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Nel
sud del Malawi, al confine con il Mozambico, un
imponente massiccio di granito con pareti a
strapiombo, il Monte Mulanje, cattura l’umidità
dei venti provenienti dall’Oceano Indiano,
creando nebbie e piogge che nutrono foreste
rigogliose e verdi piantagioni di tè.
Il
Monte Mulanje si eleva per 3.000 metri sopra le
piantagioni in uno degli scenari più
stupefacenti del Malawi. È detto dai locali
"l’isola nel cielo" perché le nubi
avviluppano spesso la montagna lasciando fuori
solo la cima, che sembra galleggiare
nell’aria.
Venerato
come luogo sacro abitato da divinità, spiriti e
antenati, possiede un profondo significato
culturale e spirituale. Le caratteristiche
geologiche e idrologiche della montagna sono
legate ai sistemi di credenze e alle pratiche
culturali dei popoli Yao, Mang'anja e Lhomwe.
Queste comunità hanno preservato la sacralità
della montagna attraverso rituali e tradizioni,
rendendo il sito un paesaggio culturale sacro
che riflette l'armonia spirituale ed ecologica
tra persone e natura.
 Quando,
2.500 anni fa, Ippocrate di Kos scrisse "Dell’aria,
delle acque, dei luoghi", il Monte Mulanje
non era sulle mappe conosciute agli uomini e
nemmeno il grande lago che oggi chiamiamo
Malawi. Eppure, il geografo e medico greco aveva
già compreso che c’è un ordine naturale dei
luoghi che rende più apprezzabili le condizioni
di vita, e infatti gli uomini già abitavano
questa lontana regione africana e altri vi si
avvicinavano da ovest. In quel manuale delle
situazioni geografico-ambientali, i venti
migliori devono nascere a oriente, le acque
seguono i venti, devono provenire da est, e la
caratteristica migliore è che siano sorgive. Le
popolazioni che abitano queste regioni vivono
meglio e senza malattie.
Noi
siamo abituati a pensare ai primi esploratori
come a uomini alla ricerca delle cascate più
grandiose, delle montagne più alte o di
ricchezze mai viste, che compiono imprese
fantasmagoriche, invece di ragionare che, a
seconda del tipo di ambiente, i primi uomini
semplicemente riescono a stabilirsi in un dato
luogo oppure no. È così che in questo
massiccio che oggi sappiamo essere, con i suoi
3.002 metri di altitudine, il più alto
dell’Africa australe, si stanziarono 8.000
anni fa, nella tarda età della pietra, i primi
cacciatori raccoglitori, di bassa statura, di
notte si rifugiavano nelle caverne. Si
insediarono qui molto prima che Ippocrate
diventasse il padre della medicina, ed è a loro
che dobbiamo pensare mentre attacchiamo la
salita in questa enclave di flora e fauna
afromontana.

Riserva
della Biosfera - Più tardi, mentre
Ippocrate finiva il suo trattato, arrivò una
seconda migrazione, più numerosa, da ovest, di
uomini alti, allevatori e agricoltori, che
conoscevano la lavorazione dei metalli, che
parlavano una lingua bantu molto differente e,
come spesso accade in questi casi, i Pigmei o
Batwa vennero sopraffatti. Giunsero poi mercanti
arabi, portoghesi e, infine, Livingstone e gli
esploratori scozzesi nella seconda metà del
XVIII secolo. È proprio da est che il
Chiperoni, il vento che raccoglie l’umidità
calda dalla costa dell’Oceano Indiano, soffia
contro la parete fredda e granitica della
montagna; quando questi due giganti si
incontrano, si creano nebbie, foschie, piogge
che nutrono foreste lussureggianti e verdi
piantagioni di tè introdotte dai coloni inglesi
e italiani per la prima volta in Africa ai primi
del Novecento.
Il
Monte Mulanje è solitamente ammantato dalle
nuvole, da cui spunta spesso solo la cima,
Sapitwa, che assume le sembianze di un’isola
galleggiante. Non a caso la montagna è
conosciuta come «l’isola nel cielo» dagli
abitanti del luogo. Tuttavia quelle nuvole
offrono più di una semplice illusione di mare.
Forniscono anche pioggia e acqua per le zone
circostanti. Questo clima favorisce un
ecosistema unico, con forme di vita rare ed
endemiche che fanno del massiccio una Riserva
della Biosfera mondiale – ove spiccano per
esempio le felci, un caso unico al mondo,
paragonabile alle Galapagos – con oltre 100
specie classificate e nuove ancora da
registrare.
Le
acque sorgive dei quattro fiumi principali, Ruo,
Tuchila, Lichenya, Likhubula, sgorgano fendendo
la roccia, quindi solcano gole e cercano la fuga
per discendere il massiccio finché, mai quiete,
vanno ad alimentare il fiume Shire, che
drena tutti i fiumi e le acque della Rift Valley
in Malawi, compreso il grande lago, per poi
congiungersi allo Zambesi, più a sud, che le
riporta all’Oceano Indiano. Qui l’impaziente
Chiperoni aspetta che il sole le trasformi in
vapore per poi soffiarle di nuovo in faccia al
massiccio in una perenne lotta tra colossi.

Habitat afromontano
- L’ascesa ti scaglia indietro nel tempo
per respirare l’unicità di questa terra.
Il Mulanje non è il blasonato Kilimangiaro o il
Monte Kenya, ma proprio qui sta l’inganno: una
montagna ha molte complessità e l’altitudine
è solo una di queste; per ricordarcelo, la
vetta Sapitwa significa letteralmente “il
posto dove non dovresti andare”. Passo dopo
passo si superano tutte le fasce tipiche della
vegetazione afromontana in un susseguirsi di
gole, vallate, burroni, creste, fiumi, foreste e
scogliere di lastre di roccia dominate da una
ventina di cime massicce. È possibile
imbattersi nel prezioso e vulnerabile cedro di
Mulanje, Widdringtonia whytei, albero
nazionale endemico del Malawi, o scoprire il
camaleonte Chamaeleo mlanjensis, due specie
di geco, Lygodactylus rex e Lygodactylus
bonsi, e rane varie.
Tra
i mammiferi, 66 specie tra cui babbuini,
cercopitechi, galagoni e piccole antilopi, iene,
leopardi anche se di difficile avvistamento; è
l’unico luogo in Malawi dove sia presente il
roditore Aethomys namaquensis. I servali e
le loro tracce sono ben visibili sul plateau. Si
contano 233 specie di farfalle; impossibile
elencarle tutte, ma almeno le tre endemiche di
Mulanje: Charaxes margaretae, Cymothoe
melanjae e Baliochila nyasae. Il massiccio
ospita inoltre circa trecento specie di uccelli,
alcune rare e vulnerabili come l’Apalis
alibianche o l’alete di Tyholo e il tordo
maculato.

Paesaggio
magico - Sul plateau sono presenti undici
rifugi, tra loro connessi da sentieri e percorsi
scenografici: un pieno di ossigeno ed
energia da non perdere, immersi in un miscuglio
di dirupi nudi sempre sotto il crogiolo dei miti
nefasti di Sapitwa, la “capitale degli
spiriti”, o di Napolo, il mitico
serpente che vive sotto la montagna, associato
nella mitologia locale a frane, terremoti e
inondazioni. Nella letteratura malawiana, Napolo è
fonte cospicua per gli scrittori, che ne
traggono intuizioni per la società, lo usano più
in chiave metaforica che in senso letterale per
arricchire le loro opere e talvolta mascherare
il significato agli occhi indagatori dei
politici.
Il
massiccio di Mulanje ha una magia tutta sua e,
per quanto con ogni probabilità lo scrittore e
linguista britannico J.R.R. Tolkien non abbia
mai viaggiato a queste latitudini, qui si
racconta ancora una storia, forse una leggenda o
una simpatica frottola: Mulanje come ispirazione
al Signore degli Anelli, Mulanje nella
Terra di Mezzo con gli onnipresenti molari di
Sapitwa che diventano le Montagne Nebbiose, dove
Bilbo sconfigge Gollum in un gioco di enigmi; corridoi
di felci e cedri diventano il Bosco Alto dove i
suoi compagni nani vengono catturati da ragni
giganti e dove in lontananza regna Gran Burrone,
rifugio degli elfi.

Cuore
verde e caldo - Ai piedi della montagna
regna incontrastato un unico colore
perenne: il verde in tutte le sue tonalità e
sfumature. Anche quando il Paese brucia sotto il
caldo di novembre e tutt’intorno è secco, a
Mulanje predomina il verde smeraldo. Camminare
in mezzo alle piantagioni di tè, sulle piste di
terra rossa dove la Camellia sinensis è
stata tagliata, potata a mano e strappata per
produrre il pregiato tè nero del Malawi, è
un’esperienza unica.
Per
quanto sia uno dei Paesi più piccoli d’Africa
– e oscurato dai vicini giganti del safari,
Tanzania, Zambia e Mozambico –, il Malawi è
un luogo di paesaggi mozzafiato e vasti
panorami. Dalle acque cristalline del Lago
Malawi ai dolci altopiani, questo Paese,
scolpito nella Great Rift Valley, ben
merita la reputazione di “cuore caldo
dell’Africa”, ed è così che il ministero
del Turismo e le compagnie turistiche lo
promuovono. Il perché diventa evidente
immergendosi nei villaggi, lungo le coste del
lago, nelle piantagioni di tè e nell’incontro
con le persone, miti, serene e cordiali.
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