Berbenno
Valle Imagna (Bergamo)

Berbèn in Lombardia è un comune di modeste dimensioni della Valle Imagna. in provincia dì Bergamo. 

Con un ricco patrimonio artistico e culturale è la natura il suo punto di forza. Il ritrovamento di resti umani sepolti con annesso corredo funebre ha permesso di dimostrare che la zona era abitata fin dall'era Eneolitica. Di conseguenza è facile immaginare che da allora Berbenno non sia mai più stata spopolata. Etruschi e Galli Cenomani avevano posto qui le proprie abitazioni prima dell'invasione Romana.

Proprio la moltitudine di popolazioni e culture che qui hanno vissuto permette di fare diverse supposizioni circa il toponimo.  Berbenno infatti può essere legato a diverse etimologie: enno è suffisso tipicamente etrusco ma Bero ricorda anche il latino Verbascum, ovvero il Tasso Barbasse presente nel territorio. Tuttavia l'ipotesi più veritiera è quella che vuole il nome legato al celtico Bere che vuoi dire semplicemente "montagna". 

Si presume che il territorio fosse abitato anche in epoca etrusca e dai Galli Cenomani, poco prima dell'arrivo dei Romani.

È comunque in epoca medievale che il paese comincia ad assumere una fisionomia ben precisa, tanto da essere citato in documenti ufficiali per la prima volta nell'anno 1187, quando viene sancita la gestione delle rendite di questi territori a favore della diocesi di Bergamo.

L'epoca medievale vide imperversare nella zona scontri cruenti, molto più che nelle altre zone della provincia bergamasca, tra guelfi e ghibellini. Questo per il fatto che la valle Imagna, prevalentemente guelfa, era in netta contrapposizione con l'attigua valle Brembilla, schierata con i ghibellini. Resta negli annali della storia la battaglia che le due fazioni ingaggiarono in località Ca' Pasano, fra i dirupi del torrente proprio dove ora sorgono costruzioni abusive sopra corsi d'acqua demaniali.

In tutta la zona sorsero numerose fortificazioni, e Berbenno non fu da meno, anche se queste costruzioni non sono arrivate fino ai giorni nostri. Comunque all'interno stesso del paese erano presenti esponenti delle due differenti fazioni, tra le quali si distinse il ghibellino Jacopo Gritti de' Locatelli.

I primi scontri videro prevalere i guelfi, tanto che i ghibellini chiesero aiuto ai Visconti, signori di Milano. Questi riuscirono a sconfiggere gli avversari e ad estendere il proprio dominio sulle valli della zona. Il modo con cui infierirono sugli avversari portò i guelfi a cercare più volte la vendetta con ulteriori uccisioni.

Dopo continui ribaltamenti di fronte il dominio dei Visconti e dei ghibellini fu definitivo, anche se il rancore guelfo dava spesso seguito a rivolte popolari, avvenute nella zona nel 1363, nel 1376 e nel 1407, e soffocate con le armi.

La situazione si rovesciò quando la zona passò sotto il controllo della repubblica di Venezia che, in contrapposizione con i Visconti, sosteneva lo schieramento guelfo. Seguirono distruzioni nei confronti dei possedimenti ghibellini, mentre i paesi guelfi ebbero un trattamento di favore

I secoli successivi videro pochi fatti di rilievo coinvolgere la piccola comunità che, forte del proprio isolamento, seguì le vicende del resto della provincia senza parteciparvi in modo diretto.

Oggi nel comune sono visitabili due chiese molte belle. Una è la Chiesa di San Pietro, su di una dolce collina del Monte Poren. Attraverso una lunga mulattiera si può raggiungere la chiesetta arrivando ad un'altitudine di quasi 1000 m s.l.m. da cui godere di un panorama unico. La chiesetta di San Pira, come viene affettuosamente chiamata dai locali, è stupenda nella sua semplicità. Si tratta della più antica chiesa dell'intera Valle e dell'architettura medievale conserva tutte le caratteristiche. Da lontano il suo profilo può infatti confondere e far pensare ad un comune casolare, è solo grazie alla presenza dell'umile crocifisso posto sul tetto che ci rendiamo conto di trovarci in presenza di un luogo di culto.

Il campanile si trova infatti staccato dal corpo centrale ma mantiene l'aspetto modesto della chiesa ed è reso speciale dalla posizione isolata accanto aita boscaglia che ne esalta la semplice bellezza. 

Costruita in stile romanico nel XIV secolo, venne successivamente utilizzata per dare degna sepoltura ai morti della peste secentesca. Una dolce tradizione è legata a questo posto, i berbennesi infatti ogni Lunedì di Pasqua fanno rotolare giù dalla collina tante nova pasquali allegramente colorate.

La chiesa parrocchiale è invece dedicata a Sant'Antonio Abate e si trova nel centro dei paese. 

Costruita nel corso del 600 su di un preesistente edificio ha la facciata in stile barocco. Al suo interno è impreziosita dagli affreschi di Vincenzo Angelo Orelli e da quadri di Pietro Ronzelli, Mauro Picenardi e Gioachino Manzoni ma il centro focale di tutta la decorazione è il prezioso crocifisso cinquecentesco in legno. 

Le funzioni religiose sono inoltre allietate dal suono dell'antico organo Serassi, realizzato sul finire del XVIII secolo. 

Un antico ponte a schiena d'asino costruito nel periodo degli scontri guelfi-ghibellini collega il comune al vicino comune di Bedulita.

Interessante è anche la vecchia pretura situata a Ca' Bafeno, macabramente affascinante: al suo interno si trova ancora la sala virgatoria dove in epoche meno tolleranti veniva praticata la fustigazione corporale.

Nel complesso spostandosi fra le frazioni del comune ci si accorge che i centri più antichi conservano per lo più l'aspetto originario. Non mancano quindi numerose case in pietra a vista e a Ceresoia è sopravvissuta una elegante Torre, le cui merlature a coda di rondine ci denunciano la sua appartenenza alla fazione ghibellina, oggi sapientemente incorporata alle abitazioni.

Il vero elemento attrattivo dei comune è però da ricercare non nella stona e nemmeno nell'architettura ma semplicemente nella natura stessa del suo territorio. Qui si trova infatti il Monumento Naturale della Valle Brunone, un parco naturale voluto per la salvaguardia di un importante sito di ritrovamento fossili.