Antica Tebe e necropoli
Egitto

patrimonio dell'umanità dal 1979

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Deir el-Medina - La Valle degli Artefici

In una valle non lontana da quella delle Regine e sormontata dalla Cima tebana, la montagna a forma di piramide naturale che sovrasta la necropoli di Tebe Ovest, e a pochi chilometri a sud di Sheikh Abd el-Qurna si trova la valle conosciuta oggi con il nome di Deir el-Medina che significa "convento della città" perché in epoca copta vi sorgeva un monastero. Sorto all'epoca di Thutmosi I e racchiuso da una cinta muraria in mattoni crudi, il villaggio comprendeva una serie di abitazioni, per lo più organizzate lungo un asse viario principale che dava accesso alle singole case. 

L'attività di questa vallata durò cinque secoli, dal 1550 al 1000 a.C. Erano scalpellini, muratori, pittori e scultori che ogni mattina raggiungevano la necropoli reale per un sentiero che scavalcava le aspre colline intorno a Deir el-Bahari. Al villaggio lasciavano i bambini e le donne che lavoravano il grano e l'orzo. All'inizio della XVIII dinastia, gli operai lavoravano alla necropoli reale per nove giorni consecutivi di otto ore ciascuno, e il decimo - di riposo - lo destinavano alla decorazione della propria tomba. In seguito il lavoro fu ridotto a 7 giorni di otto ore ciascuno, più uno ai riposo. 

Le squadre di questi artefici (che erano chiamati "servitori nella Sede della Verità" ed erano diretti da vari sovrintendenti) erano divise in due gruppi, quelli che lavoravano alle pareti di destra e quelli che lavoravano alle pareti di sinistra. Nella loro qualità di addetti alle tombe reali, questi artigiani erano sottoposti ad una certa sorveglianza e perciò destinati ad abitare in un villaggio circondato da mura. 

Le case degli operai erano molto semplici e piccole: costruite una accanto all'altra in mattoni essiccati, avevano gli interni imbiancati a calce. In genere erano costituite da un minuscolo ingresso, una sala per il ricevimento, un secondo ambiente e la cucina. Talvolta, ma non in molti casi, avevano la cantina e la terrazza. Nulla è rimasto di una probabile decorazione. 

I lavori nel sito, promossi già all'inizio del Novecento dall'italiano Ernesto Schiaparelli, rivelarono ben presto un'ingente massa di documenti, in parte provenienti dallo stesso agglomerato abitativo, in parte rinvenuti nelle sepolture scavate nell'adiacente colle e per il resto tornati alla luce nel celebre deposito contenente migliaia di frammenti di papiri e ostraka (scaglie di calcare con iscrizioni o schizzi di giovani scribi e artisti del Nuovo Regno). Il materiale ritrovato a Deir el-Medina, soprattutto a opera dei francesi dell'Institut Francais d'Archeologie Orientale del Cairo, che subentrarono molto presto agli italiani guidati da Schiaparelli, ha permesso una ricostruzione della vita e dell'organizzazione sociale che ha pochi paragoni in Egitto. Si vengono così a conoscere, oltre che abitudini di lavoro e genealogie complesse, anche pettegolezzi e piccole vertenze riguardanti quel ristretto gruppo di persone che per circa duecento anni vi abitò: scandali, tradimenti, rivendicazioni di tipo sindacale (si parla del primo "sciopero" documentabile storicamente grazie a un papiro conservato a Torino). 

La necropoli, ricavata sulle pendici del colle occidentale della valle di Deir el-Medina, ospita una serie di belle tombe di funzionali e di artigiani preposti al lavoro negli ipogei reali.

Si tratta di sepolture articolate e quasi sempre riccamente decorate: un cortile racchiuso da un muro esterno dava accesso a una cappella per il culto dei morti, spesso sormontata da un pyramidion connesso a una struttura piramidale in muratura. Le camere sepolcrali erano raggiungibili dal cortile esterno o da uno degli ambienti scavati nella montagna: all'interno si trovava il corredo funerario, pervenuto in tatto nel caso dell'architetto Kha (tutti i reperti si trovano oggi esposti al Museo Egizio di Torino) e del "Servitore nella Sede della Verità" Sennedjem (materiale conservato al Cairo). 

Le pitture parietali che si trovano comunemente in queste sepolture rimandano più al reperto rio religioso e rituale — per esempio con l'illustrazione di alcuni celebri capitoli del Libro dei Morti e con scene dell'apprestamento cultuale le per il defunto - che non alla rappresentazione della vita quotidiana, come dimostra la trasposizione in chiave simbolica di atti quali la caccia o il lavoro nei campi.

Tomba di Pashed  

La tomba di Pashed, di età ramesside, è situata in alto nel settore centrale della necropoli. Una ripida scala porta all'appartamento sotterraneo che, dopo una anticamera non decorata, termina con la camera sepolcrale dalle pareti in mattoni crudi rivestiti di stucco e dipinti a tempera. Pashed vi è raffigurato con la moglie Nediem-behedet e i figli, ed è citato come "Servitore nella Sede della Verità", cioè come semplice operaio della tomba. In età avanzata Pashed fu promosso forse capo della squadra degli operai.

Recentemente aperta ai visitatori, la tomba è nota non solo per i colori vivaci e brillanti della sua decorazione parietale, ma anche per il contenuto spirituale e religioso delle formule del Libro dei Morti.

Tomba di Sennedjem  

La tomba di Sennedjem, "Servitore nella Sede della Verità", ossia funzionario della necropoli, vissuto all'epoca di Sethi I e Ramesse II (XIX dinastia), fu scoperta intatta da Gaston Maspero nel 1886. Il ricco corredo funerario, costituito da mobili e suppellettili di qualità in splendido stato di conservazione, si può oggi ammirare nelle sale al primo piano del Museo del Cairo.

La decorazione parietale dell'unico ambiente oggi accessibile della tomba, cioè la vera e propria cripta, è straordinaria per ricchezza di colori e vivacità di tratto, con scene connesse a vario titolo con l'Aldilà e la sopravvivenza ultraterrena.

Il defunto, accompagnato dalla consorte Iyneferti, è spesso raffigurato in atto di adorazione delle divinità, oppure è intento a devolvere o ricevere offerte, a giocare a senet, a lavorare nei Campi di Iaru (come vuole la dottrina contenuta nel capitolo 110 del Libro dei Morti). Anche il soffitto a volta appare interamente decorato con scene tratte dal repertorio funerario del Libro dei Morti: si segnalano tra esse la dea del sicomoro, protettrice dei defunti, che porge offerte alla copia Sennedjem-Iyneferti, e la rappresentazione dell'uccello-benu, ossia l'airone azzurro, ipostasi del dio Ra, simbolo preconizzante la fenice, capace di autorigenerarsi.

Tomba di Inherkau

Inherkau, "Caposquadra del Signore delle Due Terre nella Sede della Verità" al tempo di Ramesse III e Ramesse IV (XX Dinastia), ebbe diritto a una tomba ricca e di notevole qualità artistica. Le scene, pur riconducibili ai consueti Libro dei Morti e Libro delle Porte, risultano piuttosto originali se poste a confronto con il repertorio figurativo in voga a quel tempo e per quel tipo di funzionari, per esempio con la sfilata di re, regine e principi divinizzati o con il gatto eliopolitano che uccide il serpente Apopi. 

Nella camera sepolcrale si conservano una trentina di scene, la maggior parte delle quali si può definire un adattamento per immagini dal Libro dei Morti, con Inherkau abbigliato con la pelle di leopardo tipica del sacerdote-sem oppure in abito di lino, e con la moglie al fianco, mentre ascolta un arpista cieco.

Tomba di Ipuy

Scultore sotto Ramesse II, Ipuy fece decorare la propria tomba con scene insolite e curiose: anche se lo stile è piuttosto sbrigativo, la ricchezza dei particolari è tale che questa è una delle tombe più note della necropoli. Basti notare la scena dell'oculista che mette il collirio negli occhi di un paziente.

Tempio di Deir El-Medina  

Il piccolo tempio di Deir el-Medina fu iniziato da Tolomeo IV Filopatore, terminato sotto Evergete II e dedicato alle divinità delle necropoli Hathor e Maat. 

Occupato in seguito da monaci cristiani, ha conservato anche il muro di cinta e i magazzini. 

Sulla parete di fondo del tempio, decorato in alto con sette maschere hatoriche, si aprono tre cappelle con belle decorazioni a rilievo.

La Valle dei Nobili - Le tombe private

Le tombe dei funzionari, o, come si dice talvolta, dei privati vissuti durante il Nuovo Regno sono scavate nelle pendici vallive in una vasta area di Tebe Ovest. Le centinaia di sepolcri scoperti, molti dei quali in buone condizioni e adorni di decorazioni a rilievo o, più comunemente, di vivaci pitture, sono oggi note attraverso i toponimi arabi: Dra Abu el-Naga, Assasif, Sheikh Abd el-Qurn, el-Khokha e così via. 

Le cavità sepolcrali sono spesso ostruite dai moderni villaggi sorti al di sopra delle antiche necropoli, con il risultato di generare un complesso intreccio di costruzioni, autentico rompicapo per gli archeologi costretti a limitare o addirittura a sospendere il loro intervento. 

A confronto con quelle dei faraoni, le tombe dei grandi dignitari del Medio Regno sono di una estrema semplicità architettonica ed hanno tutte la medesima disposizione: sono precedute da una terrazza a cielo aperto, a cui fa seguito un vestibolo le cui pareti dipinte descrivono le funzioni terrene del proprietario. Un corridoio conduce poi ad una nicchia dove spesso è collocata la statua del defunto, talvolta insieme a quella della moglie o dei suoi parenti. I soggetti illustrati in queste tombe sono caratterizzati da una freschezza, una vivacità e un realismo inconsueto, e ci danno una precisa e preziosa testimonianza sulla vita di corte nell'antico Egitto. Fra le rappresentazioni più frequenti ci sono quelle dei banchetti funebri, con musiche e danze, quelle dei lavori agricoli, delle occupazioni artigianali e della vita quotidiana in genere.

Tomba di Sennefer

Una scala di 43 gradini tagliati nella roccia porta dentro la bella tomba di Sennefer, sindaco della città del Sud (Tebe) e amministratore dei granai e del bestiame di Amon al tempo di Amenhotep II. La tomba offre alcuni tra i più splendidi esempi di arte pittorica egiziana per raffinatezza delle forme e vivacità dei colori. La vasta camera sepolcrale a quattro pilastri è preceduta da un'anticamera, anch'essa decorata con scene di offerte al defunto e di adorazione delle divinità. 

Straordinaria quanto al contenuto e alla perfetta conservazione delle pitture, la tomba di Sennefer è nota soprattutto per il soffitto decorato a grappoli d'uva, in cui vengono abilmente sfruttate anche le irregolarità dell'ambiente interno, quasi si trattasse di un vero pergolato percepibile nella sua versione tridimensionale. Non mancano infine le consuete scene tratte dal rituale funerario, con i sacerdoti incaricati di procedere "all'apertura della bocca", oppure derivate da qualche capitolo del Libro dei Morti, come "l'uscire al giorno a rivedere la luce" - reso simbolicamente per mezzo della camera sepolcrale.

Tomba di Rekhmira  

La tomba di Rekhmira, "Governatore della Città e Visir" sotto Thutmosi III e Amenhotep II, appare per dimensioni strutturali e natura delle decorazioni come una delle più importanti dell'intera necropoli tebana. Il rango elevato del funzionario spiega la grandiosità della sua sepoltura, che si avvale di un vestibolo trasversale e di una cappella a sviluppo longitudinale, coperta da un soffitto che raggiunge i 9 metri di altezza.

Sia il vestibolo che la cappella sono decorati e i dipinti sono molto interessanti perché illustrano con abbondanza di scene quelli che dovevano essere a dell'epoca i rapporti fra l'Egitto gli altri paesi. Le scene più vivaci sono quelle in cui i rappresentanti dei paesi stranieri portano le loro offerte: si possono riconoscere gli invitati del paese di Punt (i Somali) che portano ebano, avorio, leopardi, scimmie; i Cretesi con vasi e oggetti di oreficeria; i Kushiti con pelli di pantera, uova di struzzo, scimmie e pure una giraffa; infine Siriani, con carri, armi, cavalli, un orso e un'elefantessa.  

La cappella evidenzia sulle vaste superfici decorate un ciclo di scene sulla vita quotidiana straripante per vivacità e curiosità (vi vengono descritti molti lavori d'artigianato o di edilizia), che illustra anche il banchetto funebre e altre cerimonie funerarie. La tendenza a risolvere in chiave di miniatura se non proprio di bozzetto molte delle scene rappresentate richiama in maniera evidente il gusto e la cultura artistica del Medio Regno, in questo caso, però, interpretati con maggior virtuosismo estetico.  

Tomba di Userhat

Userhat, scriba reale sotto Amenhotep II, si fece costruire questa tomba le cui pitture sono straordinariamente ben conservate. Celebre è la scena inconsueta del barbiere che rade i clienti dentro un giardino.

Tomba di Khaemhat

Khaemhat, detto Mahu, era scriba reale e ispettore dei granai dell'Alto e Basso Egitto sotto Amenhotep III. 

La sua tomba, decorata con raffinati bassorilievi, si trova in fondo a un cortile su cui si affacciano altre tombe dello stesso periodo. Nella nicchia della camera sepolcrale, profondamente scavata nella roccia, si trovano le statue del defunto e dei suoi parenti, divise in tre gruppi.

Tomba di Neferhabef

Neferhabef, chiamato anche Userhat, era "primo profeta del ka reale di Thutmosi I" al tempo del faraone Sethi I. 

Nella decorazione della prima stanza del sepolcro appare la dea Iside sotto forma di sicomoro che nutre la famiglia del defunto: il sicomoro, insieme alla palma dattifera, era l'albero sacro che simboleggiava la forza universale e, come tale, era associato alle dee cosmiche Iside, Nut e Hathor.

Tomba di Nakht

Tipica tomba dell'epoca della XVIII dinastia, è anche una delle meglio conservate di tutta la necropoli. Il proprietario era scriba e astronomo di Amon al tempo di Thutmosi IV, mentre la moglie era cantatrice di Amon. Al tempo dell'eresia di Akhenaton, il nome di Amon fu sistematicamente grattato da tutte le iscrizioni. La tomba ha l'aspetto di un ipogeo classico e la decorazione, accuratissima, occupa solo il vestibolo trasversale.

Sulle altre pareti della tomba compaiono le più consuete rappresentazioni di vita agreste, di vendemmia, di preparazione del vino, di caccia e di pesca, oppure immagini connesse con il rituale e le offerte.

Tomba di Menna  

Assai simile per tipologia e decorazioni a quella di Nakht, la tomba di Menna, "Scriba del Catasto del Signore delle Due Terre" al tempo di Thutmosi IV, è tra le più conosciute e visitate dell'intera necropoli. 

Utilizzando una struttura più antica, come d'uso in Egitto, Menna dotò la propria sepoltura di un repertorio di immagini davvero straordinario e completo, con scene di natura diversa, ma tutte di notevole qualità artistica. Si va dai lavori agricoli, minuziosamente descritti su cinque registri di una parete del vestibolo, alla grandiosa scena di caccia e pesca nella palude, resa anche nei più gustosi dettagli faunistici e gestuali, come, per esempio, la raccolta di fiori di loto. 

Completa la decorazione del sepolcro la rappresentazione dei funerali, con la puntuale raffigurazione della cerimonia dell'"apertura della bocca", unitamente all'atto di devozione di Menna e della sua consorte nei confronti di Osiride, racchiuso nel suo tabernacolo.

Tomba di Ramose

La tomba di Ramose, Governatore di Tebe e Visir sotto Amenhotep III prima e Akhenaton poi, è una splendida testimonianza di quel delicatissimo momento di transizione dell'arte egiziana verso il nuovo stile amarniano.

La tomba rimase incompiuta allorché la capitale si trasferì da Tebe ad Amarna, ma la decorazione rimasta - eseguita per lo più con la tecnica del bassorilievo - è sufficiente per illustrare la raffinata vita quotidiana di Ramose e della moglie Meriptah.

Molto bella è la scena in cui gli sposi sono raffigurati seduti a tavola, vestiti con leggere tuniche di lino e pesanti parrucche pettinate a boccoli. Anche la parrucca, al pari di altri oggetti tipici dell'uso quotidiano, subì un'evoluzione: più semplice e liscia nell'Antico regno, diventò sempre più elaborata e voluminosa.

I profili di Ramose e di sua moglie, scolpiti a rilievo sulle pareti che affiancano l'ingresso, manifestano una rara eleganza formale, così come risultano di alto livello artistico le scene del corteo funebre dipinte sulla parete sinistra. Sono tuttavia i rilievi "amarniani", influenzati cioè dall'impronta artistica degli anni di Akhenaton, a destare maggiore interesse. In tal caso a comparire sono nientemeno che il re e la regina, affacciati alla cosiddetta "loggia delle apparizioni", nel contesto di una presentazione dei tributi cui assiste anche il defunto Ramose. Va detto, però, che quasi certamente questa sepoltura non ospitò il funzionario, avendo egli deciso di seguire il proprio sovrano ad Amarna (come lascerebbe anche intendere il fatto che i rilievi più recenti appaiano incompiuti).

Tomba di Nebamon e Ipuky 

Questa tomba fu preparata per due scultori, entrambi attivi sotto Amenhotep III e Amenhotep IV: il primo, Nebamon, era Scultore Capo del Signore delle Due Terre, Ipuky era Scultore del Signore delle Due Terre. 

Detta anche tomba degli incisori, è molto interessante perché la sua decorazione ci mostra come lavoravano gli artigiani dell'antico Egitto.

Tomba di Kiki  

La tomba di Kiki, "Intendente del bestiame nel tempio di Amon", fu per lungo tempo abbandonata, fino ad essere addirittura ridotta a stalla.

È caratterizzata da illustrazioni brillanti e vivaci sia per il contenuto che per la realizzazione. Una intera parete fu destinata a illustrare le scene del viaggio della salma ad Abido. Nel tempio di questa città santa, dedicata tutta al culto di Osiride, gli egiziani dovevano infatti fare un pellegrinaggio almeno una volta nella vita. In questo santuario, in cui la tradizione vuole che si conservasse la testa di Osiride, gli egiziani religiosi ambivano ad avere o una cappella funeraria o almeno una stele commemorativa.

Tomba di Kheruef Senaa  

Kheruef Senaa era "«Intendente della Grande Sposa Reale", cioè Teye, celebre per la sua bellezza, amatissima moglie di Amenhotep III e madre di Akhenaton, il faraone eretico. La tomba che l'Intendente si fece costruire è di vaste dimensioni ma è rimasta incompiuta: un vero e proprio capolavoro è la parte ovest del cortile, dove viene rievocata la celebrazione del primo giubileo (hebsed) di Amenhotep.

I raffinati bassorilievi nella tomba di Kheruef Senaa descrivono momenti di conversazione e di danza di giovani fanciulle. È interessante vedere il tipico costume delle danzatrici, formato da una corta gonna con bretelle intrecciate e legate davanti, in modo da lasciare la più ampia libertà di movimento. La danza raffigurata in questa tomba era quella eseguita per celebrare il giubileo di Amenhotep III.

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