Deir
el-Medina
-
La
Valle
degli
Artefici
In
una
valle
non
lontana
da
quella
delle
Regine
e
sormontata
dalla
Cima
tebana,
la
montagna
a
forma
di
piramide
naturale
che
sovrasta
la
necropoli
di
Tebe
Ovest,
e
a
pochi
chilometri
a
sud
di
Sheikh
Abd
el-Qurna
si
trova
la
valle
conosciuta
oggi
con
il
nome
di
Deir
el-Medina
che
significa
"convento
della
città"
perché
in
epoca
copta
vi
sorgeva
un
monastero.
Sorto
all'epoca
di
Thutmosi
I
e
racchiuso
da
una
cinta
muraria
in
mattoni
crudi,
il
villaggio
comprendeva
una
serie
di
abitazioni,
per
lo
più
organizzate
lungo
un
asse
viario
principale
che
dava
accesso
alle
singole
case.
L'attività
di
questa
vallata
durò
cinque
secoli,
dal
1550
al
1000
a.C.
Erano
scalpellini,
muratori,
pittori
e
scultori
che
ogni
mattina
raggiungevano
la
necropoli
reale
per
un
sentiero
che
scavalcava
le
aspre
colline
intorno
a
Deir
el-Bahari.
Al
villaggio
lasciavano
i
bambini
e
le
donne
che
lavoravano
il
grano
e
l'orzo.
All'inizio
della
XVIII
dinastia,
gli
operai
lavoravano
alla
necropoli
reale
per
nove
giorni
consecutivi
di
otto
ore
ciascuno,
e
il
decimo
-
di
riposo
-
lo
destinavano
alla
decorazione
della
propria
tomba.
In
seguito
il
lavoro
fu
ridotto
a
7
giorni
di
otto
ore
ciascuno,
più uno ai riposo.
Le
squadre
di
questi
artefici
(che
erano
chiamati
"servitori
nella
Sede
della
Verità"
ed
erano
diretti
da
vari
sovrintendenti)
erano
divise
in
due
gruppi,
quelli
che
lavoravano
alle
pareti
di
destra
e
quelli
che
lavoravano
alle
pareti
di
sinistra.
Nella
loro
qualità
di
addetti
alle
tombe
reali,
questi
artigiani
erano
sottoposti
ad
una
certa
sorveglianza
e
perciò
destinati
ad
abitare
in
un
villaggio
circondato
da
mura.
Le
case
degli
operai
erano
molto
semplici
e
piccole:
costruite
una
accanto
all'altra
in
mattoni
essiccati,
avevano
gli
interni
imbiancati
a
calce.
In
genere
erano
costituite
da
un
minuscolo
ingresso,
una
sala
per
il
ricevimento,
un
secondo
ambiente
e
la
cucina.
Talvolta,
ma
non
in
molti
casi,
avevano
la
cantina
e
la
terrazza.
Nulla
è
rimasto
di
una
probabile
decorazione.
I
lavori
nel
sito,
promossi
già
all'inizio
del
Novecento
dall'italiano
Ernesto
Schiaparelli,
rivelarono
ben
presto
un'ingente
massa
di
documenti,
in
parte
provenienti
dallo
stesso
agglomerato
abitativo,
in
parte
rinvenuti
nelle
sepolture
scavate
nell'adiacente
colle
e
per
il
resto
tornati
alla
luce
nel
celebre
deposito
contenente
migliaia
di
frammenti
di
papiri
e
ostraka
(scaglie
di
calcare
con
iscrizioni
o
schizzi
di
giovani
scribi
e
artisti
del
Nuovo
Regno).
Il
materiale
ritrovato
a
Deir
el-Medina,
soprattutto
a
opera
dei
francesi
dell'Institut
Francais
d'Archeologie
Orientale
del
Cairo,
che
subentrarono
molto
presto
agli
italiani
guidati
da
Schiaparelli,
ha
permesso
una
ricostruzione
della
vita
e
dell'organizzazione
sociale
che
ha
pochi
paragoni
in
Egitto.
Si
vengono
così
a
conoscere,
oltre
che
abitudini
di
lavoro
e
genealogie
complesse,
anche
pettegolezzi
e
piccole
vertenze
riguardanti
quel
ristretto
gruppo
di
persone
che
per
circa
duecento
anni
vi
abitò:
scandali,
tradimenti,
rivendicazioni
di
tipo
sindacale
(si
parla
del
primo
"sciopero"
documentabile
storicamente
grazie
a
un
papiro
conservato
a
Torino).
La
necropoli,
ricavata
sulle
pendici
del
colle
occidentale
della
valle
di
Deir
el-Medina,
ospita
una
serie
di
belle
tombe
di
funzionali
e
di
artigiani
preposti
al
lavoro
negli
ipogei
reali.
Si
tratta
di
sepolture
articolate
e
quasi
sempre
riccamente
decorate:
un
cortile
racchiuso
da
un
muro
esterno
dava
accesso
a
una
cappella
per
il
culto
dei
morti,
spesso
sormontata
da
un
pyramidion
connesso
a
una
struttura
piramidale
in
muratura.
Le
camere
sepolcrali
erano
raggiungibili
dal
cortile
esterno
o
da
uno
degli
ambienti
scavati
nella
montagna:
all'interno
si
trovava
il
corredo
funerario,
pervenuto
in
tatto
nel
caso
dell'architetto
Kha
(tutti
i
reperti
si
trovano
oggi
esposti
al
Museo
Egizio
di
Torino)
e
del
"Servitore
nella
Sede
della
Verità"
Sennedjem
(materiale
conservato
al
Cairo).
Le
pitture
parietali
che
si
trovano
comunemente
in
queste
sepolture
rimandano
più
al
reperto
rio
religioso
e
rituale
—
per
esempio
con
l'illustrazione
di
alcuni
celebri
capitoli
del
Libro
dei
Morti
e
con
scene
dell'apprestamento
cultuale
le
per
il
defunto
-
che
non
alla
rappresentazione
della
vita
quotidiana,
come
dimostra
la
trasposizione
in
chiave
simbolica
di
atti
quali
la
caccia
o
il
lavoro
nei
campi.
Tomba
di
Pashed
La
tomba
di
Pashed,
di
età ramesside, è situata in
alto
nel
settore
centrale
della
necropoli.
Una
ripida
scala
porta
all'appartamento
sotterraneo
che,
dopo
una
anticamera
non
decorata,
termina
con
la
camera
sepolcrale
dalle
pareti
in
mattoni
crudi
rivestiti
di
stucco
e
dipinti
a
tempera.
Pashed
vi
è
raffigurato
con
la
moglie
Nediem-behedet
e
i
figli,
ed
è
citato
come
"Servitore
nella
Sede
della
Verità",
cioè
come
semplice
operaio
della
tomba.
In
età
avanzata
Pashed
fu
promosso
forse
capo
della
squadra
degli
operai.
Recentemente aperta ai
visitatori,
la
tomba
è
nota
non
solo
per
i
colori
vivaci
e
brillanti
della
sua
decorazione
parietale,
ma
anche
per
il
contenuto
spirituale
e
religioso
delle
formule
del
Libro
dei
Morti.
- Tomba
di
Sennedjem
La
tomba
di
Sennedjem,
"Servitore
nella
Sede
della
Verità",
ossia
funzionario
della
necropoli,
vissuto
all'epoca
di
Sethi
I
e
Ramesse
II
(XIX
dinastia),
fu
scoperta
intatta
da
Gaston
Maspero
nel
1886.
Il
ricco
corredo
funerario,
costituito
da
mobili
e
suppellettili
di
qualità
in
splendido
stato
di
conservazione,
si
può
oggi
ammirare
nelle
sale
al
primo
piano
del
Museo
del
Cairo.
La
decorazione
parietale
dell'unico
ambiente
oggi
accessibile
della
tomba,
cioè
la
vera
e
propria
cripta,
è
straordinaria
per
ricchezza
di
colori
e
vivacità
di
tratto,
con
scene
connesse
a
vario
titolo
con
l'Aldilà
e
la
sopravvivenza
ultraterrena.
Il
defunto,
accompagnato
dalla
consorte
Iyneferti,
è
spesso
raffigurato
in
atto
di
adorazione
delle
divinità,
oppure
è
intento
a
devolvere
o
ricevere
offerte,
a
giocare
a
senet,
a
lavorare
nei
Campi
di
Iaru
(come
vuole
la
dottrina
contenuta
nel
capitolo
110
del
Libro
dei
Morti).
Anche
il
soffitto
a
volta
appare
interamente
decorato
con
scene
tratte
dal
repertorio
funerario
del
Libro
dei
Morti:
si
segnalano
tra
esse
la
dea
del
sicomoro,
protettrice
dei
defunti,
che
porge
offerte
alla
copia
Sennedjem-Iyneferti,
e
la
rappresentazione
dell'uccello-benu,
ossia
l'airone
azzurro,
ipostasi
del
dio
Ra,
simbolo
preconizzante
la
fenice,
capace
di
autorigenerarsi.
Tomba
di
Inherkau
Inherkau,
"Caposquadra
del
Signore
delle
Due
Terre
nella
Sede
della
Verità"
al
tempo
di
Ramesse
III
e
Ramesse
IV
(XX
Dinastia),
ebbe
diritto
a
una
tomba
ricca
e
di
notevole
qualità
artistica.
Le
scene,
pur
riconducibili
ai
consueti
Libro
dei
Morti
e
Libro
delle
Porte,
risultano
piuttosto
originali
se
poste
a
confronto
con
il
repertorio
figurativo
in
voga
a
quel
tempo
e
per
quel
tipo
di
funzionari,
per
esempio
con
la
sfilata
di
re,
regine
e
principi
divinizzati
o
con
il
gatto
eliopolitano
che
uccide
il
serpente
Apopi.
Nella
camera
sepolcrale
si
conservano
una
trentina
di
scene,
la
maggior
parte
delle
quali
si
può
definire
un
adattamento
per
immagini
dal
Libro
dei
Morti,
con
Inherkau
abbigliato
con
la
pelle
di
leopardo
tipica
del
sacerdote-sem
oppure
in
abito
di
lino,
e
con
la
moglie
al
fianco,
mentre
ascolta
un
arpista
cieco.
Tomba
di
Ipuy
Scultore
sotto
Ramesse
II,
Ipuy
fece
decorare
la
propria
tomba
con
scene
insolite
e
curiose:
anche
se
lo
stile
è piuttosto sbrigativo, la
ricchezza
dei
particolari
è
tale
che
questa
è
una
delle
tombe
più
note
della
necropoli.
Basti
notare
la
scena
dell'oculista
che
mette
il
collirio
negli
occhi
di
un
paziente.
- Tempio
di
Deir
El-Medina

Il
piccolo
tempio
di
Deir
el-Medina
fu
iniziato
da
Tolomeo
IV
Filopatore,
terminato
sotto
Evergete
II
e
dedicato
alle
divinità
delle
necropoli
Hathor
e
Maat.
Occupato
in
seguito
da
monaci
cristiani,
ha
conservato
anche
il
muro
di
cinta
e
i
magazzini.
Sulla
parete
di
fondo
del
tempio,
decorato
in
alto
con
sette
maschere
hatoriche,
si
aprono
tre
cappelle
con
belle
decorazioni
a
rilievo.
- La
Valle
dei
Nobili
-
Le
tombe
private
Le
tombe
dei
funzionari,
o,
come
si
dice
talvolta,
dei
privati
vissuti
durante
il
Nuovo
Regno
sono
scavate
nelle
pendici
vallive
in
una
vasta
area
di
Tebe
Ovest.
Le
centinaia
di
sepolcri
scoperti,
molti
dei
quali
in
buone
condizioni
e
adorni
di
decorazioni
a
rilievo
o,
più
comunemente,
di
vivaci
pitture,
sono
oggi
note
attraverso
i
toponimi
arabi:
Dra
Abu
el-Naga,
Assasif,
Sheikh
Abd
el-Qurn,
el-Khokha
e
così
via.
Le
cavità
sepolcrali
sono
spesso
ostruite
dai
moderni
villaggi
sorti
al
di
sopra
delle
antiche
necropoli,
con
il
risultato
di
generare
un
complesso
intreccio
di
costruzioni,
autentico
rompicapo
per
gli
archeologi
costretti
a
limitare
o
addirittura
a
sospendere
il
loro
intervento.
A
confronto
con
quelle
dei
faraoni,
le
tombe
dei
grandi
dignitari
del
Medio
Regno
sono
di
una
estrema
semplicità architettonica ed hanno
tutte
la
medesima
disposizione:
sono
precedute
da
una
terrazza
a
cielo
aperto,
a
cui
fa
seguito
un
vestibolo
le
cui
pareti
dipinte
descrivono
le
funzioni
terrene
del
proprietario.
Un
corridoio
conduce
poi
ad
una
nicchia
dove
spesso
è
collocata
la
statua
del
defunto,
talvolta
insieme
a
quella
della
moglie
o
dei
suoi
parenti.
I
soggetti
illustrati
in
queste
tombe
sono
caratterizzati
da
una
freschezza,
una
vivacità
e
un
realismo
inconsueto,
e
ci
danno
una
precisa
e
preziosa
testimonianza
sulla
vita
di
corte
nell'antico
Egitto.
Fra
le
rappresentazioni
più
frequenti
ci
sono
quelle
dei
banchetti
funebri,
con
musiche
e
danze,
quelle
dei
lavori
agricoli,
delle
occupazioni
artigianali
e
della
vita
quotidiana
in
genere.

- Tomba
di
Sennefer
Una
scala
di
43
gradini
tagliati
nella
roccia
porta
dentro
la
bella
tomba
di
Sennefer,
sindaco
della
città
del
Sud
(Tebe)
e
amministratore
dei
granai
e
del
bestiame
di
Amon
al
tempo
di
Amenhotep
II.
La
tomba
offre
alcuni
tra
i
più
splendidi
esempi
di
arte
pittorica
egiziana
per
raffinatezza
delle
forme
e
vivacità
dei
colori.
La
vasta
camera
sepolcrale
a
quattro
pilastri
è
preceduta
da
un'anticamera,
anch'essa
decorata
con
scene
di
offerte
al
defunto
e
di
adorazione
delle
divinità.
Straordinaria
quanto
al
contenuto
e
alla
perfetta
conservazione
delle
pitture,
la
tomba
di
Sennefer
è
nota
soprattutto
per
il
soffitto
decorato
a
grappoli
d'uva,
in
cui
vengono
abilmente
sfruttate
anche
le
irregolarità
dell'ambiente
interno,
quasi
si
trattasse
di
un
vero
pergolato
percepibile
nella
sua
versione
tridimensionale.
Non
mancano
infine
le
consuete
scene
tratte
dal
rituale
funerario,
con
i
sacerdoti
incaricati
di
procedere
"all'apertura
della
bocca",
oppure
derivate
da
qualche
capitolo
del
Libro
dei
Morti,
come
"l'uscire
al
giorno
a
rivedere
la
luce"
-
reso
simbolicamente
per
mezzo
della
camera
sepolcrale.

- Tomba
di
Rekhmira
La
tomba
di
Rekhmira,
"Governatore
della
Città
e
Visir"
sotto
Thutmosi
III
e
Amenhotep
II,
appare
per
dimensioni
strutturali
e
natura
delle
decorazioni
come
una
delle
più
importanti
dell'intera
necropoli
tebana.
Il
rango
elevato
del
funzionario
spiega
la
grandiosità
della
sua
sepoltura,
che
si
avvale
di
un
vestibolo
trasversale
e
di
una
cappella
a
sviluppo
longitudinale,
coperta
da
un
soffitto
che
raggiunge
i
9
metri
di
altezza.
Sia
il
vestibolo
che
la
cappella
sono
decorati
e
i
dipinti
sono
molto
interessanti
perché
illustrano
con
abbondanza
di
scene
quelli
che
dovevano
essere
a
dell'epoca
i
rapporti
fra
l'Egitto
gli
altri
paesi.
Le
scene
più
vivaci
sono
quelle
in
cui
i
rappresentanti
dei
paesi
stranieri
portano
le
loro
offerte:
si
possono
riconoscere
gli
invitati
del
paese
di
Punt
(i
Somali)
che
portano
ebano,
avorio,
leopardi,
scimmie;
i
Cretesi
con
vasi
e
oggetti
di
oreficeria;
i
Kushiti
con
pelli
di
pantera,
uova
di
struzzo,
scimmie
e
pure
una
giraffa;
infine
Siriani,
con
carri,
armi,
cavalli,
un
orso
e
un'elefantessa.
La
cappella
evidenzia
sulle
vaste
superfici
decorate
un
ciclo
di
scene
sulla
vita
quotidiana
straripante
per
vivacità
e
curiosità
(vi
vengono
descritti
molti
lavori
d'artigianato
o
di
edilizia),
che
illustra
anche
il
banchetto
funebre
e
altre
cerimonie
funerarie.
La
tendenza
a
risolvere
in
chiave
di
miniatura
se
non
proprio
di
bozzetto
molte
delle
scene
rappresentate
richiama
in
maniera
evidente
il
gusto
e
la
cultura
artistica
del
Medio
Regno,
in
questo
caso,
però,
interpretati
con
maggior
virtuosismo
estetico.
Tomba
di
Userhat
Userhat,
scriba
reale
sotto
Amenhotep
II,
si
fece
costruire
questa
tomba
le
cui
pitture
sono
straordinariamente
ben
conservate.
Celebre
è
la
scena
inconsueta
del
barbiere
che
rade
i
clienti
dentro
un
giardino.
- Tomba
di
Khaemhat
Khaemhat,
detto
Mahu,
era
scriba
reale
e
ispettore
dei
granai
dell'Alto
e
Basso
Egitto
sotto
Amenhotep
III.
La
sua
tomba,
decorata
con
raffinati
bassorilievi,
si
trova
in
fondo
a
un
cortile
su
cui
si
affacciano
altre
tombe
dello
stesso
periodo.
Nella
nicchia
della
camera
sepolcrale,
profondamente
scavata
nella
roccia,
si
trovano
le
statue
del
defunto
e
dei
suoi
parenti,
divise
in
tre
gruppi.
- Tomba
di
Neferhabef
Neferhabef,
chiamato
anche
Userhat,
era
"primo
profeta
del
ka
reale
di
Thutmosi
I"
al
tempo
del
faraone
Sethi
I.
Nella
decorazione
della
prima
stanza
del
sepolcro
appare
la
dea
Iside
sotto
forma
di
sicomoro
che
nutre
la
famiglia
del
defunto:
il
sicomoro,
insieme
alla
palma
dattifera,
era
l'albero
sacro
che
simboleggiava
la
forza
universale
e,
come
tale,
era
associato
alle
dee
cosmiche
Iside,
Nut
e
Hathor.
- Tomba
di
Nakht
Tipica
tomba
dell'epoca
della
XVIII
dinastia,
è
anche
una
delle
meglio
conservate
di
tutta
la
necropoli.
Il
proprietario
era
scriba
e
astronomo
di
Amon
al
tempo
di
Thutmosi
IV,
mentre
la
moglie
era
cantatrice
di
Amon.
Al
tempo
dell'eresia
di
Akhenaton,
il
nome
di
Amon
fu
sistematicamente
grattato
da
tutte
le
iscrizioni.
La
tomba
ha
l'aspetto
di
un
ipogeo
classico
e
la
decorazione,
accuratissima,
occupa
solo
il
vestibolo
trasversale.
Sulle
altre
pareti
della
tomba
compaiono
le
più
consuete
rappresentazioni
di
vita
agreste,
di
vendemmia,
di
preparazione
del
vino,
di
caccia
e
di
pesca,
oppure
immagini
connesse
con
il
rituale
e
le
offerte.
- Tomba
di
Menna
Assai
simile
per
tipologia
e
decorazioni
a
quella
di
Nakht,
la
tomba
di
Menna,
"Scriba
del
Catasto
del
Signore
delle
Due
Terre"
al
tempo
di
Thutmosi
IV,
è
tra
le
più
conosciute
e
visitate
dell'intera
necropoli.

Utilizzando
una
struttura
più
antica,
come
d'uso
in
Egitto,
Menna
dotò
la
propria
sepoltura
di
un
repertorio
di
immagini
davvero
straordinario
e
completo,
con
scene
di
natura
diversa,
ma
tutte
di
notevole
qualità
artistica.
Si
va
dai
lavori
agricoli,
minuziosamente
descritti
su
cinque
registri
di
una
parete
del
vestibolo,
alla
grandiosa
scena
di
caccia
e
pesca
nella
palude,
resa
anche
nei
più
gustosi
dettagli
faunistici
e
gestuali,
come,
per
esempio,
la
raccolta
di
fiori
di
loto.
Completa
la
decorazione
del
sepolcro
la
rappresentazione
dei
funerali,
con
la
puntuale
raffigurazione
della
cerimonia
dell'"apertura
della
bocca",
unitamente
all'atto
di
devozione
di
Menna
e
della
sua
consorte
nei
confronti
di
Osiride,
racchiuso
nel
suo
tabernacolo.
Tomba
di
Ramose
La
tomba
di
Ramose,
Governatore
di
Tebe
e
Visir
sotto Amenhotep III prima e Akhenaton poi, è una
splendida
testimonianza
di
quel
delicatissimo
momento
di
transizione
dell'arte
egiziana
verso
il
nuovo
stile
amarniano.
La
tomba
rimase
incompiuta
allorché la capitale si trasferì da Tebe ad Amarna, ma
la
decorazione
rimasta
-
eseguita
per
lo
più
con
la
tecnica
del
bassorilievo
-
è sufficiente per illustrare la raffinata vita
quotidiana
di
Ramose
e
della
moglie
Meriptah.
Molto
bella
è la scena in cui gli sposi sono raffigurati
seduti
a
tavola,
vestiti
con
leggere
tuniche
di
lino
e
pesanti
parrucche
pettinate
a
boccoli.
Anche
la
parrucca,
al
pari
di
altri
oggetti
tipici
dell'uso
quotidiano,
subì
un'evoluzione:
più
semplice
e
liscia
nell'Antico
regno,
diventò
sempre
più
elaborata
e
voluminosa.
I
profili
di
Ramose
e
di
sua
moglie,
scolpiti
a
rilievo
sulle
pareti
che
affiancano
l'ingresso,
manifestano
una
rara
eleganza
formale,
così
come
risultano
di
alto
livello
artistico
le
scene
del
corteo
funebre
dipinte
sulla
parete
sinistra.
Sono
tuttavia
i
rilievi
"amarniani",
influenzati
cioè
dall'impronta
artistica
degli
anni
di
Akhenaton,
a
destare
maggiore
interesse.
In
tal
caso
a
comparire
sono
nientemeno
che
il
re
e
la
regina,
affacciati
alla
cosiddetta
"loggia
delle
apparizioni",
nel
contesto
di
una
presentazione
dei
tributi
cui
assiste
anche
il
defunto
Ramose.
Va
detto,
però,
che
quasi
certamente
questa
sepoltura
non
ospitò
il
funzionario,
avendo
egli
deciso
di
seguire
il
proprio
sovrano
ad
Amarna
(come
lascerebbe
anche
intendere
il
fatto
che
i
rilievi
più
recenti
appaiano
incompiuti).
Tomba
di
Nebamon
e
Ipuky
Questa
tomba
fu
preparata
per
due
scultori,
entrambi
attivi
sotto
Amenhotep
III
e
Amenhotep
IV:
il
primo,
Nebamon,
era
Scultore
Capo
del
Signore
delle
Due
Terre,
Ipuky
era
Scultore
del
Signore
delle
Due
Terre.
Detta
anche
tomba
degli
incisori,
è molto interessante perché
la
sua
decorazione
ci
mostra
come
lavoravano
gli
artigiani
dell'antico
Egitto.
Tomba
di
Kiki
La
tomba
di
Kiki,
"Intendente del bestiame nel tempio di Amon",
fu
per
lungo
tempo
abbandonata,
fino
ad
essere
addirittura
ridotta
a
stalla.
È caratterizzata da
illustrazioni
brillanti
e
vivaci
sia
per
il
contenuto
che
per
la
realizzazione.
Una
intera
parete
fu
destinata
a
illustrare
le
scene
del
viaggio
della
salma
ad
Abido.
Nel
tempio
di
questa
città santa, dedicata tutta al
culto
di
Osiride,
gli
egiziani
dovevano
infatti
fare
un
pellegrinaggio
almeno
una
volta
nella
vita.
In
questo
santuario,
in
cui
la
tradizione
vuole
che
si
conservasse
la
testa
di
Osiride,
gli
egiziani
religiosi
ambivano
ad
avere
o
una
cappella
funeraria
o
almeno
una
stele
commemorativa.

Tomba
di
Kheruef
Senaa
Kheruef
Senaa
era
"«Intendente della Grande Sposa Reale", cioè
Teye,
celebre
per
la
sua
bellezza,
amatissima
moglie
di
Amenhotep
III
e
madre
di
Akhenaton,
il
faraone
eretico.
La
tomba
che
l'Intendente
si
fece
costruire
è
di
vaste
dimensioni
ma
è
rimasta
incompiuta:
un
vero
e
proprio
capolavoro
è
la
parte
ovest
del
cortile,
dove
viene
rievocata
la
celebrazione
del
primo
giubileo
(hebsed)
di
Amenhotep.
I
raffinati
bassorilievi
nella
tomba
di
Kheruef
Senaa
descrivono
momenti
di
conversazione
e
di
danza
di
giovani
fanciulle.
È
interessante
vedere
il
tipico
costume
delle
danzatrici,
formato
da
una
corta
gonna
con
bretelle
intrecciate
e
legate
davanti,
in
modo
da
lasciare
la
più
ampia
libertà
di
movimento.
La
danza
raffigurata
in
questa
tomba
era
quella
eseguita
per
celebrare
il
giubileo
di
Amenhotep
III.
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