DAL 2016 SITO PATRIMONIO
IN
PERICOLO
-
Seconda
guerra
civile
in
Libia,
presenza
di
gruppi
armati,
danni
esistenti
e
probabili
futuri
danneggiamenti.
Ghadames
è
una
deliziosa
oasi
situata
ai
margini
del
grande
deserto
del
Sahara,
vicina
al
triplice
confine
tra
Libia,
Tunisia
e
Algeria,
dove
di
infrangono
le
grandi
dune
dell'Erg
di
Ubari.
In
passato
era
una
oasi
strategica
per
gli
antichi
viaggiatori
delle
carovane
del
deserto
che
risalivano
il
Sahara
diretti
verso
le
coste
del
Mediterraneo;
doveva
apparire
come
un
vero
e
proprio
miraggio
dopo
mesi
di
cammino.
Ci
sono
leggende
che
raccontano
della
sua
fondazione,
ma
storicamente
si
hanno
le
prime
notizie
nell'anno
19
a.C.,
quando
fu
conquistata,
e
sottratta
alle
popolazioni
locali,
da
una
legione
romana.
Oltrepassando
la
porta
d'ingresso
della
città
vecchia,
ci
si
rende
conto
che
tutto
è
rimasto
come
allora
e
si
rimane
subito
contagiati
dal
suo
fascino.
Ghadames
è
un
gioiello
architettonico
unico
al
mondo
costruita
grazie
alla
saggezza
dei
suoi
antichi
abitanti.
La
città
è
costruita
ad
imbuto,
i
piccoli
e
ombrosi
viottoli
che
si
diramano
come
un
labirinto,
sono
freschi
ed
arieggiati.
Di
tanto
in
tanto
ci
si
ritrova
in
delle
piccole
piazze
protette
dai
raggi
cocenti
del
sole
da
dei
graziosi
alberi,
che
un
tempo
servivano
come
luogo
di
raduno
per
gli
abitanti.
Le
bianche
e
spesse
mura
che
compongono
le
case
sono
studiate
per
renderle
fresche
e
abitabili.
Al
centro
della
città
sorge
il
palmeto.
Ora
la
città
è
abbandonata
e
protetta
dall'UNESCO
come
città
patrimonio
dell'umanità,
una
volta
all'anno
nel
mese
di
ottobre,
durante
il
Festival
di
Ghadames
le
case
vengono
aperte
al
pubblico
e
gli
abitanti
con
i
costumi
locali
ne
fanno
rivivere
gli
antichi
fasti.
Tutte
le
abitazioni
sono
costruite
su
tre
piani:
al
piano
terra
vi
sono
le
stanze
che
fungono
da
magazzini,
al
piano
superiore
si
trova
la
stanza
più
importante
della
casa.
Questa
era
la
zona
principale
della
vita
dei
residenti,
il
pavimento
è
ricoperto
da
tappeti
come
da
tradizione
mentre
le
pareti
sono
vivacemente
decorate
con
disegni
geometrici
di
colore
rosso
e
adornate
con
piccoli
quadri,
specchietti,
piattini
di
ottone
e
altri
oggetti
che
ne
riempiono
completamente
tutta
la
superficie.
Di
li
partono
le
scale
che
portano
alle
altre
piccole
stanze
che
servivano
da
camere
da
letto.
Al
piano
superiore
è
presente
il
regno
della
donna
con
le
cucine
e
la
terrazza.
La
città
viveva
su
due
livelli:
quello
terreno,
con
le
sue
strade
e
piazze,
riservato
ad
uomini
ed
animali,
e
quello
aereo,
appannaggio
esclusivo
delle
donne.
Tutte
le
abitazioni,
rigorosamente
a
tre
piani,
presentano
infatti
una
terrazza
sommitale
collegata
con
ponticelli
e
scalette
alle
confinanti,
che
permettevano
alle
donne
contatti
e
visite
senza
mai
uscire
di
casa;
e
vi
si
svolgevano
pure
mercati
rosa.
Il
declino
di
Ghadames
cominciò
all'inizio
del
secolo
scorso
con
la
motorizzazione
e
la
fine
del
grande
commercio
transahariano,
l'abolizione
dello
schiavismo
(l'ultima
asta
umana
si
svolse
nella
piazza
del
Gelso
nel
1914),
il
mancato
arrivo
delle
materie
prime
e
l'inizio
dell'emigrazione;
nel
1850
contava
7
mila
abitanti,
un
secolo
dopo
1.900.
Tra
il
1984
e
il
1987
il
colonnello
Gheddafi
ordinò
lo
sgombero
della
Medina,
trasferendo
i
residui
abitanti
nelle
più
igieniche
abitazioni
della
città
nuova.
Ma
durante
l'estate,
o
in
occasione
di
festività,
non
sono
in
pochi
a
tornare
a
rifugiarsi
nel
fresco
e
nell'intimità
della
città
vecchia
e
ultimamente,
grazie
al
turismo,
alcune
abitazioni
tornano
ad
aprirsi
a
nuova
vita,
magari
per
cucinare
un
cous-cous
ai
visitatori.
Da
vedere
in
città
c'è
il
museo,
ospitato
nell'ex
forte
italiano;
i
bianchi
resti
della
Casa
del
Governatore,
antico
fortino
turco;
diverse
moschee
(interdette
ai
cristiani)
tra
le
quali
spiccano
sui
due
lati
della
centrale
piazza
del
Mercato,
rigido
confine
tra
la
città
araba
e
quella
berbera,
la
quattrocentesca
moschea
Yunes
e
la
moschea
Al
Atiq,
eretta
addirittura
nel
666;
lo
storico
hotel
Ain
al
Faras,
costruito
in
epoca
coloniale
e
trasformato
dal
governatore
della
Libia
Italo
Balbo
in
propria
residenza
personale,
che
nel
1957
ospitò
Sofia
Loren,
John
Wayne
e
Rossano
Brazzi,
impegnati
nel
film
Timbuctù.
Tuttavia
il
vero
incanto
consiste
nel
perdersi
lungo
le
vie
coperte
della
Medina,
che
si
addentrano
come
tunnel
verso
minuscole
piazzette
inondate
di
sole,
con
il
bianco
della
calce
e
il
marrone
dei
mattoni
di
fango,
gli
esuberanti
decori
geometrici
e
policromi
delle
case,
l'azzurro
del
cielo,
il
verde
delle
palme
e
le
buie
e
fresche
stradine
illuminate
ogni
tanto
da
sciabolate
di
luce,
spesso
bordate
da
sedili
in
pietra
che
invitano
alla
sosta,
percorse
da
passi
felpati
sul
pavimento
di
sabbia:
si
prova
quasi
imbarazzo
nel
profanare
questo
silenzio
spettrale,
rotto
ogni
tanto
dall’apparire
di
un
abitante
che
sembra
sbucare
dal
passato.
La
città
vecchia
si
ripopola
infatti
soltanto
una
volta
all'anno,
all'inizio
di
ottobre,
in
occasione
dei
tre
giorni
del
festival
di
Ghadames,
l'evento
folcloristico
più
importante
della
Libia
(ma
che
coinvolge
anche
Tunisia
e
Algeria),
nato
in
origine
per
festeggiare
la
raccolta
dei
datteri:
i
vecchi
abitanti
in
abiti
tradizionali
tornano
ad
aprire
le
case,
si
celebrano
feste
e
matrimoni,
ovunque
ci
sono
manifestazioni,
balli,
canti
e
corse
di
cammelli
in
gran
parata.
STORIA
Le
prime
notizie
storiche
sulla
città
(col
nome
di
Cidamus)
risalgono
all'epoca
romana,
quando
fu
oggetto
di
saltuaria
occupazione.
Nel
VI
secolo
l'oasi
divenne
anche
sede
episcopale
a
seguito
della
cristianizzazione
operata
dall'Impero
bizantino.
Nel
VII
secolo
fu
presa
dagli
Arabi
e
la
popolazione
si
convertì
all'Islam.
Tra
l'VIII
e
il
X
secolo
la
sua
popolazione
fu
ibaita,
ma
oggi
è
sunnita,
di
rito
malikita.
Ancorché
ubicata
al
margine
delle
zone
abitabili
dall'uomo,
Ghadames
ha
svolto
fino
al
XIX
secolo
un
ruolo
fondamentale
come
centro
commerciale
lungo
le
vie
carovaniere
transahariane.
Proprio
grazie
alla
sua
posizione
strategicamente
importante,
gli
abitanti
dell'oasi
rimasero
a
lungo
sostanzialmente
indipendenti,
giocando
abilmente
sulle
rivalità
tra
Tunisia,
Tripolitania
e
Tuareg.
Solo
alla
metà
del
XIX
secolo
Ghadames
accettò
l'autorità
di
Turchi
di
Tripoli.
La
colonizzazione
italiana
della
Libia
iniziò
nel
1911,
ma
solo
nel
1913
cominciò
la
conquista
dell'interno,
e
solo
nel
1924
Ghadames
poté
essere
sotto
il
pieno
controllo
italiano.
Durante
la
seconda
guerra
mondiale
Ghadames
venne
occupata
dai
Francesi
nel
1943
insieme
al
resto
del
Fezzan,
e
rimase
sotto
il
loro
controllo
fino
a
quando
venne
integrata
nello
stato
libico
nel
1956.
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