Trinidad
è una città cubana di circa 75.000 abitanti della provincia centrale di Sancti
Spíritus. Insieme alla vicina Valle de los Ingenios è un sito indicato come
Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO fin dal 1988.
Trindidad
fu fondata da Diego Velázquez de Cuéllar nel 1514 con il nome di Villa De la
Santísima Trinidad. È una delle città meglio conservate di tutti i Caraibi,
dall'epoca nella quale lo zucchero era il principale commercio in questo luoghi.
Sono proprio i resti di quel periodo coloniale e schiavista, nel quale fiorì
Trinidad, ad essere la principale attrazione dei visitatori e il motivo stesso
del prestigioso riconoscimento che l'UNESCO ha conferito alla città e a tutta
l'area circostante più direttamente interessata alla coltivazione della canna
da zucchero (la Valle de los Ingenios). Oggi la voce principale dell'economia di
questi luoghi è costituita dalla lavorazione del tabacco.
La
parte più vecchia della città è quella meglio preservata ed è oggetto di
visite turistiche da parte di tour organizzati. Al contrario, diverse zone al di
fuori della parte più turistica, anche molto centrali, versano in stato di
semi-abbandono e sono lo specchio di un disagio diffuso nella città e in tutto
il Paese.

LA STORIA DEGLI SCHIAVI A CUBA - Fuori dalla città c'è la famosa penisola di Ancón con una rinomata e
ampia spiaggia di sabbia (Playa Ancón) sulla quale sorge un complesso
turistico, fra i primi nati dopo la rivoluzione del 1959.
Un avvenimento esterno, la Rivoluzione haitiana (1791), e privilegiate
condizioni nazionali fecero di Cuba una potenza dello zucchero a partire dalla
fine del secolo XVIII, basata sul sistema delle piantagioni schiaviste.
Quando sparì la concorrenza del precedente primo produttore mondiale dello
zucchero e del caffè, i proprietari terrieri cubani videro la loro grande
opportunità di espandere questi raccolti. Sul mercato c’era richiesta e i
prezzi erano alti.
Il paese contava su di un’eccellente posizione geografica per le
comunicazioni marittime, su abbondanti terre fertili in prossimità delle coste
e su sufficienti boschi per alimentare con la legna i forni degli zuccherifici,
sui tecnici che erano emigrati da Haiti e, la cosa più importante, su capitali
per acquistare quello che era necessario.
Un ridotto gruppo di famiglie di La Habana, principalmente, aveva accumulato
denaro fin dai tempi in cui le flotte spagnole utilizzavano il suo porto come
scalo.
Avrebbero potuto comprare la tecnica necessaria per fare il salto di qualità
dalle vecchie macine dei secoli precedenti verso una moderna industria, però
mancava la forza lavoro. La soluzione era nell’introduzione massiccia di
schiavi africani e con la tratta degli schiavi ci furono anche trafficanti
spagnoli che poi si trasformarono in industriali dello zucchero.
Con tutti questi ingredienti Cuba divenne una prospera piantagione
schiavista fino a quando nella seconda metà del secolo rappresentò un
impedimento per il processo di concentrazione-centralizzazione dell’industria
dello zucchero, la principale del paese.
Mentre i canneti dello zucchero avanzavano rapidamente dalle pianure di La
Habana verso est, le macchine a vapore venivano introdotte nell’industria, la
ferrovia arriva prima a Cuba che in Spagna, viene costruito il primo acquedotto
di La Habana, vengono fondati grandi collegi e fioriscono le scienze e le arti,
come pure nelle città dell’occidente e in alcune della parte centrale.
Questo è il caso dell’antica città di Trinidad, oggi dichiarata
Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, che nel secolo XIX raggiunse un grande
splendore per la ricchezza accumulata dai proprietari terrieri durante l’auge
dello sfruttamento schiavista della piantagione nelle sue valli vicine.
Qualcosa di simile accadde a Cienfuegos e a Sagua, altre giurisdizioni del
centro di Cuba.
