Città sacra di Cuzco
Perù

patrimonio dell'umanità dal 1983

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Numerose leggende sono associate all'origine del popolo Inca, che diede vita al più grande e ultimo impero unificatore del Perù precolombiano. Secondo una di queste, il fondatore della stirpe, Manco Capac, sarebbe nato dalle acque del lago Titicaca. Suo padre, il Dio del Sole, gli avrebbe ordinato di viaggiare per civilizzare gli uomini; egli sarebbe dunque partito, insieme alla sua sposa sorella, Mama Ocllo, e avrebbe scelto come dimora un luogo chiamato "Huanacauri", presso Cuzco. 

La versione più antica di questa leggenda ha come protagonista un gruppo di quattro coppie, i fratelli Ayar e le loro rispettive sorelle-spose, anche se, alla fine, soltanto Manco Capac e Marna Odio sarebbero diventati i veri fondatori di Cuzco (in lingua locale "ombelico") e i capostipiti della dinastia dei Sapa Inca, gli imperatori del Tahuantinsuyu. Questa leggenda viene interpretata come il riflesso della migrazione verso le zone più basse dell'altopiano andino da parte di una piccola tribù, proveniente dalla zona del Titicaca. Il suo definitivo insediamento nella valle di Cuzco, a 3399 metri di quota, sarebbe avvenuto nel XIII secolo, sebbene la regione fosse stata abitata fin dalla preistoria.  

Oltre la leggenda, la realtà storica degli Inca rimane estremamente nebulosa e ancora oggi gli studiosi ignorano l'origine della loro stirpe. Alcune affinità linguistiche con tribù dell'area amazzonica peruviana spingono effettivamente alcuni studiosi a considerare Mama Ocllo come il reale luogo di provenienza, ma i risultati di tale indagine sono piuttosto effimeri.

Quando gli Inca si insediarono nella valle di Cuzco, vi trovarono genti stanziate da molti secoli, potenti e bellicose; una serie di alleanze si creò tra queste e i nuovi venuti, i quali adottarono la lingua locale, il quechua.

Nel corso del tempo gli Inca imposero la loro egemonia sulla regione e gettarono le fondamenta del futuro regno, il cui primitivo insediamento divenne il centro e in seguito capitale, con il nome di Cuzco. 

Nel complesso intrecciarsi di miti e realtà creatosi intorno alla dinastia incaica, la prima data storicamente provata è il 1438, anno in cui Pachacutéc salì al trono e divenne sovrano di Cuzco. Da allora, con una serie di campagne militari gli Inca sottomisero quasi tutti i popoli delle regioni vicine e lontane, formando un immenso impero: esso ebbe però vita breve, poiché nel 1533 crollò sotto i colpi inferti dai Conquistatori spagnoli capeggiati da Francisco Pizarro. In realtà, la parola "inca" usata dai conquistatori per indicare la stirpe, era un appellativo assegnato all'imperatore, di cui si ignora l'etimologia. Sotto il sovrano Pachacutéc, Cuzco si trasforma da piccolo centro rurale in una vera e propria città con edifici in pietra, strade pavimentate e approvvigionamento idrico e divenne la capitale dell'impero.

Per realizzare il progetto urbanistico Pachacutéc e i suoi successori si ispirarono ai modelli di antiche città andine, quali Huari, Tiahuanaco e Chan Chan, "capitali" dei popoli assoggettati. 

La pianta di Cuzco, organizzata e strutturata tra il corso dei fiumi Hoatanay e Tullumayo, riproduceva la forma del puma, uno degli animali totemici delle popolazioni andine. A partire dalla piazza centrale, chiamata Huaycapata, piazza della Gioia, seguendo lo schema a griglia delle strade, si protendevano le dodici circoscrizioni della città, divisa grosso modo in quattro sezioni, che rappresentavano i quattro principali orientamenti o cantoni del mondo che davano nome all'impero: Tahuantisuyo.

I cronisti spagnoli hanno tramandato descrizioni estatiche: un luogo meraviglioso, ove sontuosi palazzi e giardini non lasciavano spazio alla povertà. La città, divisa in due parti - quella alta, chiamata Hanan Cuzco e quella bassa, Hurin Cuzco - era costituita da un insieme di kanchas, quartieri dalla struttura chiusa, formati da costruzioni raggruppate attorno a una piazza quadrangolare, la cui configurazione era analoga a quella di un patio. 

Gli abitanti di Cuzco raggiungevano circa il numero di 300.000. Il nucleo centrale, il più antico, raggruppava intorno a due piazze principali i palazzi dell'Inca, i templi e gli edifici destinati ai membri dell'elite. Da qui partivano le quattro grandi strade che dividevano idealmente l'impero. I cronisti raccontano che ogni sovrano, al momento dell'ascesa al trono, faceva costruire un nuovo palazzo, con saloni e stanze per la famiglia, le concubine, i sacerdoti, oltre ad ambienti di rappresentanza dove si svolgevano le cerimonie. 

Questi edifici, ancora oggi, ci sorprendono per la capacità degli operai di disporre una sull'altra grosse pietre senza l'aiuto di moderni macchinari. La tesi più accreditata sostiene che i conci venissero spinti su rulli di legno aiutandosi con rampe di terra battuta e issati facendo perno sulle protuberanze della roccia appositamente lasciate. 

Solo in un secondo momento i muri venivano accuratamente tagliati e levigati. Le parti esterne degli edifici non erano decorate, ma i più importanti venivano rivestiti di lamine d'oro; la maggior parte del bottino d'oro proveniente da Cuzco, che doveva ridare la libertà all'inca Atahualpa, era costituito da lamine evidentemente tolte dai muri esterni. I quartieri più modesti nella Cuzco alta, Hanan, avevano case basse fatte di fango essiccato al sole, dipinte di rosso o di giallo e ricoperte con uno spesso strato di paglia.  

Del Palazzo di Pachacutéc, che la tradizione descrive come il più lussuoso, oggi restano solo alcuni frammenti di muro. Questa complessa struttura era costituita da sei edifici principali: i santuari del Sole, della Luna, delle Stelle, del Fulmine e dell'Arcobaleno, nonché da una specie di sala capitolare per i sacerdoti del Sole; tutti questi edifici circondavano la Inti Pama, il Campo del Sole. Nella sua vasta sezione centrale vi era una fontana rivestita d'oro su cui era incisa l'immagine del sole. 

Presso il palazzo si trovavano noltre numerosi edifici di carattere pubblico, tra cui l'Accla Huasi, che in lingua quechua significa la "Casa delle donne prescelte", io Tempio di Viracocha, il Palazzo di Inti Roca e la Casa del Sapere, riservata all'istruzione dei membri dell'elite. Nella Accla Husi venivano portate ogni anno centinaia di ragazze da ogni parte dell'impero, destinate a diventare schiave dell'Inca e del Dio Sole: qui venivano rinchiuse, a disposizione dell'imperatore. 

L'esterno dell'edificio era rivestito di lamine d'oro talmente massicce che ciascuna pesava da 4 a 10 libbre. Il tetto era ricoperto da fitti strati vegetali, ma è opinione generale che in mezzo vi fossero anche dei fili d'oro che ogni giorno riflettevano i raggi del sole al tramonto; lo stesso Campo del Sole era la riproduzione di un giardino con fili d'erba, pannocchie di mais, fiori, animali tutti d'oro fuso e lavorato. 

Una parte delle antiche mura dell'edificio è stata riutilizzata in epoca coloniale; là dove sorgeva l'Accla Huasi si trova ora il convento di Santa Catalina, costruito nel XVII secolo. A Cuzco, molte vestigia incaiche sono state inglobate nel tessuto urbano assunto dalla città durante i secoli successivi alla Conquista; i ruderi e soprattutto le fondamenta delle possenti costruzioni di pietra innalzate da Pachacutéc e dai suoi successori consentono ancora di ammirarne la tecnica costruttiva. 

Adiacente al palazzo si trovava l'altro edificio più importante di Cuzco: il Coricancba, Recinto d'oro, nel punto in cui la leggenda diceva che si fosse innalzato il primo edificio eretto dal primo inca. Qui i sacerdoti, le Vergini del sole e l'inca svolgevano i riti in onore del dio padre Iriti. Quasi ogni mese, gli inca avevano un calendario di 12 mesi, si celebravano feste di purificazione della terra e della sua rinascita nella stagione primaverile. La festa più importante era Vinti Raimi, a giugno, dedicata al sole.  

Cuzco non presentava le caratteristiche di una città fortificata, a differenza di molti centri peruviani preincaici, non fu mai costruita una cinta muraria atta a separare il centro urbano dalla campagna. Tuttavia, a pochi chilometri dalla città, si eleva una struttura megalitica che sino a poco tempo fa era considerata una fortezza, anche se recentemente sono state avanzate ipotesi diverse riguardo alla funzione del sito. 

La fortezza di Sacsahuaman, letteralmente “falco soddisfatto”, si trova ad una altitudine di 3700 metri e ha un'estenzione di 30.93 ettari.

Fu costruita dagli Inca tra il 1438 e il 1500 circa, sotto il dominio di Pachacutec, e si erge in una posizione dominante della collina di Carmenca, che svetta a nord della città di Cuzco.

La costruzione di Sacsayhuamán iniziò durante il regno di Pachacútec, fu continuata successivamente da Túpac Yupanqui e conclusa con Huayna Cápac. Durante queste 3 generazioni, secondo Garcilaso de la Vega, furono 4 gli architetti che diressero l’opera. Essi furono nell’ordine: Apu Huallpa Rimachi (il principale secondo Garcilaso de la Vega), Inca Maricanchi, Acahauna Inca e Callacunchuy. 

I lavori durarono circa 70 anni e furono utilizzati 20.000 lavoratori. Questo almeno prima dell’arrivo dei conquistadores spagnoli, i quali prelevarono dal sito numerose pietre per costruire case e chiese nella città, oltre a modificare la struttura della città stessa. La rimozione delle pietre di piccole e medie dimensioni è continuata fino ad alcune decine di anni fa. 

Sulla sommità di tre piattaforme sovrapposte, che raggiungono un'altezza di 18 metri, si innalza una triplice cinta di mura dentellate, formate da ciclopici massi di granito: uno di essi, alto circa otto metri, pesa addirittura 360 tonnellate. 

Questo complesso, il cui accesso è reso possibile da una serie di porte disposte a zig-zag, sormontate da architravi monolitici, presenta di primo acchito l'aspetto di un vero e proprio luogo difensivo e inespugnabile; tuttavia, alla mura sono associate le rovine di tre strutture misteriose, a pianta circolare e rettangolare. 

Alcune testimonianze tramandateci dai cronisti citano l'esistenza di un tempio dedicato a Inti, il Dio Sole, là dove si trova il sito di Sacsahuaman: forse non si trattava di una semplice fortezza, ma di un luogo di culto, un complesso templare protetto dalla triplice muraglia difensiva. 

Alcuni studiosi hanno azzardato un'ipotesi ancora più affascinante, basata sul concetto che si trattasse di qualcosa di molto più complesso: un osservatorio astronomico, il cui accesso era consentito solo all'imperatore e a una ristretta casta di sacerdoti. E' stato appurato che i blocchi monolitici usati per realizzare questa costruzione megalitica sono stati trasportati dalla cava di Huacay Pata, lontana solo poche centinaia di metri dal sito.

Un grande spazio pianeggiante separa la fortezza da un altro monumento di notevole interesse: una scalinata intagliata in uno sperone di roccia vulcanica, chiamata il "trono dell'Inca". 

Secondo i cronisti spagnoli, gli Inca consideravano questo un Ushnu, cioè un luogo sacro: questa parola quechua veniva usata per indicare delle rocce naturali dalla forma o dalla dimensione molti particolari, disseminate un pò dovunque, che venivano scavate, creando numerose nicchie o intagliate a gradini, assumendo la funzione di troni o altari sacrificali.

Le mura del Sacsahuaman e del Coricancha costituiscono uno splendido esempio dell'abilità raggiunta dagli Inca nella lavorazione della pietra. Le facciate degli edifici potevano avere diverse intonacature, a seconda del materiale utilizzato o del tipo di costruzione. Gli edifici principali, come ad esempio il Coricancha, realizzati accoppiando pietre regolari e disponendole su file orizzontali, presentavano un'intonacatura completamente liscia, che si otteneva levigando il muro con la sabbia umida. 

Le fortezze e i palazzi, per i quali si preferiva invece l'utilizzo di pietre irregolari che venivano poi tagliate in modo che gli angoli si incastrassero perfettamente gli uni negli altri, venivano spesso intonacati ottenendo un effetto di bugnato. I tetti erano costruiti sempre in legno, dal momento che gli "architetti" inca non conoscevano né l'arco né la volta.

Incrocio di strade - Francisco Pizarro e i suoi uomini raggiunsero Cuzco il 15 novembre del 1533, quando, dopo la morte dell'imperatore inca Atahualpa, controllavano già tutto il Tahuantinsuyu. Benché non vi avessero trovato l'oro (che era stato inviato in gran quantità a Cajamarca per l'inutile pagamento del riscatto di Atahualpa), i Conquistadores rimasero abbagliati dalla grandiosità della città, con le ampie strade pavimentate e i palazzi sontuosamente decorati. Cuzco divenne la capitale del nuovo vicereame.

L'urbanistica della città coloniale rispettò nelle linee fondamentali l'assetto precedente, così come la maggior parte degli edifici, vista l'eccellente qualità delle strutture. Il centro storico acquisì in tal modo il carattere meticcio che ancora adesso presenta. In pratica non esiste nemmeno un edificio che non abbia una base solida di pietre incaiche: il convento di Santo Domingo fu innalzato sul Coricancha; la chiesa della Compagnia di Gesù sull'Amarucancha; il Palazzo dell'Inca fu utilizzato per la costruzione della Cattedrale e la piazza di Huacaypata divenne la Plaza Mayor. 

Nacquero anche le prime residenze signorili, il cui stile ricorda i palazzi castigliani e dell'Estremadura, come quella de Las Sierpes, con due mostri marini che sostengono lo stemma sulla facciata e con serpenti incaici incisi sulla pietra, quella dell'Almirante, notevole per la soffittatura a cassettoni del salone principale, o quella dei Cuatro Bustos, con i ritratti dei fondatori sulla facciata.

Nel 1542 la capitale del vicereame fu trasferita a Lima, la cui posizione geografica, vicina al mare, rendeva più facili le comunicazioni con la madrepatria. Ma Cuzco continuò a prosperare grazie alla sua posizione strategica sulla direttrice che collegava Lima a Buenos Aires e, soprattutto, come stazione di transito del mercurio proveniente dalle miniere di Huancavélica e diretto alle miniere d'argento di Potosi. 

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La Cuzco coloniale raggiunse il massimo splendore artistico dopo il grande terremoto del 1650, che costrinse a ricostruire un gran numero di edifici. Chiese, conventi e palazzi furono realizzati nel cosiddetto stile di Lima, le cui caratteristiche peculiari erano l'uso delle colonne tortili, le facciate che terminavano con il frontone aperto e i grandi lucernari ovali. È di quest'epoca anche lo sviluppo di una scuola di pittura meticcia che prediligeva l'uso della doratura per gli indumenti dei personaggi, caratteristica ereditata dalla pittura medievale spagnola.

Per la sua antichità e trascendenza, il centro città che conserva molti edifici, piazze e strade di epoca preispanica, così come costruzioni coloniali, fu dichiarata Patrimonio dell'umanità nel 1983 dall'UNESCO. Nel 1950 un altro terremoto scosse la città causando la distruzione di più di un terzo di tutti i suoi edifici. La città iniziò a costituirsi come un centro importante di turismo ed iniziò a ricevere un numero maggiore di turisti. Dagli anni '90 l'attività turistica prese un ruolo speciale nell'economia della città con la conseguente ingrandimento delle attività alberghiere. Attualmente Cusco è la principale meta turistica del Perù.

Cattedrale - In realtà la prima cattedrale di Cusco è la chiesa del Trionfo, costruita nel 1539 sopra il palazzo dell'Inca Viracocha. Nella realtà è una cappella ausiliaria della Cattedrale. Tra gli anni 1560 e 1664 si costruì la cattedrale di questa città. Per fare ciò gli spagnoli fecero trasportare blocchi di granito rosso dalla fortezza incaica di Sacsayhuamán.

Questa cattedrale di facciata rinascimentale ed interni barocchi ha uno dei migliori esempi di oreficeria coloniale. Ugualmente importanti sono i suoi altari di legno scolpito. Nella cattedrale possiamo vedere importanti mostre di artisti locali dell'epoca, in considerazione del fatto che in questa città si sviluppò la pittura su tela cosiddetta scuola di Cusco.

Convento e chiesa de la Merced - In seguito ai terremoti che sono avvenuti in questa città il convento e la chiesa de la Merced sono stati ricostruiti più di una volta. Originariamente fu costruita nel XVI secolo. Il suo chiostro di stile barocco tardo-rinascimentale si distinguono, così come il coro, le pitture coloniali e gli intagli in legno. Si può ancora vedere un tabernacolo di oro e pietre preziose di 22 kg di peso e di 130 cm di altezza.

Plaza de Armas - Ai tempi degli Inca era chiamata Awqaypata (piazza del guerriero). Questa piazza è stata lo scenario di molti tra i più importanti eventi storici di questa città, come la proclamazione da parte di Francisco Pizzarro della conquista di Cusco. Ugualmente la piazza fu lo scenario della morte di Tupac Amaru II considerato come il condottiero indigeno della resistenza. Gli spagnoli costruirono nella piazza un porticato di pietra intagliata, tuttora visibile. In questa piazza troviamo anche la cattedrale e la chiesa de La Compañía.

Barrio de San Blas - Questo quartiere, ove si concentrano i laboratori e negozi di artigianato, è uno dei siti più pittoreschi della città. Le sue strade sono inerpicate e strette con palazzi antichi costruiti su fondazioni incaiche. Ha una interessante piazzuola e la parrocchia più antica di Cusco, edificata nell'anno 1563 in cui fu posto un pulpito di pietra intagliata che è considerata la massima espressione della Cusco coloniale. Il nome quechua di questo quartiere è Toq'ocachi che significa "posto della grazia".

Iglesia de la Compañía - Questa chiesa, iniziata dai gesuiti nel 1576 sopra le fondazioni del Amarucancha o palazzo del re inca Huayna Capac, è considerata uno dei più belli fra i barocchi coloniali del continente. La sua facciata è in pietra tagliata ed il suo altare è in pietra tagliata e rivestita di una lamina d'oro.Fu costruita sopra una cappella sotterranea.

Calle Hatun Rumiyuq - È la via più visitata dai turisti. Qui si può incontrare il palazzo Arzobispal costruito sulle fondazioni del Palazzo di Inca Roca. In questa strada che va dalla piazza de Armas fino al Barrio de San Blas si può apprezzare la famosa pietra dai dodici angoli.

Coricancha ed il Convento de Santo Domingo - Il Coricancha fu il santuario più importante intitolato a Inti, il dio Sole, nell'epoca inca. Questo tempio fu chiamato il sito dell'oro in quanto i suo muri erano ricoperti da lamine d'oro. Mantenendo questa struttura come base, si costruì qui il convento di Santo Domingo (San Domenico), di stile rinascimentale. L'edificazione di una solitaria torre barocca, oltrepassa in altezza gli altri edifici di questa città. All'interno si può vedere un'importante collezione di pitture di scuola cusqueña.

LA LETTERATURA INCAICA

Pedro Sarmiento de Gamboa fu incaricato dal viceré del Perù di scrivere una storia ufficiale degli inca destinata a essere un'apologià della conquista spagnola. Incominciò nel 1569, radunando tutti quei capi tribù che conoscevano la passata storia degli inca. Non avendo un sistema di scrittura, i racconti degli indio si basavano sulla tradizione orale che ogni padre trasmetteva al proprio figlio insistendo sulla ripetizione e aiutandosi con il quipo. 

Il quipo in quechua significa semplicemente "nodo", è uno strumento formato da una corda principale a cui sono attaccate cordicelle più piccole di diversi colori che presentano nodi a distanze regolari. I nodi dovevano rappresentare i numeri e le cordicelle un determinato oggetto. Ma vi sono casi particolari in cui il nodo presenta forme o ricami diversi per cui si pensa simboleggi una parola specifica. I quipo trovati nelle tombe oggi sono muti, poiché ancora nessuno sa attribuire a ogni cordicella o nodo elaborato il vero significato. 

Tra le informazioni che ci sono giunte dagli spagnoli che si fecero tradurre i quipo, conserviamo ancora una leggenda che pare fosse rappresentata come un dramma con canti e danze durante le feste. È conosciuto come Dramma di Ollantay. Costui, che diede nome al suo villaggio di origine, Ollantaytambo, tuttora esistente, era un nobile feudatario che chiese la mano di una principessa inca. Il sovrano si adirò per questo atto di presunzione, poiché i matrimoni avvenivano all'interno della propria classe di appartenenza, e relegò la figlia nell'Acclahausi, la dimora delle Vergini del sole con il compito di occuparsi dei riti in onore del dio padre. Ollantay violò il luogo sacro per farle visita e fu catturato. Riuscì, però, a fuggire e sollevò una rivolta contro Tinca. Fallito un attacco frontale, la sua fortezza fu presa con il tradimento. 

Nel 1780 il racconto fu ripreso e trasformato in una vera opera teatrale da Antonio Valdez di Tinta nel Perù.