La
Compañía.

Barrio
de
San
Blas
-
Questo
quartiere,
ove
si
concentrano
i
laboratori
e
negozi
di
artigianato,
è
uno
dei
siti
più
pittoreschi
della
città.
Le
sue
strade
sono
inerpicate
e
strette
con
palazzi
antichi
costruiti
su
fondazioni
incaiche.
Ha
una
interessante
piazzuola
e
la
parrocchia
più
antica
di
Cusco,
edificata
nell'anno
1563
in
cui
fu
posto
un
pulpito
di
pietra
intagliata
che
è
considerata
la
massima
espressione
della
Cusco
coloniale.
Il
nome
quechua
di
questo
quartiere
è
Toq'ocachi
che
significa
"posto
della
grazia".
Iglesia
de
la
Compañía
-
Questa
chiesa,
iniziata
dai
gesuiti
nel
1576
sopra
le
fondazioni
del
Amarucancha
o
palazzo
del
re
inca
Huayna
Capac,
è
considerata
uno
dei
più
belli
fra
i
barocchi
coloniali
del
continente.
La
sua
facciata
è
in
pietra
tagliata
ed
il
suo
altare
è
in
pietra
tagliata
e
rivestita
di
una
lamina
d'oro.Fu
costruita
sopra
una
cappella
sotterranea.

Calle
Hatun
Rumiyuq
-
È
la
via
più
visitata
dai
turisti.
Qui
si
può
incontrare
il
palazzo
Arzobispal
costruito
sulle
fondazioni
del
Palazzo
di
Inca
Roca.
In
questa
strada
che
va
dalla
piazza
de
Armas
fino
al
Barrio
de
San
Blas
si
può
apprezzare
la
famosa
pietra
dai
dodici
angoli.
Coricancha
ed
il
Convento
de
Santo
Domingo
-
Il
Coricancha
fu
il
santuario
più
importante
intitolato
a
Inti,
il
dio
Sole,
nell'epoca
inca.
Questo
tempio
fu
chiamato
il
sito
dell'oro
in
quanto
i
suo
muri
erano
ricoperti
da
lamine
d'oro.
Mantenendo
questa
struttura
come
base,
si
costruì
qui
il
convento
di
Santo
Domingo
(San
Domenico),
di
stile
rinascimentale.
L'edificazione
di
una
solitaria
torre
barocca,
oltrepassa
in
altezza
gli
altri
edifici
di
questa
città.
All'interno
si
può
vedere
un'importante
collezione
di
pitture
di
scuola
cusqueña.

LA LETTERATURA INCAICA
Pedro
Sarmiento
de
Gamboa
fu
incaricato
dal
viceré
del
Perù
di
scrivere
una
storia
ufficiale
degli
inca
destinata
a
essere
un'apologià
della
conquista
spagnola.
Incominciò
nel
1569,
radunando
tutti
quei
capi
tribù
che
conoscevano
la
passata
storia
degli
inca.
Non
avendo
un
sistema
di
scrittura,
i
racconti
degli
indio
si
basavano
sulla
tradizione
orale
che
ogni
padre
trasmetteva
al
proprio
figlio
insistendo
sulla
ripetizione
e
aiutandosi
con
il
quipo.
Il
quipo
in
quechua
significa
semplicemente
"nodo",
è
uno
strumento
formato
da
una
corda
principale
a
cui
sono
attaccate
cordicelle
più
piccole
di
diversi
colori
che
presentano
nodi
a
distanze
regolari.
I
nodi
dovevano
rappresentare
i
numeri
e
le
cordicelle
un
determinato
oggetto.
Ma
vi
sono
casi
particolari
in
cui
il
nodo
presenta
forme
o
ricami
diversi
per
cui
si
pensa
simboleggi
una
parola
specifica.
I
quipo
trovati
nelle
tombe
oggi
sono
muti,
poiché
ancora
nessuno
sa
attribuire
a
ogni
cordicella
o
nodo
elaborato
il
vero
significato.
Tra
le
informazioni
che
ci
sono
giunte
dagli
spagnoli
che
si
fecero
tradurre
i
quipo,
conserviamo
ancora
una
leggenda
che
pare
fosse
rappresentata
come
un
dramma
con
canti
e
danze
durante
le
feste.
È
conosciuto
come
Dramma
di
Ollantay.
Costui,
che
diede
nome
al
suo
villaggio
di
origine,
Ollantaytambo,
tuttora
esistente,
era
un
nobile
feudatario
che
chiese
la
mano
di
una
principessa
inca.
Il
sovrano
si
adirò
per
questo
atto
di
presunzione,
poiché
i
matrimoni
avvenivano
all'interno
della
propria
classe
di
appartenenza,
e
relegò
la
figlia
nell'Acclahausi,
la
dimora
delle
Vergini
del
sole
con
il
compito
di
occuparsi
dei
riti
in
onore
del
dio
padre.
Ollantay
violò
il
luogo
sacro
per
farle
visita
e
fu
catturato.
Riuscì,
però,
a
fuggire
e
sollevò
una
rivolta
contro
Tinca.
Fallito
un
attacco
frontale,
la
sua
fortezza
fu
presa
con
il
tradimento.
Nel
1780
il
racconto
fu
ripreso
e
trasformato
in
una
vera
opera
teatrale
da
Antonio
Valdez
di
Tinta
nel
Perù.
