Banchina Valongo
Brasile

patrimonio dell'umanità dal 2017

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Il sito è stato il punto d’arrivo di quasi un milione di schiavi dell’Africa del nord in Brasile. Si chiama molo di Valongo, e si trova a Rio de Janeiro. Adesso l’Unesco lo aggiunge sulla lista dei patrimoni mondiali, per ricordare la storia importante e tragica dietro l’antica area portuale. 

«È un monumento unico, dove si trovano le ultime restanti vestigia della tratta degli schiavi», scrive l’Unesco in un comunicato. L’antica area portuale di Rio, luogo vecchio più di 200 anni, è stata riscoperta durante dei lavori pochi anni prima dei giochi olimpici di Rio del 2016. Alcuni lavoratori hanno scoperto due moli nei quali si trovavano anche amuleti e oggetti di culto arrivati dal Congo, dall’Angola e dal Mozambico. L’Unesco crede che siano arrivati circa 900,000 africani durante gli anni in cui il molo era utilizzato. 

L’Unesco ha dichiarato che Valongo deve essere conservato per «ricordare questa parte della storia dell’umanità che non dobbiamo dimenticare». Questa è la storia di centinaia di africani che, dopo il duro attraversamento dell’Atlantico, venivano tenuti in cattività per alcuni giorni e poi venduti come schiavi per lavorare nelle piantagioni di zucchero o di caffè. Molti sono morti in questo posto e sono stati sepolti vicino a Valongo.  

Secondo la Bbc, il molo di Valongo è stato costruito nel 1779 per trasferire e nascondere il mercato che si trovava prima nel centro della città, e metterlo in un luogo meno visibile a tutti. La schiavitù è stata proibita nel 1831, qualche anno dopo l’indipendenza dal Portogallo, ma ha continuato comunque ad esserci per altri 50 anni. 

Circa quattro milioni di africani sono arrivati in Brasile durante la tratta: rappresentano il 40 per cento di tutti gli schiavi trasportati in America.