Val Taleggio e Orrido
Valle Imagna (Bergamo)
 

La Val Taleggio è una valle della Lombardia. È una diramazione occidentale della Val Brembana che inizia nel comune di San Giovanni Bianco. La valle è percorsa dal torrente Enna che nel corso dei secoli, tra Taleggio e San Giovanni Bianco, ha formato una spettacolare forra della lunghezza di circa 3 chilometri, chiamata l’Orrido della Val Taleggio.  

Qualcuno un giorno ebbe a definire la Val Taleggio come la “piccola Svizzera Bergamasca”. Forse perché questo angolo della montagna Bergamasca è particolarmente verde, dolce ed accogliente.

Si può giungere in questa verdissima conca della Val Taleggio, posta a circa 1000 metri di quota sul livello del mare, da tre diverse vie, in ogni caso il turista avrà un impatto tutto particolare con questa realtà geografica. Se si raggiunge Val Taleggio da Brembilla, dopo aver superato il ridentissimo borgo alpino di Gerosa si giunge alla Forcella di Bura e di colpo il panorama gli appare vastissimo: aspre giogaie rocciose a destra, cupi macchioni boscosi giù nel fondovalle, poi pascoli immensi in cui sono inserite le “cinque sorelle” (la solatia Peghera, Vedeseta, Olda a cavallo del colle, Sottochiesa con la sua torre pendente, Pizzino arcigno, difeso dal castello), su cui pascolano le vacche che offrono generosamente il loro latte da cui si ricava il delicato “taleggio”, oppure le più rustiche ed ormai introvabili “salve”. Giungendo da San Giovanni Bianco, superata la Roncaglia ci si inoltra nell’orrido, percorrendo circa tre km di una stretta via ricavata nelle viscere della montagna che strapiomba con le umide buie pareti nello spumeggiante torrente che corre impetuoso tra un sasso e un macigno giù nel fondovalle. Infine, si può raggiungere la Val Taleggio dalla Val Sassina passando per la Culmine di San Pietro. Ci si imbatterà a Avolasio in una stupenda ed antica frazione di Vedeseta.

Nella Val Taleggio si può trovare il Taleggio, il prodotto più tipico di questa Valle, ma si può trovare anche tanto verde, quiete, tranquillità, aria buona, alberghi ospitali, insomma tutti gli ingredienti necessari per una gratificante vacanza. Non si elencano poi le possibilità di ossigenanti passeggiate. E infine l’arte. Non manca di certo in Val Taleggio ed il cultore delle cose belle del passato si trova certamente nell’imbarazzo della scelta. Basti pensare alle caratteristiche costruzioni col tetto dai ripidi spioventi ricoperti di “piode”, oppure a quel gioiello urbanistico ormai abbandonato che ha nome Faggio, la sua chiesa ricca di affreschi di antichissima data, alle tele conservate nelle chiese parrocchiali di tutta la Val Taleggio. Ci si può dedicare alla pesca delle trote che guizzano nelle purissime acque dei torrenti. 

I versanti della valle presentano caratteristiche molto differenti: le pendici esposte a meridione hanno una morfologia dolce disegnata dai coltivi e dalle numerose contrade rurali; sulla sponda opposta, con l’eccezione della conca di Peghera, dominano versanti ripidi e scoscesi che ospitano vasti ed ininterrotti boschi di latifoglie. Le originarie architetture civili della Val Taleggio sottolineano la singolare identità di questa vallata e costituiscono, insieme a quelle della limitrofa Valle Imagna, una tipologia assolutamente unica, che non trova riscontro sul resto del territorio alpino. Gli edifici sono sempre in pietra calcarea locale, molto regolari, a pianta rettangolare, singoli o aggregati, con volumi estremamente semplici e lineari, sottolineati dai precisi spigoli, realizzati con pietre d’angolo accuratamente lavorate e dagli spettacolari tetti spioventi di lastre calcaree. Queste coperture sono senz’altro il particolare architettonico che rende caratteristiche ed uniche le costruzioni della valle.  

La Valle Taleggio merita di essere percorsa e visitata nella sua interezza e pertanto non si può prescindere dall’uso dell’automobile. Le sensazioni più penetranti però restano quelle che si assaporano percorrendo a piedi le antiche mulattiere, cogliendo tutti i particolari di un ambiente che mantiene ancora una dimensione genuina e semplice. L’itinerario proposto segue una antica ed agevole strada di collegamento tra le frazioni di Sottochiesa, Pizzino e Fraggio, ricca di spunti storici, culturali e architettonici. E’ un percorso facile ed accessibile a tutti, che supera un modesto dislivello e che tocca località sempre servite o limitrofe alla strada carrozzabile. 

Punto di partenza è il piazzale presso la sede della Pro-Loco a Sottochiesa. Prima di imboccare la mulattiera può essere interessante soffermarsi su alcuni aspetti significativi presenti nel borgo, tra cui citiamo brevemente la Colonna Fidelitas Talegii, con la quale nel 1609 la comunità della Valle rinnovò la fedeltà alla Repubblica di Venezia, la bella torre-campanile romanica e la chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista, che ospita una importante pala dipinta dal Vicentino nel 1581 raffigurante la Beata Vergine attorniata dai Santi. Da Sottochiesa, seguendo una ripida mulattiera, si raggiunge la Rocca di Pizzino (circa 20 minuti) dove sorgeva la famosa ed imprendibile fortificazione denominata “Castri Picini”, che nel 1400 fu teatro di un memorabile assedio delle truppe milanesi e dei Ghibellini di Vedeseta.  

I Guelfi della Val Taleggio resistettero ai numerosi assalti e impedirono ai milanesi l’accesso al Passo di Baciamorti e quindi all’alta Valle Brembana. Con questa impresa la Val Taleggio si meritò la benemerenza da parte dei Dogi di Venezia e il riconoscimento dei propri statuti. Della Rocca non resta traccia, però si possono ammirare le belle costruzioni presenti al suo posto e forse erette sulle fondamenta del castello. 

La Corna di Pizzino costituisce inoltre uno spettacolare balcone panoramico affacciato su tutta la Val Taleggio. Dall’apside della chiesa di San Ambrogio, probabilmente la più antica della valle, si oltrepassano le Case Caraver e dopo una fonte si piega a sinistra, uscendo dal paese per scendere verso la Valle Salzana. 

Poco dopo un ponticello si incontra un bivio: prendendo a sinistra si arriva in breve al Santuario di Salzana; proseguendo in piano verso destra si attraversano prati, cascine e boschi di faggio fino alla fonte dedicata al Cardinale San Carlo Borromeo, che passò di qui durante il suo peregrinare per la valle nel periodo della Controriforma. Dalla fontana si salgono alcuni tornanti fino ai prati della frazione di Fraggio, dove si incontra la bella chiesa quattrocentesca di San Lorenzo (circa 30 minuti da Pizzino). Questa è rimasta l’unica struttura che ci testimonia come doveva essere l’architettura degli oratori tra il 1300 e il 1500. All’interno si può ammirare una pregevole crocefissione cinquecentesca di autore sconosciuto. L’originale campaniletto a vela, ripreso anche nell’oratorio di San Antonio presso la contrada Grasso, costituisce un esempio piuttosto raro nella bergamasca. 

Purtroppo della bella frazione resta assai poco: quello che doveva essere uno dei più antichi e caratteristici nuclei della Valle è quasi completamente ridotto ad un cumulo di macerie e i caratteri architettonici e stilistici delle abitazioni possono essere solo immaginati osservando le belle pietre lavorate che ancora non sono state sottratte. 

Tornando dalla medesima mulattiera si percorre la valle in discesa e, superato il bivio per Pizzino, si arriva in breve al Santuario di Salzana dedicato a S. Maria Assunta. Il Santuario venne edificato nel 1466 a ricordo di un terrificante smottamento che, il 27 novembre del 1359, dopo numerosi giorni di forti precipitazioni, inghiottì letteralmente le abitazioni della frazione Salzana, provocando la scomparsa di decine di famiglie. La decisione di costruire il santuario fu presa rapidamente quando, nel 1466, una seconda calamità distrusse quel poco che i superstiti erano riusciti a ricostruire. Il Santuario venne dedicato alla Madonna perché pare che l’unica a salvarsi da tanto cataclisma fu una piccola edicola contenente una statua lignea policroma raffigurante una Madonna con Bambino. All’interno del Santuario, vi è anche una preziosa pala del 1534 dedicata a S. Maria Assunta, ispirata dalla più famosa opera eseguita da Lorenzo Lotto. Dal Santuario si può prendere un sentiero che risale a Pizzino, oppure scendere per la bellissima e comoda mulattiera che torna a Sottochiesa (circa 20 minuti, segnavia CAI 155).

L'Orrido della Val Taleggio, chiamato anche Orrido dei Serrati o anche Orrido di San Giovanni Bianco, è una gola lunga circa 3 km scavata dal torrente Enna nel suo tratto finale, ed è situato nella bassa Val Taleggio, tra i monti Cancervo e Sornadello. Ha inizio in frazione Roncaglia Entro di San Giovanni Bianco, e termine a Sottochiesa, sede comunale di Taleggio, in Val Taleggio.

Nonostante il susseguirsi di curve che seguono il corso dell'Enna e di ponticelli che lo scavalcano, l'orrido è percorribile pressoché con ogni veicolo grazie alla strada tracciata tra il 1902 e il 1910 prima dalla Società Gas ed Elettricità di Lecco e poi dalla Società Orobia (che poi divenne Enel). Il percorso ora è divenuto strada provinciale 25, che da San Giovanni Bianco porta fino al confine con la provincia di Lecco. Tuttavia, la relativa giovinezza geologica delle pareti, in dolomia, rendono il tratto sensibile a fenomeni franosi. Interventi in questo senso stanno avendo luogo: il 27 maggio 2005 è stata inaugurata la prima di una serie di gallerie in progetto, necessarie a rendere più sicuro l'attraversamento dell'orrido.

Di forte suggestività è l'attraversamento dell'orrido a piedi: numerose sono le cascate di varia entità che, in inverno diventano pareti di ghiaccio ambite dagli amanti di questa scalata, e il particolare microclima della zona, dove assai poco spesso arrivano i raggi del sole, rendono l'orrido particolarmente interessante sotto l'aspetto naturalistico.

Lungo la strada è possibile vedere alcune piccole centrali elettriche. Da qui parte la linea elettrica di emergenza che alimenta in casi particolari sia la Val Brembana che la Valsassina.

  Aprile 2019