Secondo
altre fonti, acquistò la proprietà dai Vallaise tale
André-Joseph Millet, ma il figlio avvocato
Grat-Joseph Millet, nel 1731, la vendette alla
prevostura del Gran San Bernardo. Nel 1754 la Bolla
di scissione di Benedetto XIV assegnò i
possedimenti valdostani all'Ordine dei Santi Maurizio
e Lazzaro, espropriando quindi di fatto questi terreni
alla prevostura del Gran San Bernardo. Nel 1745 lo
stesso Grat-Joseph Millet rivendette il ricavato
agricolo (la plus- value) degli stessi terreni
al canonico Pierre-François Bizel, vendita separata
rispetto alla proprietà non infrequente all'epoca.
Ciò
su cui concordano le fonti è che il 9 luglio 1746 i
Barillier acquistarono una fattoria nei pressi dei
terreni di Montfleury dai Perrone di San Martino per
procura dello stesso Bizel: secondo Sandra Barbieri
forse era questa la proprietà relativa al castello di
Montfleury, mentre Chiara Devoto esclude che possa già
trattarsi dell'acquisto da parte dei Barillier di
Montfleury e del castello. Per Bruno Orlandoni questa
data rappresenta in ogni caso un termine post quem,
se non proprio una certificazione attendibile in
mancanza di una documentazione completa.
Alcune
fonti, come Lin Colliard e Bruno Orlandoni, indicano
la costruzione della villa proprio a seguito di
quest'atto di acquisto da parte dei Barillier,
datandola alla fine del XVIII secolo. I Barillier,
nella seconda metà del Settecento, avevano fatto
costruire anche l'unico esempio di edilizia
residenziale rococò presente ad Aosta, la Maison
Barillier in via Croce di Città. La datazione della
costruzione della Maison Barillier è incerta, ma far
chiarezza su questa permetterebbe di chiarire anche la
datazione del villino di Montfleury.
Seguendo
la propria ipotesi, che scarta la data del 1746 come
acquisto della particella di terreno su cui sorgerà
il castello, Chiara Devoti presume che i Barillier
negli anni successivi pervennero comunque all'acquisto
della fattoria poi trasformata in villino in regione
Montfleury: infatti il Catasto sardo di Aosta del 1768
attesta già la presenza di un château
(castello) a Montfleury e in regione Champferré di un
mas (agglomerato di abitazioni rurali), forse
coincidente con la fattoria citata nel documento del
1746, e attribuisce a Claude-Michel Barillier il
possesso di particelle a Montfleury, una parte delle
quali per Devoto sarebbe stata acquistata
(probabilmente dalle Visitandine, seppure
manchino gli atti) tra il 1746 e il 1768.
Quel
che è certo è che l'edificio fu costruito nella
seconda metà del Settecento. Gli studiosi di
architettura valdostana sono inoltre abbastanza
concordi sul fatto che la delizia possa essere sorta
sopra un edificio preesistente, per alcuni sarebbe
ipotizzabile l'influenza della struttura pregressa
sulle particolari scelte architettoniche della villa,
per altri l'evidenza sarebbero i tempi tempi troppo
stretti per un'edificazione ex-novo.
Secondo
le ipotesi più recenti e accreditate, come abbiamo
accennato, l'edificio fu in prima istanza una parte di
una fattoria di proprietà del Convento delle Suore
dell'Ordine della Visitazione di Santa Maria, dette Visitandine,
già proprietarie per il Catasto sardo di Aosta del
1768 di altra proprietà in zona adiacente a quella
dei Barillier, probabilmente la cappella della
fattoria stessa. Le Visitandine cedettero
quindi il castello ai notabili Barillier: passò in
mano al suocero di Emmanuel Bich, il commerciante
valdostano Claude-Michel Barillier (forse nel 1760, o
comunque tra il 1746 e il 1768), il quale volle
ingentilire la struttura per trasformarla in residenza
estiva per le sue gite fuori porta, apprezzando la
posizione panoramica lungo la via per la Francia e lo
spazio per un grande salone da ballo.
La
villa suburbana divenne celebre in quanto fu lo
scenario di fine Settecento per gli incontri galanti
tra Xavier de Maistre e Marie-Delphine Petey, vedova
di Jean-Joseph Barillier e proprietaria della
villa-delizia, celata dallo scrittore nel romanzo Voyage
autour de ma chambre (Viaggio intorno alla mia
camera, del 1794) e in altri componimenti sotto lo
pseudonimo di "Elisa".
Il
castello di Montfleury fu acquistato dal barone
Emmanuel Bich (1800-1866) all'inizio del XIX secolo,
secondo André Zanotto nel 1833. Tra gli anni settanta
e ottanta dell'Ottocento (nel 1877, nel 1880 o nel
1887 a seconda delle fonti) entrò a far parte delle
proprietà dei notabili valdostani Perrod.
Per
un certo periodo, in data imprecisata e secondo la
tradizione, come riporta Lin Colliard, il castello di
Montfleury ospitò anche la loggia massonica aostana.
Nel
1913 il castello era in mano a Henry Perrod. I Perrod
conservarono il castello di Montfleury fino al 1950.
Da allora i proprietari sono i Canonici Regolari della
Congregazione Ospedaliera del Gran San Bernardo che
l'hanno acquistato per dar vita alla scuola di
agricoltura.
I
Canonici operarono nel giro di pochi anni un restauro
dell'edificio e demolirono alcuni agglomerati
abitativi che si addossavano allo stesso, costruendo
strutture più funzionali poco lontano, ancora oggi in
uso.
Nel
1982 l'École pratique d'agriculture confluisce
nell'Institut Agricole Régional: ad esso sono state
affidate varie strutture, come la villa e la cascina
di Montfleury, e i terreni agricoli adiacenti al
castello. Oltre che per la scuola regionale
d'agricoltura, il castello di Montfleury è noto anche
perché a lungo sede dell'Enoteca Regionale.
Il
7 settembre 1986, nella spianata di Montfleury
vegliata dal castello, fu celebrata la messa da
Giovanni Paolo II in occasione della visita pastorale
per la festa di San Grato.
Nel
2003 il castello di Montfleury è stato riaperto dopo
un importante restauro iniziato nel 2000 e dal 2004 è
sede del Corecom della Valle d’Aosta.

ARCHITETTURA
- Il castello di Monfleury ha una pianta
ottagonale e un corpo massiccio ingentilito da arcate,
in altezza oltre al pianterreno presenta due piani a
cui si aggiunge una torretta centrale, anch'essa
ottagonale, che rialza la struttura di un ulteriore
terzo piano fittizio, di fatto una sorta di
"lanterna a comporre la doppia altezza del salone
centrale". L'aspetto anomalo della villa-delizia,
abbiamo visto, ha dato origine a due ipotesi
prevalenti.
La
prima ipotesi è che la scelta architettonica sia
stata dettata dall'estro del Barillier il quale ambiva
ad avere villino, ma restano alcune perplessità. Non
conosciamo il nome dell'architetto ingaggiato da
Claude Barillier per creare questa delizia da
villeggiatura. Anche la sua appartenenza alle
strutture dette delizie ha dell'eccezionale, essendo
esse abbastanza rare o almeno sporadiche e spesso
circoscritte in una cultura, in un'epoca e in uno
spazio (le delizie estensi) che non ha riscontri in
Valle d'Aosta, se non nella villa Bal di Arensod, a
Sarre, a pianta ottagonale, a sua volta probabilmente
debitrice dello stile architettonico di Montfleury; a
detta dell'Orlandoni, il castello di Montfleury ha
pochi paralleli nella storia dell'architettura
residenziale e potrebbe trovarne piuttosto con la «tipologia
formale diffusa per tutto il Settecento tra i chiostri
e le architetture da giardino».
La
seconda ipotesi vuole che esso derivi dai contraintes
dovuti a una particolare struttura già esistente in
loco, che avrebbe spinto l'architetto ad alcune scelte
adattative necessarie a conservare la struttura
preesistente. Nell'ultimo decennio si tende a
preferire questa seconda ipotesi, e a identificare
tale edificio con l'edificio di culto della fattoria
delle Visitandine.
Monseigneur
Duc conferma che nel 1913 l'importante rimaneggiamento
del Barillier era l'ultimo fatto all'edificio.
A
differenza dell'ipotesi di costruzione ex-novo da
parte del Barillier come delizia, abbiamo esempi coevi
e valdostani di edifici di culto a pianta ottagonale:
primo fra tutti la cappella del Priorato di
Saint-Pierre, ricostruita tra il 1599 e il 1701 e «terminante
con una cuspide di lose». Inoltre, si spiegherebbe la
presenza di un campaniletto sopra al tetto,
testimoniato da numerose opere pittoriche e stridente
con gli scopi mondani del Barillier. Come nel caso del
Priorato di Saint-Pierre, una meridiana compare
dipinta su una facciata fin dai dipinti più antichi,
probabilmente elemento già presente ai tempi della
fattoria del Convento per continuità stilistica.
Affini a quelli della cappella del Priorato di
Saint-Pierre sono anche gli spigoli dell'ottagono
enfatizzati con finti conci di pietra: durante il
restauro l'intonaco originario ha rivelato che anche
nel castello di Montfleury all'origine erano presenti
pietre d'angolo incise e sono state trovate tracce di
uno strato di intonaco color rosso vivo agli angoli a
creare un contrasto cromatico con il giallo delle
facciate, seppure l'intonaco originario delle Visitandine
si presuppone fosse di toni più pacati.
L'edificio
sembra quindi sia stato sottoposto a due importanti
fasi costruttive: le grandi trasformazioni
dell'edificio fatte nel XVIII secolo per volere del
Barillier sarebbero state precedute da una costruzione
già in partenza a pianta ottagonale. Queste due
diverse fasi costruttive sono avvalorate dalle
indagini sulle murature compiute durante il restauro
degli anni duemila: le porzioni architettoniche
inferiori della struttura compongono già sezioni a
ottagono, ma sono realizzate con materiali scadenti:
materiali litei di varia pezzatura, ciottoli di fiume,
pietre appena sgrossate; viceversa, il secondo piano
aggiunto dal Barillier e la torretta sono realizzate
in mattoni e con una cura maggiore.
Sulle
facciate ad ovest e ad est sono presenti due balconi a
ringhiera, in particolare quello di ponente, dalle
forme rocaille, reca le iniziali di
Claude-Michel Barillier "CMB" come si
ritrovano anche nella Maison Barillier, mentre quello
di levante avrebbe un aspetto più tardo
settecentesco. All'epoca Barillier, secondo Devoti,
risalirebbe anche un'ipotetica balconata continua al
secondo piano, sotto al campaniletto, in sostituzione
dei due balconi veri e propri precedenti: restano
tracce di mensole lapidee oggi non più presenti e di
porte-finestre (ora tamponate) che davano sul ballatoio.
All'esterno,
la doppia scala di accesso all'edificio, secondo
l'analisi stilistica degli elementi decorativi fatta
da Devoti, risalirebbe al XX secolo e quindi all'epoca
dei Perrod, in particolare risalirebbe agli anni tra
il 1953 e il 1957, prima del restauro, per volere del
canonico Loye: come si nota in alcuni dipinti in
precedenza era presente uno scalone dritto.

GLI
INTERNI - Seppure non si conoscano i nomi degli
artisti che decorarono il castello di Montfleury o la
Maison Barillier, si sa che in quegli anni lavorava ad
Aosta il maître entrepreneur en sculpture
Alberto Bertolli, già autore dei rilievi in stile
neoclassico nel Vescovado di Aosta; soprattutto, il
Bertolli venne chiamato dal Barillier per compiere una
perizia architettonica-strutturale anche sul castello
di Montfleury tra il 1793 e il 1794 per l'inventario
del patrimonio di famiglia, per cui potrebbe aver
avuto a che fare con gli elementi decorativi in prima
persona, ma non esistono prove ad avallare questa
tesi.
La
cappella centrale delle Visitandine coinciderebbe con
quello che divenne il salone centrale della palazzina,
ma la torretta sarebbe successiva. Per raggiungere
tale luogo si passava per uno scalone in pietra
interno, probabilmente posizionato come lo scalone
attuale.
Al
primo livello, sia all'epoca della cappella che
durante l'epoca Barillier, era una sorta di chiostro
porticato le cui arcate esterne erano sorrette da
colonne di ispirazione tuscanica, mentre l'anello più
interno era a sua volta colonnato e aperto verso
l'ottagono interno. L'ampio chiostro porticato, non
riscaldabile, fa pensare a un uso prevalentemente
estivo della cappella. Oggi è stato tutto tamponato
sia verso l'interno che verso l'esterno.

