Antica città di Ghadames
Libia

patrimonio dell'umanità dal 1986 - SITO PATRIMONIO IN PERICOLO

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DAL 2016 SITO PATRIMONIO IN PERICOLO - Seconda guerra civile in Libia, presenza di gruppi armati, danni esistenti e probabili futuri danneggiamenti.

Ghadames è una deliziosa oasi situata ai margini del grande deserto del Sahara, vicina al triplice confine tra Libia, Tunisia e Algeria, dove di infrangono le grandi dune dell'Erg di Ubari. In passato era una oasi strategica per gli antichi viaggiatori delle carovane del deserto che risalivano il Sahara diretti verso le coste del Mediterraneo; doveva apparire come un vero e proprio miraggio dopo mesi di cammino. 

Ci sono leggende che raccontano della sua fondazione, ma storicamente si hanno le prime notizie nell'anno 19 a.C., quando fu conquistata, e sottratta alle popolazioni locali, da una legione romana.

Oltrepassando la porta d'ingresso della città vecchia, ci si rende conto che tutto è rimasto come allora e si rimane subito contagiati dal suo fascino. Ghadames è un gioiello architettonico unico al mondo costruita grazie alla saggezza dei suoi antichi abitanti. La città è costruita ad imbuto, i piccoli e ombrosi viottoli che si diramano come un labirinto, sono freschi ed arieggiati. 

Di tanto in tanto ci si ritrova in delle piccole piazze protette dai raggi cocenti del sole da dei graziosi alberi, che un tempo servivano come luogo di raduno per gli abitanti. Le bianche e spesse mura che compongono le case sono studiate per renderle fresche e abitabili. Al centro della città sorge il palmeto. Ora la città è abbandonata e protetta dall'UNESCO come città patrimonio dell'umanità, una volta all'anno nel mese di ottobre, durante il Festival di Ghadames le case vengono aperte al pubblico e gli abitanti con i costumi locali ne fanno rivivere gli antichi fasti.

Tutte le abitazioni sono costruite su tre piani: al piano terra vi sono le stanze che fungono da magazzini, al piano superiore si trova la stanza più importante della casa. Questa era la zona principale della vita dei residenti, il pavimento è ricoperto da tappeti come da tradizione mentre le pareti sono vivacemente decorate con disegni geometrici di colore rosso e adornate con piccoli quadri, specchietti, piattini di ottone e altri oggetti che ne riempiono completamente tutta la superficie. Di li partono le scale che portano alle altre piccole stanze che servivano da camere da letto. Al piano superiore è presente il regno della donna con le cucine e la terrazza.

La città viveva su due livelli: quello terreno, con le sue strade e piazze, riservato ad uomini ed animali, e quello aereo, appannaggio esclusivo delle donne. Tutte le abitazioni, rigorosamente a tre piani, presentano infatti una terrazza sommitale collegata con ponticelli e scalette alle confinanti, che permettevano alle donne contatti e visite senza mai uscire di casa; e vi si svolgevano pure mercati rosa.

Il declino di Ghadames cominciò all'inizio del secolo scorso con la motorizzazione e la fine del grande commercio transahariano, l'abolizione dello schiavismo (l'ultima asta umana si svolse nella piazza del Gelso nel 1914), il mancato arrivo delle materie prime e l'inizio dell'emigrazione; nel 1850 contava 7 mila abitanti, un secolo dopo 1.900.

Tra il 1984 e il 1987 il colonnello Gheddafi ordinò lo sgombero della Medina, trasferendo i residui abitanti nelle più igieniche abitazioni della città nuova. Ma durante l'estate, o in occasione di festività, non sono in pochi a tornare a rifugiarsi nel fresco e nell'intimità della città vecchia e ultimamente, grazie al turismo, alcune abitazioni tornano ad aprirsi a nuova vita, magari per cucinare un cous-cous ai visitatori. 

Da vedere in città c'è il museo, ospitato nell'ex forte italiano; i bianchi resti della Casa del Governatore, antico fortino turco; diverse moschee (interdette ai cristiani) tra le quali spiccano sui due lati della centrale piazza del Mercato, rigido confine tra la città araba e quella berbera, la quattrocentesca moschea Yunes e la moschea Al Atiq, eretta addirittura nel 666; lo storico hotel Ain al Faras, costruito in epoca coloniale e trasformato dal governatore della Libia Italo Balbo in propria residenza personale, che nel 1957 ospitò Sofia Loren, John Wayne e Rossano Brazzi, impegnati nel film Timbuctù.

Tuttavia il vero incanto consiste nel perdersi lungo le vie coperte della Medina, che si addentrano come tunnel verso minuscole piazzette inondate di sole, con il bianco della calce e il marrone dei mattoni di fango, gli esuberanti decori geometrici e policromi delle case, l'azzurro del cielo, il verde delle palme e le buie e fresche stradine illuminate ogni tanto da sciabolate di luce, spesso bordate da sedili in pietra che invitano alla sosta, percorse da passi felpati sul pavimento di sabbia: si prova quasi imbarazzo nel profanare questo silenzio spettrale, rotto ogni tanto dall’apparire di un abitante che sembra sbucare dal passato.

La città vecchia si ripopola infatti soltanto una volta all'anno, all'inizio di ottobre, in occasione dei tre giorni del festival di Ghadames, l'evento folcloristico più importante della Libia (ma che coinvolge anche Tunisia e Algeria), nato in origine per festeggiare la raccolta dei datteri: i vecchi abitanti in abiti tradizionali tornano ad aprire le case, si celebrano feste e matrimoni, ovunque ci sono manifestazioni, balli, canti e corse di cammelli in gran parata.

STORIA

Le prime notizie storiche sulla città (col nome di Cidamus) risalgono all'epoca romana, quando fu oggetto di saltuaria occupazione. Nel VI secolo l'oasi divenne anche sede episcopale a seguito della cristianizzazione operata dall'Impero bizantino.

Nel VII secolo fu presa dagli Arabi e la popolazione si convertì all'Islam. Tra l'VIII e il X secolo la sua popolazione fu ibaita, ma oggi è sunnita, di rito malikita. 

Ancorché ubicata al margine delle zone abitabili dall'uomo, Ghadames ha svolto fino al XIX secolo un ruolo fondamentale come centro commerciale lungo le vie carovaniere transahariane.

Proprio grazie alla sua posizione strategicamente importante, gli abitanti dell'oasi rimasero a lungo sostanzialmente indipendenti, giocando abilmente sulle rivalità tra Tunisia, Tripolitania e Tuareg. Solo alla metà del XIX secolo Ghadames accettò l'autorità di Turchi di Tripoli. 

La colonizzazione italiana della Libia iniziò nel 1911, ma solo nel 1913 cominciò la conquista dell'interno, e solo nel 1924 Ghadames poté essere sotto il pieno controllo italiano. Durante la seconda guerra mondiale Ghadames venne occupata dai Francesi nel 1943 insieme al resto del Fezzan, e rimase sotto il loro controllo fino a quando venne integrata nello stato libico nel 1956.  

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